Le civiltà perdute, il pensiero di Einstein e l’energia di sopravvivenza.

Le civiltà perdute, il pensiero di Einstein e l’energia di sopravvivenza

(Nona lettera aperta alle Corti di Giustizia internazionali, prima al segretario generale delle Nazioni Unite)

RIASSUNTO

Questo articolo è stato scritto mentre leggevo il libro di Graham Hancock “Le impronte degli Dei” della Corbaccio Editore s.r.l.  e il libro “Pensieri, idee, opinioni di Einstein” della Newton Compton Editori, prendendo qualche appunto e facendo qualche ricerca su internet, ma soprattutto, chiedendomi se con le tecnologie sviluppate e quelle che potremmo sviluppare in breve tempo, avremmo potuto salvare qualche vita umana contro le grandi calamità geologiche, astrologiche, ambientali e climatiche vissute dai nostri antenati, quelle dei nostri tempi e future, alle quali si  potrebbero aggiungere disastri nucleari prodotti dall’uomo.  Essendo abituato a ragionamenti solitari, sono arrivato alla conclusione, che la società attuale avrebbe avuto le stesse probabilità di salvezza di quelle scomparse nei millenni precedenti. Anzi, le invenzioni effettuate e realizzate nell’era moderna hanno peggiorato la situazione.  Infatti, la lettura di questi due libri mi ha convinto ancora di più che le energie interattive, fisse e mobili, che da qualche anno, propongo inutilmente alle autorità mondiali dell’ambiente, sarebbero state le uniche che avrebbero potuto salvato la vita e la cultura di una buona parte delle generazioni passate. A maggior ragione sarebbero utili adesso che le emergenze geologiche astronomiche e climatiche, come scritto, nei due libri citati e confermato da tantissimi ricercatori e scienziati, non solo non sono finite, ma si sono incrementate con il contributo di cento cinquanta anni di sviluppo industriale cieco e sfrenato da parte dell’uomo. Cento cinquanta anni dal punto di vista geologico sono una piccolissima goccia, ma dal punto di vista ambientale e della difesa delle vite umane potevano consentire passi da giganti. Invece non ne hanno prodotto nemmeno uno nella giusta direzione, perché le energie interattive, che proteggerebbero l’ambiente, pubblicate su http://www.spawhe, sono nate troppo tardi e nessuno le realizza per difendere gli interessi economici esistenti. Mentre scrivo questo articolo (14/01/2018) è affondata dopo giorni alla deriva e in fiamme la petroliera iraniana Sanchi nei pressi di Shanghai.  Sono morti i trentadue membri d’equipaggio. Questo è stato solo l’ennesimo disastro ambientale e umano, causato dalle cento trentaseimila tonnellate di condensato ultraleggero trasportato. La cosa buffa è il fatto che, se la scienza e la tecnologia avessero approfondito i ragionamenti basilari sull’energia non servirebbero le petroliere, i combustibili, l’energia termica e quella nucleare. Non servirebbero nemmeno le attuali rinnovabili che sono ingombranti, discontinue e con bassi rendimenti. Nonostante tali rendimenti siano in continuo aumento, si fermeranno presto perché i vizi di origine non si possono superare. La natura ha creato l’acqua incomprimibile e l’aria comprimibile per consentire all’uomo di produrre tutta l’energia che gli serve istante per istante, nelle versioni fisse e mobili, con l’aiuto delle tecnologie meccaniche ed elettromagnetiche sviluppate fin dagli inizi del ventesimo secolo.  Tuttavia, non saremmo stati pronti a fare gli unici tentativi possibili per salvare noi e i nostri figli, nel caso in cui le profezie dei maya, si fossero verificate (Avevano previsto la distruzione del pianeta entro il 21/12/2016, per altri la data è stata male interpretata, avverrà nel 2116). Io non credo alle profezie, ma credo che fenomeni naturali come le glaciazioni e le inversione dei poli magnetici, che sono fenomeni ricorrenti distanti migliaia di anni, di cui non ci sono testimonianze storiche scritte chiaramente, non possono essere indolori per la sopravvivenza degli uomini. La scomparsa dell’atmosfera e dell’acqua dal pianeta Marte, che ne era ricco, è un segno evidente che dobbiamo pensare a produrre l’energia di sopravvivenza che oltretutto, costa molto meno delle energie attuali.  Questa energia ci consentirà di sollevarci dalla terra, come descritto in https://www.spawhe.eu/aerospatial-pressurized-hydroelectric-transport-system/ per individuare dove ricominciare a vivere sulla terra stessa, oppure tentare l’avventura dello spazio. L’importante è creare grandi astronavi che riprodurranno fedelmente l’habitat naturale della terra, in grado di produrre acqua e aria che servono sia per l’alimentazione e la respirazione umana ma anche per produrre tecnologia e l’energia dei motori elettrici con iniezione di aria compressa per muoversi nello spazio. L’uomo prima inizia ad abbandonare le attuali energie e gli attuali sistemi di trasporto, prima sarà pronto per la sopravvivenza sulla Terra o nello spazio, dove arriveranno piccole comunità di future generazioni, senza energia nucleare.

I MITI DELLE CIVILTÀ SCOMPARSE.

Il mito di Atlantide raccontato da Platone, stando all’autore, si riferisce anche a una fonte precisa, il legislatore e poeta Solone (615-535 a.C.), il quale, approdato in Egitto durante uno dei suoi viaggi, raccolse alcune informazioni sugli antichi fenomeni geologici. I sacerdoti gli raccontarono che nel 9570 a.C. esisteva una grande isola chiamata Atlantide situata oltre le colonne d’Ercole. Quest’isola era governata dai discendenti di Poseidone. Il nome derivava dal figlio più vecchio del dio del mare, Atlante, da cui prese il nome anche l’oceano Atlantico. Dal punto di vista scientifico esistono diversi fenomeni che possono giustificare la scomparsa di un intero territorio, come lo scorrimento della crosta terrestre, una grande eruzione vulcanica. Altri fenomeni possono portare alla emersione dal mare di un grande territorio, come avvenne nel caso del lago di Titicaca, sulle cui sponde è nata la cultura degli Inca. Questo lago è stato sollevato all’altezza di 3800 metri direttamente dal mare insieme alle Ande e, probabilmente anche alle opere civili realizzate dagli Inca. Ancora oggi sulle rive del lago si trovano conchiglie marine, mentre le opere INCA appartengono a una cultura molto più avanzata degli abitanti locali che le hanno ereditate senza comprenderne la provenienza. Infatti, i colonizzatori spagnoli, si trovarono di fronte a opere superiori alle loro conoscenze scientifiche, che non potevano appartenere nemmeno alle popolazioni locali. Io penso che non dobbiamo indagare tanto sul passato ma organizzarci affinché in futuro di tutto quello che succede sulla terra esistano dei testimoni che possano raccontare come siano andate esattamente le cose.

 Importanti ricercatori, come Robert Bauval e John Antony West, affermano che le piramide egizie e la sfinge si trovavano in verdi pianure e che sono molto più antiche dell’età che gli egittologi le attribuiscono.  Anche queste opere appartengono a una cultura superiore agli uomini che le ereditarono dopo gli avversi fenomeni climatici.  I fenomeni delle corrosioni delle rocce attestano che solo la presenza di acqua interna ed esterna a questi fantastici monumenti, potevano corroderle nel modo in cui sono state corrose, mentre nei tempi moderni è stato necessario scavare per estrarle dalla sabbia desertica. La tecnologia utilizzata per realizzare la sfinge, i templi e le piramidi, sotto molti aspetti, sono superiori alle tecnologie attuali. Infatti, la sfinge è stata scolpita dalla roccia viva, mentre i blocchi di rocce del peso di oltre duecento tonnellate, perfettamente tagliati e squadrati, estratti dallo stesso scavo, sono stati utilizzati per formare i muri del “tempio della valle”, realizzato a sessanta metri dalla stessa. Molti ancora si chiedono come abbiano fatto gli uomini antichi a scolpire, tagliare e spostare grandi masse di rocce. Personalmente, non ho nessuna idea di come abbiano fatto. Posso soltanto dire di sapere come si potrebbe fare utilizzando l’energia mobile prodotta con acqua e aria che non costano niente. Solo con questa energia accoppiata a turbo ventilatori elettrici intubati in serie è possibile creare il vuoto nella direzione di sollevamento e la spinta di reazione dal lato opposto. Non è possibile farlo con combustibili a pagamento e nemmeno con l’energia nucleare.  Ma l’energia di cui parlo, certamente era sconosciuta sia agli Inca che agli egizi, altrimenti la loro cultura sarebbe sopravvissuta e non staremmo stati costretti a interpretare il papiro di Torino e pochi altri enigmatici segnali indiretti della cultura che ci ha preceduto. Le tecniche di costruzione dei costruttori delle piramidi e degli INCA sono molto simili tra loro e collegate a riferimenti astronomici, sconosciuti a Copernico, Galileo Galilei, che solo oggi trovano riscontri scientifici grazie a potenti telescopi e all’astronomia moderna.  Ovviamente, le tracce di queste tecniche sono state azzerate da millenni di alluvioni, glaciazioni e desertificazioni che hanno trasformato l’intero pianeta.

Quello che è trapelato da questi lunghissimi periodi fu raccontato con leggende, ma le recenti conoscenze astronomiche hanno dimostrato che non erano soltanto leggende. Esistevano anche verità scientifiche. Nel libro di Graham Hancock si racconta che lo storico greco Diodoro Siculo, nel primo secolo a.C. visitò l’Egitto. I sacerdoti dell’epoca gli raccontarono che l’Egitto era stato governato per diciottomila anni dagli Dei e per cinquemila anni da faraoni mortali. La stessa storia fu raccontata molto tempo prima anche a Erodoto, vissuto nel quinto secolo a.C. Secondo il matematico francese Schwaller de Lubicz, ciò che Diodoro ed Erodoto ci trasmettono è un inconsapevole riferimento a un ciclo di precessione degli equinozi, che dura 25.920 anni (12 * 2160 anni) e si ripete dalla creazione del sistema solare. La disposizione planimetrica e dimensioni delle piramidi confermano che gli antichi egizi conoscevano perfettamente il numero delle costellazioni e la durata degli equinozi. Anche se entrano in gioco svariati meccanismi di natura astronomica e geologica, il ciclo degli equinozi è fortemente correlato all’inizio e alla fine dei periodi glaciali. La conoscenza di questo fatto è stata stabilita dalla nostra scienza alla fine degli anni settanta del secolo scorso. Tuttavia, le prove contenute nei racconti mitologici degli egizi e degli INCA fanno pensare che forse lo stesso livello di conoscenza era stato raggiunto prima dell’ultimo periodo glaciale.

Ecco cosa scrive Einstein a proposito dello scorrimento della crosta terrestre: “In una regione polare si verifica una continua deposizione di ghiacci, che non risultano distribuiti simmetricamente intorno al polo. Su tali grandissime masse esercita la sua azione la rotazione terrestre che produce un momento centrifugo che si trasmette alla crosta rigida della terra. Tale momento centrifugo è in costante aumento, raggiungerà un tale valore da causare una traslazione della crosta terrestre rispetto alla restante massa della terra”.

Secondo  Charles Hapgood, l’antatico prima del 4.000 a,C.non era coperto di ghiacci in quanto si trovava a circa duemila  miglia più a nord, al di fuori del circolo polare. Questo fenomeno  è confermato  per entrambi i poli da immense quantità di reperti fossili di alberi trovati sotto i ghiacciai con le tecniche moderne di esplorazioni.

 I fattori che influenzano principalmente il clima sono principalmente:

1) l’angolo di inclinazione della terra rispetto all’asse di rotazione, che varia dal minimo di 22,1 al massimo di 24,5 gradi;

2) l’eccentricità dell’orbita intorno al sole;

3) la precessione assiale, la quale fa sì che i quatto punti cardinali dell’orbita terrestre (i due equinozi e i due solstizi) si spostino all’indietro molto lentamente lungo la traiettoria orbitale.

Secondo gli studiosi di tali fenomeni si può prevedere l’inizio delle fasi climatiche più critiche in                                              base soprattutto alle seguenti circostanze:

a) “eccentricità massima” che porta la terra milioni di chilometri lontana dal sole (afelio);

b) “obliquità minima” dell’asse terrestre, che porta i poli nord e sud molto più vicini all’asse verticale;

c) “precessione degli equinozi” la quale, alla fine, fa sì che l’inverno inizi in un emisfero o nell’altro quando la terra si trova in “perielio” (il punto più vicino al sole); questo significa che l’estate arriva in “afelio” e quindi sarà fredda e non in grado di sciogliere il ghiaccio invernale. Il sopraggiungere dell’inverno successivo aggrava la situazione conservando un perenne stato di glaciazione fino a quando l’orbita terrestre non si avvicina di nuovo al sole, ma i tempi sono molto lunghi e quello che è avvenuto nel passato è stato l’annientamento del genere umano e degli animali, fino al successivo disgelo che è iniziato con altri uomini e altre forme di vita, ripartendo dai miti e non dalla scienza acquisita, poiché sono restate solo piccolissime tracce di tale scienza.  I numeri riportati nel libro di Graham Hancock “Impronte degli Dei”, che riassumono il fenomeno della precessione degli equinozi sono impressionanti, si riassumano brevemente affinché il lettore possa confrontarli   con la brevità della vita umana:

12 sono le costellazioni dello zodiaco;

30 è il numero dei gradi assegnati a ciascuna costellazione zodiacale lungo il ciclo di rotazione completo del sole (360/12);

72 sono il numero degli anni che impiega il sole equinoziale per completare uno spostamento di un grado lungo l’eclittica;

360 sono i numeri di gradi contenuti nell’eclittica solare;

2160 sono il numero degli anni (72*30) necessari affinché il sole attraversi una sola delle dodici costellazioni che occupano un arco di 30 gradi dell’eclittica;

25.920 sono il numero degli anni (2160*12) di cui è composto il ciclo completo di precessione o “grande anno”

Questi numeri appaiono con una misteriosa persistenza negli antichi miti egizi e INCA, In particolare, il numero 72 riguardante lo spostamento di un grado del sole lungo l’eclittica è stato calcolato con precisione nel ventesimo secolo ed è risultato pari a 71,6.  Come facessero gli antichi uomini scomparsi, che non ci hanno trasmesso altri segnali scientifici e tecnologici a conoscere questo valore?

Secondo i migliori calcoli moderni, basati su osservazioni satellitari, la circonferenza della terra all’equatore è 40.077 chilometri. Con un’approssimazione trascurabile il perimetro della grande piramide d’Egitto è pari a 1: 43.200 della circonferenza equatoriale della terra, mentre l’altezza della grande piramide è 1: 43.200 del raggio polare della terra (6356,9 chilometri). Il rapporto tra il perimetro e l’altezza della grande piramide è circa 6,28 (2π), pari al rapporto tra la circonferenza equatoriale e il raggio polare terrestre. Quali possibilità ci sono che le proporzioni tra la lunghezza del perimetro e l’altezza della grande piramide siano casuali? Secondo Robert Bauval e John Antony West, praticamente nessuna. Quindi gli antichi egizi conoscevano anche il numero 3,14 che la scienza ha attribuito ad Archimede vissuto molti millenni dopo (287 – 212 a. C.).

Queste grandissime conoscenze non sono state sufficienti a salvare le vite degli egizi e degli Inca dai cambiamenti climatici avvenuti, perché, evidentemente, come ai tempi attuali, agli uomini, sono mancate invenzioni semplici e strategiche che consentono il rapido spostamento in massa degli uomini e degli animali.  Le pietre scolpite dagli egizi e dagli INCA, attestano le conoscenze astronomiche, che avrebbero potuto portare ad energie nucleari, termiche, e trasformazioni elettromagnetiche, che comunque, non sarebbero state in grado di consentire rapidamente uno spostamento in massa delle popolazioni verso luoghi più ospitali del pianeta. Tantomeno queste energie e tecnologie, da sole avrebbero consentito di organizzare una nuova vita nei sottosuoli montagnosi, al di sopra di eventuali grandi alluvioni e al di sotto di eventuali grandi gelate.  Le energie interattive tra l’acqua e l’aria non sono state individuate dalle generazioni precedenti e nemmeno da quelle attuali, nonostante non siano complicate, soprattutto perché gli uomini si sono fatti ingannare dall’energia del calore, dell’elettromagnetismo e dall’energia di posizione geodetica delle acque, trascurando quella interattiva, tra l’acqua, l’aria e le forze gravitazionali. Queste possono venire fuori soltanto  modificando le pompe attuali mono giranti alimentandole con la doppia alimentazione separata fino alla girante e  realizzando circuiti a senso unico che includono  le turbine, l’elettromagnetismo dei motori elettrici e degli alternatori e se si sfruttano correttamente i principi fisici legiferati da Pascal, Torricelli ed Henry, come decritto dal sottoscritto in https://www.spawhe.eu in molte versioni energetiche e depurative dell’ambiente, sviluppate con il solo ragionamento pratico e scientifico.

Oggi, tutti gli impianti idraulici e depurativi delle acque, che sono grandi assorbitori di energia possono essere trasformati in produttori di energia. Mentre tutti gli impianti meccanici che assorbono energia per i trasporti, la lavorazione della terra, le macchine utensili, il riscaldamento il condizionamento, possono essere a affiancati o montare a bordo impianti idroelettrici pressurizzati con l’aria compressa dimensionati su misura per l’assorbimento previsto, risparmiando anche i costi attuali per il trasporto dell’energia fossile ed elettrica.  Io penso che per molti millenni chi ha creato l’universo, si sia chiesto “Quando gli uomini comprenderanno le ragioni per le quali ha creato l’aria comprimibile e l’acqua incomprimibile”. Alla fine stanco di aspettare e vedendo che stiamo distruggendo il pianeta, senza che me ne accorgessi, mi ha portato per mano gradualmente a realizzare una serie di brevetti collegati tra loro che a piccoli passi, sono arrivati all’energia idroelettrica compressa che depura e protegge l’ambiente producendo energia, senza combustibili fossili, né uranio, né vento, né sole. Basta soltanto che la temperatura non scenda al di sotto della temperatura critica dell’aria (- 140,6 oC). Tuttavia, gli uomini continuano a non credere, avrebbero voluto che chi ha creato l’universo mi avesse mandato e anche i finanziamenti.  Non mi piace mischiare il sacro con il profano ma non so proprio che cosa dire ancora sulla cecità e l’ignoranza della classe dirigente mondiale, ma in questo caso, anche il silenzio della scienza, che vorrebbe risolvere tutto con le formule, sta facendo molti danni.

EINSTEIN HA RINNEGATO CHIARAMENTE L’USO DELL’ENERGIA NUCLEARE

Da Albert Einstein, non cito nulla delle famose teorie sulla relatività, ma alcune sue considerazioni, ancora attuali, estratte dal libro “Pensieri, idee, opinioni di Einstein”, dove egli afferma testualmente: “Tutte le religioni, le arti e le scienze sono rami di uno stesso albero. Aspirano tutte a nobilitare la vita dell’uomo, sollevandola dal livello della mera esistenza fisica per condurre l’individuo verso la libertà. Non è un caso che le nostre più antiche università si siano sviluppate dalle scuole clericali. Tanto le chiese che le università – finché assolvono la loro vera funzione – tendono alla nobilitazione dell’individuo.”

Per il sottoscritto, non è stato un caso che nei citati racconti mitologici, di Platone, Diodoro ed Erodoto, la fonte delle informazioni tramandate ai posteri provengano dai sacerdoti, che certamente non pensavano al profitto personale. Tuttavia, lo stesso Einstein dice: “la fondamentale unità delle istituzioni culturali ecclesiastiche e secolari andò perdendosi nel corso del XIX secolo, fino a tramutarsi in insensata ostilità. I conflitti politici ed economici e le loro complicazioni ci hanno portato a pericoli che nessuno poteva prevedere. Oggi dobbiamo ammettere con orrore che i pilastri dell’esistenza civilizzata dell’uomo hanno perso la loro saldezza. Nazioni che un tempo ricoprivano alte posizioni si prostrano davanti a tiranni che osano asserire impudentemente: “Giusto è quello che ci fa comodo!” Il resto del mondo si è andato lentamente adeguando a questi sintomi di decadimento morale. Ancora Einstein afferma: “Sono fermamente convinto che l’appassionata volontà di giustizia e di verità abbia dato al miglioramento delle condizioni di vita dell’uomo un contributo certamente superiore che non le astuzie di una politica calcolatrice, capace di generare nel lungo termine, sfiducia generale. Chi può dubitare che Mosè fu una guida dell’umanità migliore di Machiavelli?” Anche se gli ambiti della religione e della scienza sono perfettamente delimitati l’uno rispetto all’altro, nondimeno tra i due esistono forti dipendenze reciproche. La scienza può essere creata soltanto da chi sia totalmente vocato alla verità e alla comprensione. Questa fonte emotiva, tuttavia, scaturisce dalla sfera della religione. Ad essa appartiene anche la fede nella possibilità che le regole valide per il mondo dell’esistenza siano razionali, cioè comprensibili per la ragione. Non riesco a concepire uno scienziato genuino che difetti di tale fede profonda. Possiamo esprimere la situazione con un’immagine: “La scienza senza la religione è zoppa, la religione senza la scienza è cieca”.

Riallacciandomi a questi concetti morali espressi da Einstein, il sottoscritto si chiede come può la scienza pubblica mondiale tacere sul fondato sospetto che grazie a invenzioni, accessibili con la tecnologia attuale, con la combinazione di acqua e aria, possiamo aggirare le forze gravitazionali e le pressioni idrostatiche, creando di fatto il moto perpetuo che potrebbe consentire la produzione di energia in versioni fisse e mobili in quantità infinita senza combustibili e senza fonti nucleari?   Perché tacciono anche le religioni che per millenni hanno sopperito alle carenze della scienza prima dell’era industriale? https://www.spawhe.eu/also-churches-and-associations-should-learn-to-design/.   Aveva ragione Einstein: nel corso del XIX secolo si sono persi molti valori ma Einstein non ha visto il seguito che vede la nostra generazione.

Ancora Einstein racconta: Durante la guerra (mondiale) qualcuno cercò di convincere un grande scienziato olandese che nella storia umana la forza preceda il diritto. Lo scienziato rispose: “Non posso contestare l’esattezza della sua asserzione, ma so che non mi piacerebbe vivere in un mondo simile”. Einstein non ha citato il nome dello scienziato olandese, ma io penso che le sue riflessioni fatte dopo la guerra mondiale, e molto vicine alla fine della propria vita, riflettano anche le sue delusioni sull’uso della scienza non a fin di bene. Le sue scoperte, probabilmente, hanno aperto la mente agli scienziati che produssero la prima bomba atomica.  Su questo argomento Einstein afferma: “Io non mi considero il padre dell’energia atomica. La mia parte in questo campo è stata molto indiretta. Non ho previsto, infatti, che si potesse arrivare a produrre l’energia atomica nel corso della mia vita. Essa diventò un fatto pratico grazie alla scoperta accidentale della reazione a catena e questo non è un fatto che io avrei potuto prevedere. Essa fu scoperta da Otto Hahn a Berlino ed egli stesso non comprese subito esattamente ciò che aveva scoperto. Fu Lise Meitner colei che fornì la corretta interpretazione e fuggì dalla Germania per affidare l’informazione Nelle mani di Niels Bohr”.

Ecco cosa dice Einstein dell’energia atomica o della disintegrazione radioattiva: “L’atomo M è come un ricco avaro che, finché vive, non da via alcun denaro (energia). Ma nel suo testamento lascia la sua fortuna in eredità ai figli M’ e M”, a condizione che essi ne destinino una piccola quantità a fini sociali (meno di un millesimo dell’intero patrimonio di energia o di massa). I figli insieme ricevono un po’ meno di quanto avesse il padre, ma la parte destinata alla società, benché relativamente piccola è tuttavia così rilevante (considerata come energia cinetica) da costituire una grande minaccia. Sventare tale minaccia è diventato il più pressante problema del nostro tempo”.

LA NASCITA E L’EVOLUZIONE DELL’INVISIBILE ENERGIA DI SOPRAVVIVENZA.

Prendo in prestito ancora una volta una frase di Einstein: “solo un uomo libero può fare una scoperta”. Non so come abbia fatto il più famoso scienziato di tutti i tempi comprendere questa grande verità. Non credo che abbia dovuto conquistare questa libertà come il sottoscritto, attraverso trentasette anni di contributi lavorando nell’industria e nell’ambiente per poter depositare, da pensionato il suo primo deposito di brevetto sull’ambiente. Non essedo un accademico ma un ex lavoratore dipendente, non era il caso di esordire con una pubblicazione scientifica. Trentadue brevetti, di cui uno trasformato in europeo e cinque internazionali, non hanno cambiato il mondo poiché non sono stati realizzati, ma credo che le poche persone che li hanno compresi sappiano che, essendo collegati, rappresentano un modello di sviluppo alternativo che richiede una seconda rivoluzione industriale per correggere gli errori commessi dalla prima.

Le invenzioni ambientali e quelle energetiche, che interagiscono con l’ambiente, non sono come le altre invenzioni. Questo la classe dirigente mondiale pubblica e privata lo stanno comprendendo da pochissimo tempo, ma cercano di guadagnare tempo, girando intorno alle soluzioni radicali, proponendo palliativi come le auto elettriche, quelle alimentate con idrogeno che comportano altre spese per le reti di distribuzione.   Non intervengono sulle piaghe dei sistemi depurativi altrettanto inefficienti da sempre, le grandi opere idroelettriche che sono controproducenti per la protezione dell’ambiente, le centrali termiche e nucleari.  Mentre le energie rinnovabili sono ingombranti, poco pratiche e poco efficienti.

Per risolvere i problemi ambientali è necessaria una capillare efficienza industriale e una capillare organizzazione del lavoro ambientale. Ma oggi l’efficienza industriale si ferma all’interno delle fabbriche e l’organizzazione del lavoro ambientale non è mai nata, in quanto gli impianti sono disposti a caso sul territorio, non sono tra loro collegati razionalmente e non completano i cicli depurativi dell’acqua e dell’aria.

Non è sufficiente migliorare gli attuali impianti è necessario cambiarli radicalmente. Gli argomenti che ho trattato in questi undici anni di lavoro non retribuiti da nessuno, sintetizzati in depositi di brevetti che non valgono niente legalmente, sono i seguenti:  risparmio idrico domestico; la depurazione fognaria,   la pulizia dell’energia fossile con ciminiere che catturano i fumi e serre calcaree, le depurazioni urbane con stagni biologici sovrapposti; la depurazione fognaria con sedimentatori fognari e mini serre calcaree;  digestori lineari abbinati alla disidratazione in sacchi drenanti con trasporto pneumatico di polveri di calcio; depuratori  lacustri, portuali, costieri; la produzione alimentare marina per mezzo del welling artificiale; un sistema di galleggiamento inaffondabile per creare isole artificiali necessarie all’incremento della produzione alimentare;  le dissalazioni sostenibili con circolazione di sfere di scambio ionico;  l’energia idroelettrica sommersa alla pressione atmosferica; le pompe e le turbine con la doppia alimentazione separata fino alla girante;  l’energia idroelettrica con il riciclo e il sollevamento  a gradini dell’acqua alla pressione atmosferica;  l’energia idroelettrica pressurizzata domestica con il riscaldamento e condizionamento autonomo; l’energia idroelettrica pressurizzata con la distribuzione idrica; l’energia idroelettrica pressurizzata sommersa per il sollevamento dell’acqua e la depurazione nei bacini idrici;   l’energia idroelettrica pressurizzata nei pozzi per il sollevamento e le depurazione delle acque di falda;  l’energia idroelettrica pressurizzata mobile montata sui mezzi di trasporto terrestri, l’energia idroelettrica pressurizzata mobile montata sui mezzi di trasporti  aerei  e spaziali.

Il lungo elenco di parole citato è tuttora sconosciuto agli addetti ai lavori dell’ambiente e dell’energia mondiali, perché fin dall’inizio del mio lavoro avevo deciso di non farmi condizionare da quello che esiste attualmente ma di ripartire da zero seguendo l’inquinamento dell’acqua e dell’aria nelle centrali termiche nell’ambiente urbano e nell’agricoltura intervenendo non negli attuali depuratori, ma lungo i percorsi dell’acqua e dei fumi, modificando i percorsi e gli impianti stessi, affinché l’acqua e l’aria si depurino a vicenda.  Come si può notare alla fine dell’elenco le parole ricorrenti sono le seguenti: “energia idroelettrica pressurizzata” 

Questo significa che l’energia di sopravvivenza è l’energia idroelettrica pressurizzata, che è un’energia inesauribile che non ha bisogno di combustibili fossili, né di materiali radioattivi (comunque esauribili).  Protegge l’ambiente poiché dissolve l’ossigeno nell’acque, non emette CO2, non produce scorie radioattive, non produce incendi. Può essere prodotta riciclando la stessa acqua e la stessa aria, le quali non solo non si consumano, ma possono essere incrementate artificialmente per mezzo della foto sintesi, l’evaporazione, la condensazione sfruttando la stessa energia elettrica prodotta. Ovviamente, con la fotosintesi si creano anche le basi per produrre l’alimentazione nel sottosuolo, sulle astronavi, nei sotto marini, dove tutte la altre energie che sono anche più costose, non possono essere prodotte.  Forse potrebbe essere prodotta l’energia nucleare, ma non alla portata di tutte le piccole comunità che riproveranno a vivere in condizioni estreme, dopo eventuali grandi calamità naturali o prodotte dall’uomo.

Quali vantaggi tecnici ed economici ha portato fino ad ora l’energia nucleare? Che costa più dell’energia fossile, la quale costa centinaia di volte di più dell’energia elettrica termoelettrica pressurizzata con aria compressa. L’energia nucleare, come quella termica e quella con l’idrogeno, fanno un lavoro inutile, pagato  con prodotti commerciali, perché alla fine, l’energia che producono deve essere trasformata in un lavoro meccanico in una turbina, che fa girare i rotori elettromagnetici che producono corrente alternata che a loro volta, tramite trasformatori e variatori di frequenza fanno girare i motori elettrici o alimentano resistenze elettriche o compressori di gas frigorigeni per produrre il caldo e il freddo. La stessa funzione la possono svolgere insieme l’aria comprimibile e l’acqua incomprimibile che non sono a pagamento e non producono inquinamento.

L’energia nucleare e termica sono state il più grosso abbaglio tecnico e scientifico della storia dell’umanità perché il lavoro meccanico nella turbina si può produrre (a temperatura ambiente) direttamente dalla fonte primaria dell’energia, cioè l’acqua, che esce a senso unico da un serbatoio pressurizzato con l’aria compressa per effetto della legge di Torricelli. Quindi possiamo far girare la turbina all’infinito consumando soltanto l’energia che serve per introdurre l’acqua scaricata dalla turbina di nuovo nel circuito pressurizzato. L’invenzione chiave per compiere tale operazione con un piccolissimo costo energetico, ovviamente, non prelevato dall’esterno ma dalla stessa energia prodotta, è la pompa con la doppia alimentazione separata fino alla girante.  Come si vede dall’elenco sopra, subito dopo tale invenzione iniziano le varie versioni dell’energia idroelettrica compressa, che in questo articolo chiamo di sopravvivenza per sottolinearne l’importanza.

Non avendo mai trovato interlocutori interessati pubblici o privati su tutte le invenzioni sopra elencate, compresa l’energia di sopravvivenza,  sono arrivato alla conclusione che chi governa il mondo non sono i governi ma il capitale privato, che per difendere i propri interessi non ha consentito l’evoluzione naturale dell’energia di sopravvivenza che poteva nascere soltanto dal graduale perfezionamento dei sistemi depurativi, come ha dimostrato il sottoscritto dalla sequenza degli argomenti sopra menzionati che sintetizzano undici anni di lavoro. Poiché questo perfezionamento non è avvenuto negli impianti reali, ma soltanto negli impianti virtuali pubblicati su http://www.spawhe l’evoluzione dell’energia di sopravvivenza è invisibile. Questo è un fatto molto anomalo, in contrasto con la storia dell’umanità, poiché non si tratta di una sola invenzione ma di un modello di sviluppo alternativo deliberatamente nascosto dalle classi dirigenti mondiali. Fino a quando queste soluzioni semplici non saranno realizzate fisicamente, mostrate in televisione e su internet resteranno invisibili. Nessuno ne parlerà perché la scienza teorica è accettata soltanto se si parla di astronomia e relatività, che non incidono sulla vita quotidiana e sono difficili da verificare praticamente. Tutte le altre invenzioni terrestri devono essere viste funzionare praticamente, altrimenti nessuno ci crede, ma se sono scomode per i centri di potere nessuno le finanzia, nemmeno le opposizioni, che evidentemente, non fanno una vera opposizione.

La verità del passato si cerca in quello che è stato realizzato, non in quello che è restato invisibile non avendolo finanziato. Il grande ricercatore Darwin ha cercato e trovato riscontri nei fossili nella evoluzione dell’uomo e degli animali, Altri ricercatori li hanno datato reperti archeologici e storici sul progresso scientifico e tecnologico in base all’età del materiale organico circostante.

Non si possono trovare riscontri di opere invisibili sviluppate a livello di intelletto, mai finanziate e mai realizzate dai centri di potere del passato.  Se improvvisamente, in questi giorni, avvenisse un cataclisma universale, i pochi sopravvissuti non saprebbero da dove ricominciare per produrre l’energia della sopravvivenza, sebbene sia più semplice e più economica di tutte le altre energie. Non funzionando Internet, nessuno troverebbe dei libri di testo la documentazione necessaria per produrla e trasmetterla alle generazioni successive, per evitare che commettano gli stessi errori commessi dall’uomo negli ultimi centocinquanta anni in materia di ambiente e l’energia.

 Prima di realizzare il sito web https://www.spawhe.eu, Io ho pubblicato un e-book in italiano sulla pulizia dell’energia fossile, dal titolo “La Chiusura del ciclo del carbonio”, non avendo mai ricevuto un compenso dagli editori, suppongo che non abbia venduto nemmeno una copia. L’ho inserito nel sito web e tutti possono scaricarlo gratis, insieme all’energia di sopravvivenza.  Ma se scompare Internet a causa dell’inversione dei poli magnetici della Terra, non resterà nessun traccia, di queste invenzioni, come di tutte le opere non finanziate e non realizzate praticamente. I morti non sapranno che avevano una speranza di salvezza e i sopravvissuti rifaranno gli stessi errori perché non è facile per nessuno individuare di nuovo l’energia della salvezza se non si ripetono gli stessi errori e non si fa il percorso lungo e tortuoso di una vita di lavoro vissuta dal sottoscritto.

Nel contempo, la pizza napoletana è diventata patrimonio dell’UNESCO e il presidente della Francia Macron ha protestato perché merita tale riconoscimento anche la baguette francese. Nel frattempo, il presidente americano ha chiesto e ottenuto venticinque miliardi di dollari per il completamento del muro di separazione dal Messico, iniziato dal democratico Clinton, proseguito con Bush, ripreso da Trump. Dovrebbe essere evidente che ci sono in pentola problemi molto più seri delle pizze delle baguette e dei muri di separazione tra ricchi e poveri.  Nessun Presidente dei centonovantasei stati sovrani è stato informato che potrebbe esserci una scappatoia per molte vite umane in caso di una guerra nucleare o di un cataclisma universale. Bisogna immedesimarsi nella posizione dei consulenti scientifici governativi.  Come fanno a dire ai capi di stato, che dopo aver speso milioni di miliardi di dollari, è tutto da rifare in materia di ambiente e di energia a livello mondiale?  E’ meglio mandare i capi di stato e i ministri ai vertici mondiali sull’ambiente e l’energia conoscendo soltanto quello che scrivono i giornalisti, che pubblicano soltanto quello che desiderano i padroni e la ricerca ufficiale che pubblica le mezze verità dei laboratori. Se fossero giornalisti veri comprenderebbero che la vera ricerca ambientale non si fa nei laboratori, ma nell’ambiente stesso, esaminando il funzionamento reale degli impianti e delle macchine che ci circondano, seguendo il percorso delle fogne, dei canali di scarico, delle ciminiere, dei depuratori e delle condotte sottomarine. La disinformazione è sistematica e bene organizzata a livello mondiale. 

Stando ai documenti pubblicati su https://www.spawhe.eu, sebbene virtuali, penso di avere ragione io, perché le mie soluzioni ambientali non sono altro che il completamento dei cicli industriali, urbani, agricoli, lasciati in sospeso, dagli industriali, dagli urbanisti, dagli agricoltori. Infatti il modello di sviluppo attuale, non è altro che la ratificazione di quello che è nato spontaneamente, man mano che crescevano gli agglomerati urbani.

Non ha avuto successivamente pazienti analizzatori scientifici dei processi depurativi ed energetici globali che simulassero virtualmente i flussi delle acque e dell’aria inquinate per trovare le soluzioni migliori contro il riscaldamento globale, ripartendo da zero e non dagli impianti depurativi esistenti

 Questi, essendo nati spontaneamente, hanno trascurato i cicli organici che avvengono nelle fogne, nei canali di scolo, nelle falde acquifere e nei bacini e quelli inorganici che avvengono nelle ciminiere, nelle marmitte di scarico dei mezzi di trasporto e nell’atmosfera.  I progettisti pubblici, non avendo cambiato le fogne, sono stati costretti a realizzare i depuratori a fanghi attivi per rigenerare l’attività biologica, ma questo processo è delicato. Va facilmente fuori servizio con il variare delle portate dovute alle piogge. Sono famose le varie malattie dei fanghi che galleggiano, producono schiume, si gonfiano, e quindi richiedono additivi chimici diversi, caso per caso. Ma il difetto maggiore è il fatto che questo sistema, lontano dai centri urbani, non consente la depurazione globale urbana dell’acqua e dell’aria insieme, dove acqua e aria si depurerebbero a vicenda in moduli verticali, ossigenando l’acqua superficiale con l’aria inquinata, mentre i fanghi raccolti nei fondo anaerobico, sarebbero inviati a digestori disidratatori sezza subire le attuali degenerazioni organiche. Anche l’attuale produzione di energia idroelettrica deriva da un processo spontaneo, non analizzato a fondo che ha prodotto più svantaggi che vantaggi alla società, impedendo il recupero dell’acqua e la prevenzione contro siccità e alluvioni. La stessa cosa è avvenuta per le reti di distribuzione idrica che con i sistemi di pompaggi attuali comportano assorbimenti energetici insostenibili, come descritto nell’articolo  https://www.spawhe.eu/relativty-and-technology-in-the-new-hydroelectric-energy/  producono perdite di acqua dalle reti fino al 50 % per le alte pressioni e le rotture delle condotte, mentre con il sollevamento a gradini consentito dalle pompe con la doppia alimentazione separata, con o senza la pressurizzazione con aria compressa, diventerebbero produttori di energia elettrica e  eliminerebbero le perdite  dovute alle alte pressioni  e ai colpi di ariete.   Per salvare il salvabile degli impianti attuali, la classe dirigente scientifica mondiale avrebbe dovuto fare una autocritica generale e cercare prima le soluzioni ideali, caso per caso, e poi analizzare i possibili adattamenti ai singoli impianti. Ma non c’è stata nessuna autocritica e quindi nessuna correzione sostanziale a nessun impianto energetico e ambientale mondiale. Ridurre i limiti di emissioni non è una modifica sostanziale, non lo è nemmeno nascondere il CO2 nel sottosuolo.

Le modifiche sostanziali sono le seguenti:

– La trasformazione degli impianti da assorbitori di energia in produttori di energia, lo sfruttamento della pressione statica dell’aria compressa, sia per aumentare l’energia cinetica di Torricelli sia la dissoluzione dell’ossigeno depurativo di Henry e Dalton.

 – Le emissioni zero nell’atmosfera, cambiando il sistema energetico con uno più efficiente, più potente e più economico senza nessuna controindicazione nucleare, senza batterie di accumulatori.

– Dove è necessario usare per forza l’energia termica, come nella produzione di acciaio, di calcio e la produzione di energia biologica è necessario realizzare cicli completi, cambiando le ciminiere per catturare i fumi e il CO2, utilizzandolo nella produzione di carbonati nell’acqua.

E’ stata necessaria molta pazienza per mettere insieme queste soluzioni, non seguendo il prodotto industriale agricolo e urbano. Ma seguendo l’inquinamento che producono i vari processi passo dopo passo e istante per istante, dimostrando che sono sbagliati tutti gli impianti depurativi mondiali. Le depurazioni devono essere integrate nello stesso processo produttivo industriale, urbano, agricolo e i fumi e le acque di scarico si devono incrociare in processi unici nelle vicinanze dei luoghi in cui si produce l’inquinamento.

Le aziende pubbliche e private non hanno mai messo insieme correttamente i processi produttivi e depurativi, pertanto, non potevano arrivare alla soluzione ideale che è l’energia protettiva dell’ambiente, ovvero quella idroelettrica compressa senza combustibili, di piccolo ingombro, di bassissimo costo, che discioglie ossigeno nell’acqua spontaneamente senza costi aggiuntivi, montabile anche sui mezzi di trasporto. Se i precedenti sistemi depurativi sono stati accolti dai centri di potere mondiali con silenzi chiaramente ostili, è ovvio che l’energia idroelettrica compressa venisse accolta nello stesso modo. Ma la domanda che mi pongo dove iniziano e dove finiscono questi centri di potere? Dove si nasconde la scienza che ha sperimentato tutto, tranne l’energia di sopravvivenza? Come scritto sopra, Einstein diceva “Non riesco a concepire uno scienziato genuino che difetti di una fede profonda.

Purtroppo, Einstein preso dagli studi astronomici e dagli atomi, non ha potuto approfondire tecnologie più semplici e pratiche, come l’idraulica, la pneumatica, le lavorazioni meccaniche di precisione, che messe insieme ad alcuni principi scientifici legiferati nel XVI secolo, avrebbero sventato la minaccia nucleare prima della sua nascita. Di questi problemi il sottoscritto, si è potuto occupare solo da pensionato perché nella vita lavorativa nessuno gli avrebbe dato uno stipendio per farlo.  Non tutti possono permettersi di fare i ricercatori e gli inventori e venire anche pagati per queste nobili attività. Nella società attuale vige l’omertà delle specializzazioni che non applicano la scienza imparzialmente, sia per soddisfare interessi di parte, sia per semplice incompetenza a entrare nei dettagli di altre scienze e tecnologie. Ma il sottoscritto nella sua attività di progettista e di tecnico installatore di impianti aveva compreso che per mettere insieme impianti complessi correttamente sono necessarie conoscenze multidisciplinari, altrimenti non si possono effettuare i collegamenti e le modifiche che semplificano le soluzioni e le rendono anche più economiche. Aveva anche compreso che nessuno premia la multidisciplinarità dei dipendenti pubblici e privati. Preferiscono gli specialisti e li mettono insieme non per creare sinergie ma per perfezionare singole tecnologie e battere la concorrenza sul piano commerciale.

Non si possono condannare gli imprenditori poiché è una lotta per la sopravvivenza. Devono essere le istituzioni a far crescere inventori e scienziati onesti e multi disciplinari che devono creare i collegamenti tra la ricerca pura e il mondo imprenditoriale, ma senza sporcarsi le mani, con interessi di parte e il commercio dei brevetti. Devono essere i moralissimi diritti di autore riconosciuti dalle istituzioni sane (giudici e legislatori) a premiare gli inventori e gli scienziati più bravi. Ma tutto questo è un sogno nella società attuale. Il mal costume e le corruzioni mascherate legalmente si possono combattere soltanto con la resistenza e la perseveranza, proseguendo per la propria strada se si ritiene giusta e ipotizzando funzionanti le soluzioni che il potere economico non ha finanziato. Ogni invenzione se è buona genera altre invenzioni successive, se non finanziano nemmeno quelle, si ipotizzano funzionanti anche le successive, fino ad arrivare alla soluzione finale, che nel caso del sottoscritto è l’energia di sopravvivenza del genere umano.

Se fossi caduto nella trappola creata dal sistema dei brevetti mondiali che costringe gli inventori a diventare imprenditori e a cercare a tutti i costi i finanziatori, non sarei andato oltre i primi brevetti che riguardavano il risparmio idrico con il riciclo dell’acqua domestica, la depurazione fognaria, la modifica delle ciminiere, i quali sono brevetti poco commerciali, ma utili per impostare un processo depurativo globale, che poi avrebbe dovuto proseguire con le altre invenzioni man mano che sarebbero state inventate fino ad arrivare alle fasi finali delle applicazioni  industriali, urbane,  agricole ed energetiche  con acque e aria depurate. Per effettuare questo percorso avrei dovuto ricevere la collaborazione degli enti di ricerca pubblici italiani. Purtroppo questa collaborazione non c’è stata e ho dovuto proseguire da solo l’intero percorso sebbene non fossi un ricercatore né uno scienziato, né un progettista pagato dallo stato.

Io penso che sia giusto raccontare anche come la ricerca pubblica italiana ha perso questa grande occasione:

Cito l’unica lettera ricevuta da un ente di ricerca pubblico in tanti anni di ricerca partner. Si tratta della lettera Prot. ENEA/2009/370587/PRES datata 2/07/2009, nella quale, l’ex presidente dell’ENEA (ente nazionale energia e ambiente italiano), il Prof. Luigi Paganetto, mi invitava a un incontro nella loro sede di Bologna, scrivendomi testualmente: “Al fine di approfondire gli aspetti tecnici e le implicazioni economiche dei sistemi e delle tecnologie da lei prospettate, la prego di voler contattare il Dr (ometto il nome per discrezione), responsabile della Sezione Metodi di Analisi e Prevenzioni del Rischio Antropico, che potrà organizzare un incontro con gli esperti del settore”

Purtroppo, per motivi sconosciuti al sottoscritto, i collaboratori del Presidente ritardarono l’incontro, e mi convocarono nella seconda metà del mese di settembre 2009, facendomi fare tra andata e ritorno circa 1200 km di treno.  Non fui ricevuto dalla persona indicata dal prof.  Paganetto ma da un ricercatore, solo per comunicarmi, che il prof. Paganetto non era più il presidente dell’Enea, e loro non potevano più occuparsi dei miei brevetti, non avendo fondi sufficienti nemmeno per portare avanti i loro brevetti. Tutto questo poteva essermi comunicato anche con una semplice mail, senza farmi sostenere anche i disagi e le spese di viaggio. Questo è il livello di comportamento degli enti di ricerca italiani e probabilmente, mondiali, nei confronti degli inventori privati. E’ anche la conferma che gli enti pubblici di ricerca pensano soltanto ai loro brevetti e vedono gli inventori privati come dei concorrenti, non dei collaboratori.  Successivamente, L’ENEA, come tutti gli altri enti di ricerca italiani e mondiali, non hanno risposto all’invio delle mie pubblicazioni, benché le ricevano regolarmente, essendo inseriti in una lunga mail list di addetti ai lavori pubblici e privati mondiali, e benché abbia presentato negli anni successivi brevetti molto più importanti di quelli elaborati fino al 2009.

Io penso che, sebbene il Prof. Luigi Paganetto, sia stato l’unica personalità importante a rispondermi, sia anche stato l’unico a fare il proprio dovere, tra le molte migliaia di dirigenti pubblici mondiali che si occupano di energia e ambiente, che avrebbero potuto rispondermi e invitarmi a un confronto costruttivo.

 Pubblicando questo episodio, colgo L’occasione per ringraziare a molti anni di distanza Il Dottor Luigi Paganetto, il quale solo rispondendomi, mi aveva dato la fiducia nella scienza pubblica. Pensai, che se in Italia non c’erano altri personaggi importati disposti a prendere in considerazione gli inventori privati, pubblicando il mio lavoro anche in inglese, li avrei potuto trovare in qualche altra parte del mondo intero. Purtroppo, sembra che tutto il mondo è paese. Il Dottor Luigi Paganetto era l’eccezione che conferma la regola.

Anche questo atteggiamento presuntuoso della scienza è necessario combattere se veramente vogliamo proteggere la vita dei nostri discendenti. Lo possiamo fare soltanto dimostrando che gli scienziati non sono gli unici esseri pensanti sul pianeta terra. Non si diventa scienziati o inventori perché si vince un concorso pubblico, ma con l’abitudine al ragionamento, la fede e la perseveranza. Io penso che le cose non avvengono per caso e non tutti i mali vengono per nuocere. Se i miei brevetti sul risparmio idrico domestico e la depurazione fognaria, fossero stati presi in considerazione dall’ENEA nel 2009, probabilmente, mi sarei sentito appagato e perso gli stimoli psicologici per indagare e arrivare fin dove sono arrivato nel 2017. Dove credo di essermi fermato con l’attività inventiva perché credo di aver raggiunto l’obiettivo finale. Adesso cerco solo l’ispirazione per scrivere articoli non banali e stimolare la giustizia e i legislatori a fare la loro parte, affinché si correggano gli errori che impediscono una crescita reale, la protezione dell’ambiente e delle vite umane. Circa un anno fa un signore mi scrisse chiedendomi se non sono presuntuoso a parlare delle mie invenzioni con tanta sicurezza pur non avendo realizzato dei prototipi. Gli risposi che non credo di essere presuntuoso perché quello che inserisco nelle mie invenzioni è già verificato ampiamente in principi scientifici e applicazioni meccaniche e pertanto per la proprietà transitiva le mie invenzioni sono realizzabili. Ovviamente non disdegnerei la realizzazione dei prototipi, non tanto per dimostrare il funzionamento al popolo, ma essi sono una fase indispensabile all’industrializzazione dei sistemi, che richiede molti anni di lavoro per adattare i componenti alle varie applicazioni anche tenendo conto del posto in cui si realizzeranno gli impianti. Ma queste cose non sono alla mia portata dal punto di vista economico.   Comunque, trattandosi di soluzione di pubblica utilità mondiali, dovrebbero essere gli enti pubblici mondiali a realizzare i primi prototipi. Ma come detto sopra e come dimostrato anche con il citato caso dell’ENEA italiana, che è l’ente di ricerca di riferimento italiano per l’ambiente e l’energia, gli enti pubblici mondiali non rispondono. Gli inventori privati non hanno scelta se credono di aver ragione devono peccare anche di presunzione e se è necessario sfidare gli inventori e gli scienziati pubblici e delle aziende private, anche senza soldi, con il solo ragionamento pratico e scientifico. Infatti, questi sono silenziosi anche perché sono tutelati dai legislatori: pur non pagando le tasse di deposito e mantenimento dei brevetti, che pagano i datori di lavoro, la legge riconosce loro il 50% dei guadagni derivanti dai brevetti o dalla vendita degli stessi. Mentre gli inventori privati dai legislatori sono considerati degli imprenditori autonomi e devono sfidare il mercato da soli anticipando il pagamento di tasse impossibili da pagare da soli, soprattutto sui brevetti che meritano di essere estesi a livello internazionale, i quali se sono scomodi ai centri di potere, non li finanzia nessuno e non li difende nessuno. Dopo otto lettere aperte ai giudici internazionali, scrivo la nona, sperando che in qualche angolo di mondo esista un barlume di giustizia anche per gli inventori privati e spiego  ancora una volta come è nata questa invenzione che lega indissolubilmente l’acqua e l’aria, che rende inutili tutte le energie esistenti dal punto di vista pratico, economico, tecnico e soprattutto, l’unica che possa garantire la sopravvivenza umana, non solo perché si può bere e respirare, ma anche perché può essere prodotta in qualsiasi condizione ambientale, fino a meno cento quaranta gradi centigradi. 

Fatta, questa parentesi, ritorno di nuovo all’energia di sopravvivenza.

La scoperta è stata casuale perché il mio obiettivo, come ho scritto più volte, non era quello di produrre una nuova energia ma quello di pulire l’energia fossile rispettando la natura (cosa che non hanno fatto gli enti pubblici mondiali, compresa l’ENEA, che hanno speso moltissimi miliardi di dollari nel mondo per il sistema C.C.S. che non si può montare sui mezzi di trasporto ed è anche un pericolo per l’ambiente). Mentre la pulizia nelle serre calcaree, realizzabile almeno per gli impianti fissi, soprattutto urbani, avrebbe anche consentito di catturare e neutralizzare buona parte del CO2 e polveri sottili che stratificano nelle zone basse dell’atmosfere. Ma come fare per economizzare sui costi per il sollevamento e la circolazione delle grandi quantità di acqua necessaria?

Tra le tante soluzioni pensate, quella che mi ha messo sulla buona strada, stranamente, è stata la seguente domanda: come fanno le condotte sottomarine a scaricare le acque dolci parzialmente inquinate in fondali profondi cento metri? La pressione idrostatica non si oppone? Ragionando su questo argomento che i libri e le pubblicazioni in rete non spiegano chiaramente, ho compreso che è necessario arrivare con una tubazione a tale profondità equilibrando in tal modo le pressioni interne ed esterne al tubo di scarico. Fatto questo è sufficiente fornire all’acqua da scaricare una piccola energia cinetica affinché si possano superare le perdite di carico per attrito, la minore densità dell’acqua dolce, lo stato d’inerzia e la perdita di carico allo sbocco sommerso pari a V2/2g. Infatti, una volta equilibrate le pressioni statiche, nulla può impedire all’energia cinetica di spostare molecole di acqua interne al volume accumulato, come confermato anche dalle correnti marine e dai circuiti chiusi pressurizzati con un vaso di espansione, come negli impianti di riscaldamento, dove l’acqua non esce dal volume accumulato nell’impianto. Gli oceani possono essere considerati come grandissimi circuiti chiusi pressurizzati dalla gravità che comprime l’aria atmosferica. In un circuito chiuso pressurizzato di un impianto di riscaldamento l’acqua non entra senza vincere la pressione del serbatoio di espansione nemmeno se usiamo una pompa con la doppia alimentazione separata fino alla girante, a causa dell’impenetrabilità dei corpi (la pompa gira ma l’acqua dall’esterno non entra). Se apriamo una valvola di sfiato di un termosifone, l’acqua esce con la forza della pressione del vaso di espansione sino a quando non si esaurisce la forza di spinta del vaso di espansione. Ma se invece il circuito di riciclo dell’impianto di riscaldamento fosse alimentato con una pompa con la doppia alimentazione separata fino alla girante, aprendo la valvola di sfiato l’acqua uscirebbe all’infinito sempre con la massima pressione del vaso di espansione, essendo integrata istante per istante dall’acqua esterna sebbene questa entra nel circuito con la prevalenza della pompa di circolazione che è molto inferiore alla pressione del vaso di espansione.

Questo significa che il vaso di espansione fornisce la pressione al circuito ma non partecipa alla circolazione dell’acqua quando non esce dal circuito. Noi dobbiamo fare in modo che continui a fornire la pressione anche quando esce dal circuito senza esaurire il cuscino di aria. Lo possiamo fare soltanto facendo entrare l’acqua in bassa pressione direttamente nella girante in rotazione mentre ricicla l’acqua del circuito chiuso interno al serbatoio pressurizzato. C’è un solo punto in cui l’acqua in bassa pressione può entrare: è il centro della girante, dove tutte le pompe centrifughe creano una depressione che fa entrare l’acqua (altrimenti non potrebbero funzionare). Dividendo in due o quattro parti l’entrata dell’acqua in modo che l’acqua non si incontri prima, ma solo nella girante, è la stessa girante che ruotando fa entrare nello stesso settore in modo alternato l’acqua in alta e in bassa pressione. Poiché la direzione del flusso è la stessa (determinata dalla stessa pompa) le portate si sommano mentre la pressione maggiore si spande in tutta la sezione di uscita della girante, possiamo far entrare nel circuito la stessa quantità di acqua che esce dal circuito senza scaricare la pressione del vaso di espansione all’infinito. Anche se volessimo far entrare una quantità di acqua maggiore non sarebbe possibile perché per far entrare una quantità di acqua maggiore sarebbe necessaria una pompa con una prevalenza superiore alla pressione del vaso di espansione. Con una pompa con la doppia alimentazione separata fino alla girante che ha la stessa prevalenza di una pompa di riciclo possiamo inserire soltanto la quantità di acqua che esce dal circuito, che è quella che ci consente di produrre energia all’infinito senza far scaricare il cuscino di aria che gli fornisce gratis la pressione.

Un’ altra conferma del guadagno energetico consentito dall’acqua introdotta attraversò la seconda bocca aspirante direttamente collegata alla girante di una pompa centrifuga collegata con la mandata e la bocca aspirante principale a un circuito  di riciclo di un serbatoio pieno pressurizzato è  il fatto che l’acqua introdotta  non dev’essere sollevata perché l’intero volume assume immediatamente la forma del serbatoio che la contiene espellendo l’acqua in eccesso più vicina al foro di uscita del serbatoio che alimenta la  turbina. Questo e un principio elementare di conservazione dell’energia dovuto all’incomprimibilità dell’acqua.

 Per la suddetta proprietà transitiva, se funzionano le attuali pompe centrifughe funzionano anche le pompe con la doppia alimentazione separata fino alla gitante, poiché le pompe non subiscono nessuna modifica a parte l’alimentazione. Però è consigliabile che la modifica sia fatta in fabbrica con la massima precisione poiché i setti separatori devono arrivare radenti alla girante per non mettere in contatto i due flussi prima di entrare nella girante.  I dettagli e i disegni si possono trovare anche su     https://www.spawhe.eu/relativty-and-technology-in-the-new-hydroelectric-energy/, oltre che nelle pubblicazioni dei singoli brevetti.     

Questo significava che per risparmiare energia non dobbiamo svuotare mai gli impianti alla pressione atmosferica e quelli pressurizzati e per produrre energia dobbiamo usare soltanto l’acqua che esce dal troppo pieno o da un foro sommerso del serbatoio pressurizzato, sfruttando il principio di Torricelli, al quale  colleghiamo una turbina idraulica.

Questo guadagno energetico infinito ricorda l’esempio citato da Einstein della piccola energia cinetica sottratta all’atomo M dividendolo in due parti. Ma si può realizzare dovunque desideriamo senza nessuna contro indicazione, di piccolissime   o grandissime dimensioni, con piccolissime o grandissime pressioni, con moltissimi impianti paralleli. Questa è la vera risorsa energetica mondiale

Purtroppo, gli enti pubblici mondiali e le aziende private non hanno nemmeno commentato tutte le soluzioni elaborate dal sottoscritto. Oppure non le hanno comprese? Io credo che le abbiano comprese molto bene perché, quando le ho comprese io mi sono chiesto: come ho fatto a non pensarci prima e a perdere quasi nove anni delle mia vita a cercare di pulire l’energia fossile quando era sufficiente cambiare semplicemente l’energia con una molto più semplice ed economica?

Ormai è chiaro, gli enti pubblici mondiali che appaltano i lavori energetici e ambientali e le aziende che lavorano in questi settori, con la compiacenza dei legislatori vogliono continuare il loro predominio, pur avendo sbagliato tutti gli impianti energetici e depurativi mondiali. Il fatto che, comunque, questi impianti ci hanno portato a un buon livello di benessere, non significa che non siano sbagliati, o semplicemente non aggiornati. Tutti gli impianti funzionano e sembrano miracolosi rispetto al passato non industrializzato, ma solo i migliori sono quelli che hanno i maggiori rendimenti e non hanno nessuna controindicazione ambientale. Voglio fare l’esempio di un’altra applicazione. Ipotizziamo di voler inserire acqua in bassa pressione in una condotta che alimenta un serbatoio posto a cento metri di altezza.  Abbiamo due possibilità:

1 La soluzione attuale: usiamo una pompa multistadio, per esempio, con dieci giranti in serie.

2 La soluzione futura: usiamo una pompa con una sola girante ma con la doppia alimentazione separata fino alla girante, di cui una alimentazione la usiamo per equilibrare le pressioni In aspirazione e mandata della girante (come nella condotta sottomarina) e la seconda per far entrare nella stessa girante (che ruota a senso unico, creando una depressione dal lato aspirante) anche l’acqua in bassa pressione fino a quasi il cinquanta per cento della portata totale.

E’ ovvio che la seconda soluzione è molto più conveniente perché sebbene dobbiamo usare una pompa con una portata doppia, il motore che accoppieremo a tale pompa sarà almeno venti volte meno potente del motore accoppiato alla pompa multistadio a causa del fatto che la pressione per il sollevamento dell’acqua la fornisce il principio dei vasi comunicanti oppure il principio di Pascal (se l’impianto è pressurizzato con l’aria compressa). Infatti, l’energia che deve fornire il motore accoppiano alla pompa con la doppia alimentazione separata è solo quella che serve a vincere le perdite di carico sul lato aspirante e di far entrare l’acqua nella girante, approfittando del vuoto che la stessa girante crea passando nella sezione collegata alla tubazione aspirante. Pertanto, l’energia che serve per far entrare l’acqua nel circuito pressurizzato è addirittura inferiore all’energia assorbita da una sola girante. 

Con il senno di poi, dovrebbe essere ovvio che fin all’avvento dell’era industriale le pompe e gli impianti dovevano essere costruiti nel secondo modo in tutto il mondo e poiché le pompe sono il cuore di tutti gli impianti che producono e assorbono energia, tutti gli impianti del mondo sono sbagliati dal punto di vista energetico, ambientale ed economico. È necessaria un’altra rivoluzione industriale per rimettere le cose a posto. Perché tutte le attività umane possono diventare autonome energeticamente, compresi i trasporti, di tutti i tipi, montando al posto del motore termico il gruppo idroelettrico pressurizzato e sostituendo le trasmissioni meccaniche con motori elettrici, che sono anche più economici:

 https://www.spawhe.eu/the-pressurized-submerged-hydroelectric/,  https://www.spawhe.eu/pressurized-domestic-hydraulic-energy-system/, https://www.spawhe.eu/hydroelectric-power-auto-with-torque-peripheral-to-the-wheels/ – https://www.spawhe.eu/aerospatial-pressurized-hydroelectric-transport-system/, https://www.spawhe.eu/compressed-air-is-much-more-powerful-and-economic-of-hydrogen/.

 È necessario che intervengano le Nazioni Unite e i giudici internazionali, addirittura un governo mondiale, come auspicava Einstein.

Oggi abbiamo dei finti governi; chi governa veramente sono i detentori dell’uno per cento della popolazione mondiale che detiene il cinquanta per cento della ricchezza mondiale. Il silenzio della scienza è il più grave di tutti perché dietro la scienza si nascondono i politici, gli economisti, gli imprenditori, i giornalisti, i tecnici e gli inventori di parte. Non serve a niente depositare brevetti che tutti fingono di non comprendere, essendo tutti gli addetti ai lavori, pubblici e privati, coinvolti in questo grandissimo errore, che non si può correggere senza rifare quasi tutto a livello mondiale. Benché le tecnologie siano valide, gli impianti fissi e mobili sono sbagliati perché i progettisti e gli inventori pubblici e delle multinazionali, non hanno saputo usare le tecnologie giuste al posto giusto.  Non è un caso che di tutti i depositi di brevetti descritti nel sito web https://www.spawhe.eu, non ne è stato realizzato nemmeno uno, non perché sono contrari ai principi ambientali, economici e a quelli della conservazione dell’energia ma perché questi brevetti vorrebbero rispettarli. Se questi depositi di brevetti non esistessero e non fossero stati pubblicati, significherebbe che siamo tutti d’accordo con quello che è stato fatto fino ad ora e pertanto, dobbiamo andare avanti sulla strada segnata dagli attuali produttori della ricchezza mondiale.

 Invece, loro con la ricchezza accumulata, dovrebbero risarcire i danni che hanno prodotto e rifare tutto a regola d’arte, progettando di nuovo gli impianti sbagliati, seguendo le indicazioni di https://www.spawhe.eu, che è un libro aperto a disposizione di tutti, dove c’è la sintesi di quarantasette anni di lavoro nell’impiantistica industriale, ambientale ed energetica. Chi non è d’accordo con tali soluzioni non deve fare altro che criticarle apertamente entrando nei dettagli del file del rigo e della pagina che non piace. Invece io ricevo soltanto silenzi. Se i miei impianti sono più semplici e nello stesso tempo più completi delle attuali centrali termiche, dei motori termici, dei panelli solari, delle pale eoliche, dell’energia nucleare, e dei depuratori a fanghi attivi è dovuto al fatto che le attuali specializzazioni scientifiche e delle aziende usano una sola tecnologia per volta. Non usano le sinergie tra impianti e tecnologie diverse, che io ho appreso cambiando diversi gruppi di lavoro nell’industria automobilistica, dove era importante, soprattutto, l’organizzazione del lavoro e installando molti impianti nel settore ambientale costruiti con tecnologie diverse.   Quello che serve per risparmiare risorse e proteggere l’ambiente e le vite umane è proprio   l’organizzazione del lavoro, la selezione trasversale tra le tecnologie, le macchine e i principi scientifici legiferati e sperimentati.

Io penso che una personalità scientifica onesta ed eclettica, come Einstein, ammetterebbe che è mancato un anello importante nella trasmissione del sapere scientifico dei ricercatori ai produttori. Se è necessario che i ricercatori siano altamente specializzati in un singolo settore, non è detto che anche i costruttori debbano costruire le macchine utilizzando un solo principio scientifico: termico, elettromagnetico, nucleare, solare, eolica, senza tener conto degli effetti collaterali ambientali, sia positivi che negativi prodotti nell’ambiente circostante. Gli effetti positivi sono lo sfruttamento di energie e sinergie già esistenti nell’ambiente, mentre gli effetti negativi sono le emissioni inquinanti che possono essere evitate proprio a causa dell’individuazione delle possibili sinergie. Questo anello della catena è sfuggito completamente alla scienza, ai costruttori delle macchine, e agli enti pubblici mondiali gestori dell’ambiente e dell’energia, ma non è sfuggito al sottoscritto che ha messo insieme gli impianti nell’industria e nell’ambiente che ha approfondito l’argomento proprio per amore verso la scienza e l’ambiente. La scienza tace per nascondere i propri errori, gli industriali tacciono per non ammettere che hanno prodotto e commercializzato macchine sbagliate o incomplete, gli enti pubblici  mondiali tacciono perché sono i veri colpevoli non avendo studiato l’organizzazione del lavoro ambientale, che avrebbe consentito l’individuazione degli errori attraverso lo studio dei cicli di lavoro necessari alla chiusura del ciclo del carbonio o l’eliminazione delle emissioni. Il semplice fatto che le agenzie mondiali dell’ambiente stabiliscano dei limiti di accettabilità delle emissioni inquinanti è uno scandalo scientifico. Le emissioni devono essere zero imponendo l’alternativa energetica, non a livello locale, ma mondiale. Che poi lo scandalo sia anche economico, perché l’energia idroelettrica compressa non costa nulla, è proprio il colmo.

Oggi, si tratta di effettuare la selezione di quello che serve, quello che non serve e di prelevare dall’ambiente diversamente la fonte primaria dell’energia senza andare in contrasto con le leggi della natura e creare non il moto perpetuo, ma qualcosa di meglio, che produce molta più energia di quella  che consuma, non con la sola meccanica, ma anche la pneumatica e la fluidodinamica, l’elettromagnetismo, la regolazione elettronica, scegliendo i regimi più favorevoli al risparmio energetico nella fase di recupero dell’acqua e più favorevoli nella fase di produzione di energia cinetica, sfruttando a senso unico l’incomprimibilità dell’acqua e la pressione dell’aria compressa. Per far ruotare motori elettrici e alternatori secondo le leggi di Planck, Maxwell, Faraday, Herz, non è necessaria la termodinamica che produce CO2 e nemmeno il nucleare che produce scorie radioattive; mentre il solare e l’eolico non sono da prendere nemmeno in considerazione per la discontinuità gli ingombri e i bassi rendimenti. Sono sufficienti le leggi della fisica classica di Pascal, Torricelli, Henry progettando diversamente le pompe e gli impianti. 

 Dopo aver letto quanto sopra, dobbiamo riflettere soprattutto sul fatto che queste energie la scienza pubblica mondiale le sta facendo invecchiare senza finanziarle e senza commentarle. Non mi meraviglio dei silenzi delle aziende private che hanno fatto investimenti sbagliati.

Non è possibile che nell’intero pianeta non ci sia un solo ente pubblico mondiale che abbia qualcosa da dire su queste soluzioni, a favore o contro, mentre si fanno lunghi dibattiti sull’inquinamento e sulle energie rinnovabili parlando soltanto di auto a batteria, o con motori ibridi o a idrogeno, o energia solare, che per il sottoscritto, non possono competere sul piano dell’efficienza e dell’economia, ma soprattutto, non valgono niente, nelle condizioni di emergenza ambientale, quando si interrompono i servizi pubblici elettrici, mentre  i distributori di combustibili, di idrogeno restano a secco.

Dall’avvento dell’era industriale nel mondo intero, si sono realizzate alleanze perverse tra enti pubblici e le aziende private. Gli scienziati pubblici vendono i loro brevetti pagati dai contribuenti, alle aziende private.  Questi brevetti, non solo non hanno risolto i problemi, ma hanno anche impedito l’emersione delle soluzioni interattive e vantaggiose per l’ambiente, prodotte dagli inventori privati, che lavorano con motivazioni morali, senza stipendio e senza finanziamenti. Dal punto di vista economico gli inventori privati sono trattati peggio dei migranti, che in Italia lavorano in nero per venticinque euro al giorno. Molte persone asseriscono che i migranti rubano il lavoro agli Italiani. Ma dove sono gli italiani o gli Americani disponibili ad essere trattati come migranti? Invece gli inventori rubano il lavoro ai ricercatori. Nessuno si rende conto che gli inventori fanno un lavoro diverso dai ricercatori, più completo e costruttivo, basato sull’esperienze vissute e la correzione delle cose che non funzionano. Dove sono i ricercatori mondiali con la volontà di rastrellare nell’indifferenza generale il mondo dell’industria dell’ambiente e dell’energia per togliere quello che è marcio, inutile, obsoleto, dannoso, antieconomico e salvare quel poco che resta per ricominciare? Lo saprebbero fare?  

 I legislatori, invece di premiare questo spirito di sacrificio e di dedizione al lavoro, non gli riconoscono nemmeno i diritti di autore, avendo legato la proprietà intellettuale a quella industriale. Ovviamente, gli inventori privati non possono permettersi di lottare contemporaneamente contro le multinazionali, gli scienziati pubblici e i legislatori mondiali e contemporaneamente diventare imprenditori, pagare tasse di deposito e mantenimento dei brevetti che nessun centro di potere vuole finanziare. Peggio di così le cose per gli inventori privati non potevano andare. Ma questo vale per tutte le minoranze mondiali che non sono sponsorizzate dai centri di potere e dai media. Chi sono i responsabili di questo degrado morale che non attinge nemmeno dai disastri passati, attuali e del prossimo futuro, il modo corretto di progettare i beni di consumo, le infrastrutture e i mezzi di trasporto e sopravvivenza?

QUELLO CHE NON SI INSEGNA NELLE SCUOLE.

A proposito della scuola, Einstein scrive: “La scuola è sempre stata il mezzo più importante per tramandare da una generazione all’ altra la ricchezza della tradizione. A volte si considera la scuola semplicemente come lo strumento con cui trasferire la massima quantità di conoscenze alla nuova generazione. Ma questo non è giusto. La conoscenza è morta; la scuola, invece serve ai vivi.  Essa dovrebbe sviluppare nei giovani quelle qualità e capacità che risultano utili al benessere della comunità. Ma questo non significa che si dovrebbe distruggere l’individualismo e che l’individuo debba diventare un mero strumento della società, come un’ape o una formica. Infatti, una società di individui omologati, privi di una propria originalità e di propri obiettivi sarebbe una comunità povera, senza possibilità di sviluppo”.

Purtroppo, per il sottoscritto, la società che si è sviluppata dopo Einstein è proprio una società di individui omologati. Chi non è omologato resta disoccupato. Einstein si chiedeva: come si poteva raggiungere un modello di società ideale è si dava anche la risposta, che è la seguente: “Le parole sono e restano vacui suoni, e la strada per la perdizione è sempre stata accompagnata da finte proclamazione di devozione a un ideale. La personalità non si forma con quello che si sente e si dice, ma con l’applicazione e l’azione.”

Io condivido le opinioni espresse da Einstein ma penso anche che se le egli ha avuto successo come scienziato, a prescindere dai grandissimi meriti, è anche dovuto al fatto che ha approfondito problemi importantissimi ma che non incidono nella vita di tutti i giorni delle aziende industriali e degli enti pubblici. Se avesse fatto l’inventore di soluzioni pratiche come quelle del sottoscritto, che incidono sui sistemi che creano profitti facili come la vendita di prodotti petroliferi e interessi di scambio economico tra enti pubblici e privati, come la proprietà industriale, il segreto professionale, la fedeltà aziendale, le associazioni di categorie, la classe dirigente mondiale avrebbe fatto finta di non comprendere sia la relatività ristretta che quella generale.  Per moralizzare la politica, la scienza, la giustizia, è necessario abolire questi legami occulti e riconoscere solo i diritti di autore alle opere di intelletto, mettendole a disposizione di tutti. Le aziende più brave si premieranno da sole per mezzo dell’organizzazione del lavoro e i brevetti prodotti con le loro forze, non quelli acquistati dalla ricerca pubblica con la compiacenza dei legislatori, che creano legami occulti e alterano lo sviluppo spontaneo dell’economia mondiale. Le aziende più brave si premieranno da sole per mezzo dell’organizzazione del lavoro e i brevetti prodotti con le loro forze.

Le attuali leggi sulla proprietà industriale sono fatte apposta per favorire le alleanze tra i gruppi di potere pubblici e privati e per costringere i piccoli inventori a non sviluppare le proprie idee, sia perché non trovano interlocutori, sia perché legando la proprietà intellettuale a quella industriale li costringono a pagare tasse di deposito e di mantenimento dei brevetti che nessun inventore privato si può permettere, a meno che non inventa un prodotto commerciale di successo immediato, come un telefonino. Ma queste piccole invenzioni sono già state monopolizzate dalle multinazionali e nel giro di pochi mesi sono superate da altre invenzioni similari. Le vere invenzioni di pubblica utilità sono quelle che cambiano la società intera, come Internet. Ma  Internet  non e un’invenzione unica, è l’insieme di moltissime invenzioni anche se formalmente nel 1973 Robert Kahn, di ARPA, e Vinton Cerf, della Stanford University, misero per iscritto la struttura di Internet.  Tuttavia anche internet diventerà  inutile come gli attuali sistemi energetici quando gli uomini ne avranno maggiormente bisogno. Pensiamo a cosa succederebbe a livello mondiale al web e alle trasmissioni satellitari di fronte al fenomeno delle inversioni delle polarità mondiali. Oltre ai caos geologici, al blocco delle fondi energetiche, avremo anche il blocco delle comunicazioni.

Non è possibile correggere una società che non è riuscita a produrre energia, mantenendo i responsabili di queste scelte ai vertici dei poteri politici, scientifici ed economici. È necessario educare le nuove generazioni, ma chi educa gli insegnanti?

Nelle scuole ordinarie non è mai entra l’organizzazione del lavoro industriale, mentre l’organizzazione del lavoro ambientale che non è mai nata, né la ricerca energetica globale alternativa, che sarebbe l’unica in grado di proteggere gli uomini dagli eventi catastrofici che hanno colpito e annientato i nostri sconosciti antenati, che ci hanno lasciato solo delle incisioni su pietre. Il documento scritto più antico è il papiro di Torino risalente al regno di Ramses II (1290 a.C. – 1224 a.C.) non tratta argomenti scientifici. E’ soltanto un registro delle tasse.

 Quello che non si è insegnato in nessuna università del mondo è il fatto che i principi della meccanica e della termodinamica che hanno stabilito che il moto perpetuo non possa esistere sono stati elaborati nello spazio vuoto e nell’atmosfera. Nell’ambiente acquatico coperto con la semplice pressione atmosferica, oppure con un cuscino di aria compressa, è possibile sfidare i principi della conservazione dell’energia, a patto che gli impianti si mantengano sempre pieni e si usi soltanto quella quota di energia prodotta dall’acqua che esce dal troppo pieno (perché non può essere contenuta nell’impianto per il principio dell’impenetrabilità dei corpi).  Questo sistema assomiglia molto all’esempio citato sopra da Einstein dell’atomo M che si divide in M’ e M” rilasciando una parte dell’energia cinetica radioattiva nell’ambiente. Ma negli impianti idraulici pressurizzati non si tratta di atomi ma di molecole di acqua che sono espulse con una energia di pressione prodotta da molecole di aria compressa che agiscono come una molla compressa da una atmosfera fino ad alcune migliaia, in funzione delle tenute meccaniche consentite dalle costruzioni meccaniche delle valvole delle turbine e pompe che sono attraversate dall’acqua.

In questi impianti il salto di pressione statica e di energia cinetica avviene attraversando la turbina, come negli attuali impianti idroelettrici, ma in una scala molto più piccola, tale da poter entrare anche nel cofano di un auto. Oggi con tutto lo sviluppo scientifico e tecnologico che abbiamo creato, se una famiglia resta bloccata in una bufera di neve, quando si esaurisce il gasolio per il riscaldamento muore assiderata. Io penso che non abbiamo fatto un buon affare a investire tante risorse nei motori termici, a batteria, a idrogeno, ibridi e via di seguito. Ma vado molto oltre guardando anche agli altri motori montati sui mezzi agricoli, sulle navi, gli aerei e le future astronavi.

Io dico: se in tutti gli impianti termici fissi gli uomini non hanno mai chiuso correttamente il semplicissimo ciclo del carbonio, potevano mai chiudere il complicatissimo ciclo dell’atomo? Il sottoscritto ha dimostrato in molti brevetti che il ciclo del carbonio degli impianti fissi si può chiudere correttamente (https://www.spawhe.eu/hold-home-page/, https://www.spawhe.eu/closing-the-anthropogenic-carbon-cycle/) senza barare nascondendo il CO2 nel sottosuolo, come ha fatto la scienza pubblica mondiale.  Tuttavia le autorità mondiali dell’ambiente e dell’energia li hanno ignorati per non modificare tutti gli attuali impianti termici e depurativi che sono sbagliati nei concetti fondamentali e nelle dimensioni. Infatti per chiudere i ciclo del carbonio era necessario proporzionare la dimensione degli impianti alla quantità di emissioni di CO2 emesse affiancando o inglobando negli impianti il trattamento a umido dei fumi per produrre carbonati nell’acqua. Ovviamente, per gli impianti mobili non potevo proporre la stessa soluzione e ho inventato l’idroelettrico compresso, che non apre il ciclo del carbonio e come scritto sopra, può entrare anche nel cofano di un auto.  Le autorità mondiali dell’ambiente che hanno ignorato la corretta pulizia dell’energia fossile per evitare la demolizione dei grandi impianti termici e i grandi depuratori inefficaci contro la depurazione dell’aria urbana, non hanno fatto altro che ignorare anche l’idroelettrico compresso, proteggendo in tal modo anche i costruttori mondiali di motori termici e i produttori di petrolio e combustibili vari. Le condizioni operative create negli impianti idroelettrici pressurizzati proposti dal sottoscritto non sono mai state sperimentate globalmente della scienza. Ma le singole applicazioni sono confermate dai principi di Pascal per quanto riguarda l’espansione della pressione nel serbatoio e nella girante in rotazione; di Torricelli per quanto riguarda la velocità di uscita dell’acqua che alimenta la turbina; di Henry per quanto riguarda la dissoluzione dell’aria depurativa nell’acqua. Se la scienza ha accettato solo in base a principi scientifici e calcoli matematici le teorie della relatività, non si comprendono le ragione per le quali taccia sulla più semplice e terrestre energia idroelettrica compressa. Non perdano altro tempo, salviamo il salvabile della razza umana prima che la terra si trasformi come Marte, dove è stato accertato che un tempo era piena di mari, fiumi, laghi e vulcani, esattamente come la Terra. Se è esistita una civiltà su Marte difficilmente lo accerteremo. Sicuramente è esistita la vita e gli abitanti non hanno non hanno raggiunto un livello di conoscenza tale da inventare un’energia di sopravvivenza, altrimenti il primo posto che avrebbero raggiunto è proprio la Terra. La loro cultura non sarebbe stata perduta, poiché saremmo stati i discendenti dei marziani, senza dover partire dall’omo sapiens.  Chi raccoglierà la cultura sviluppata sulla terra se e quando diventerà come Marte?

Voglio citare di nuovo il pensiero di Einstein, ancora attualissimo a sessantatré anni dalla sua morte: “La tecnologia ha ridotto le distanze e creato mezzi di distruzione nuovi estremamente efficaci che, in mano a nazioni che rivendicano un’illimitata liberà di azione, diventano minacce alla sicurezza e alla sopravvivenza stessa dell’uomo. La situazione richiede un unico potere giudiziale ed esecutivo per l’intero pianeta e la creazione di un’autorità centrale, a cui le tradizioni nazionali si oppongono disperatamente. Anche qui ci troviamo nel pieno di una lotta dal cui esito dipenderà il destino di tutti noi. I messi di comunicazione, infine – i processi di riproduzione della parola con la stampa e la radio –  uniti alle armi moderne hanno consentito l’asservimento di corpi e anime a un’autorità cruciale, e in ciò sta la terza fonte di pericolo per l’umanità. Le moderne tirannie e i loro effetti distruttivi mostrano con chiarezza quanto si sia lontani dallo sfruttare in modo organizzato tali conquiste a beneficio dell’umanità. Anche su questo piano la situazione richiede una soluzione internazionale, di cui non si è ancora fissato il fondamento psicologico. Volgiamoci adesso agli effetti intellettivi prodotti dalla scienza. In età prescientifica, non era possibile che tutta l’umanità potesse accettare come certi e necessari soltanto a mezzo del pensiero. Ancora meno si aveva la convinzione che tutto quello che succedesse in natura fosse soggetto a leggi inesorabili. Il carattere frammentario delle leggi naturali, come percepito dall’osservatore primitivo, favoriva la credenza negli spettri e negli spiriti. Sta a imperituro credito della scienza l’aver permesso, agendo sulla mente umana, di superare l’insicurezza dell’uomo davanti a se stesso e alla natura. Nel creare la matematica elementare i greci elaborarono per la prima volta un sistema di pensiero alle cui conclusioni nessuno potesse sottrarsi. Gli scienziati del Rinascimento idearono poi combinazioni di esperimento sistematico e di metodo matematico. Queste cooperazioni permisero una tale precisione nella formulazione delle leggi naturali e una tale certezza nel verificarle alla luce dell’esperienza che come risultato non ci fu più spazio per sostanziali divergenze d’opinione nel campo della scienza naturale. Da allora in poi ogni generazione ha continuato ad accrescere il retaggio della conoscenza e della comprensione, senza il minimo pericolo di una crisi che potesse mettere a repentaglio l’intera struttura.”

Da quanto scritto in questo paragrafo, Einstein esprimeva una grande sfiducia nelle istituzioni e anche nei confronti della stampa, auspicava un governo mondiale, e contava sempre di più nelle scienze naturali e matematiche che definiva incontestabili. Personalmente, sono d’accordo su tutto, come ho scritto anche in precedenti articoli ma contesto le applicazioni pratiche energetiche e ambientali incomplete della scienza, che lasciano cicli in sospeso, termici, chimici, biologici o nucleari. La scienza non può accettare limiti di emissioni dei gas di combustione degli impianti fissi e mobili, quando il sottoscritto ha dimostrato che è stata sbagliata la progettazione degli impianti in entrambi i casi, perché negli impianti termici fissi l’energia si può pulire completamente (vale anche per gli alti forni), mentre per gli impianti mobili il ciclo termico non serve ed è anche antieconomico. La scienza deve entrare nelle applicazioni pratiche e dichiarare da quale parte si schiera. La scienza pubblica in particolare ha partecipato attivamente a cercare di nascondere il CO2 nel sottosuolo e sta tacendo spudoratamente su tutte le soluzioni proposte dal sottoscritto per la chiusura sostenibile del ciclo del carbonio (https://www.spawhe.eu/hold-home-page/), per il sollevamento del carbonio e il calcio dalle piane oceaniche per combattere l’acidificazione e la fame (https://www.spawhe.eu/artificial-welling-italian-files/), per l’energia idroelettrica compressa depurativa e protettiva dell’ambiente e della vita umana (https://www.spawhe.eu/, https://www.spawhe.eu/the-potentialities-of-pressurized-hydroelectric-energy/). Non si tratta di una distrazione, ma di una fuga in massa della scienza pubblica mondiale di fronte ai grandi problemi del nostro tempo e alla sopravvivenza futura. Questa fuga offende anche la democrazia e la dignità del lavoro intellettuale che si deve basare sull’etica, l’imparzialità e l’assoluta precedenza agli interessi comuni.

Un altro vantaggio degli impianti idraulici pressurizzati è il fatto che possiamo dividere la produzione energetica in molti impianti paralleli  e moltiplicare le potenze sviluppate, riciclando separatamente la stessa quantità di acqua senza mai far variare il volume della stessa, poiché in ogni impianto energetico affiancato, l’acqua che entra, istante per istante, è esattamente uguale a quella che esce, poiché nelle pompe  con la doppia alimentazione separata l’acqua può entrare soltanto se contemporaneamente esce dall’impianto, avendo tale pompa una piccolissima prevalenza e un piccolissimo motore elettrico, sufficiente solo a vincere le perdite di carico sul lato aspirante.   Quindi, possiamo sviluppare potenze immense senza combustibili, con piccolissime potenze assorbite e con piccoli volumi di acqua e aria. Gran parte di questo miracolo è dovuto alla natura che ha concepito l’acqua incomprimibile e l’aria comprimibile, ma ci sono stati anche molti inventori e scienziati del passato che hanno collaborato a partire dall’inventore delle pompe centrifughe Erone Alessandrino che risale al 1592, di cui io ho modificato solo l’alimentazione; anche le pompe multistadio sono utili se usate come turbine, non come pompe. Hanno collaborato gli inventori dell’elettromagnetismo (Planck, Maxwell, Faraday, Herz), e soprattutto Pascal, Torricelli, Henry. Quelli che non vogliono collaborare sono gli scienziati attuali, che hanno firmato contratti di fedeltà non alla scienza ma ai datori di lavoro.

Non collaborano nemmeno i politici e i legislatori, che si fidano ciecamente della scienza e della tecnologia. Certamente, non possono credere al sottoscritto, se tacciono i premi Nobel mondiali, soprattutto della fisica, e dell’economia. Come si fa a spiegare queste cose agli elettori italiani? Che in questo periodo vedono i politici in lotta per le prossime elezioni del quattro marzo, dove tutti promettono l’abbattimento delle tasse e nuovi posti di lavoro. Nessuno può credere che l’intero sviluppo industriale è un castello costruito sulla sabbia, che prima o poi deve crollare. Se non crolla non può nascere la speranza di sopravvivenza del genere umano. Il problema è mondiale.

Oggi i mezzi di trasporto sono costretti a portarsi dietro una quantità enorme di combustibili aggravando i costi di esercizio, i pericoli di scoppio, attentati terroristici e riducendo la capacità di trasporto, ma soprattutto, diventando inutili in caso di emergenza per l’assenza dei rifornimenti. Se esistono gli attuali mezzi di trasporto è solo perché non esistono ancora i motori idroelettrici compressi e continueranno a esistere fino a quando i potenti della terra impediranno la nascita di questi ultimi.

Basti pensare che da una piccola ricerca in rete (http://www.focus.it/tecnologia/innovazione/quanto-carburante-consuma-un-aereo-di-linea), con un po’ di approssimazione, si calcola che un Jumbo jet su una rotta di circa 6 mila km (per esempio Milano-New York), consumi più di 63 mila litri di kerosene, una media di 19 litri per miglio nautico (1,8 km), circa 158 per ciascun passeggero (in tutto 400). Per ogni posto a sedere, vengono prodotti anche 4 mila chili di anidride carbonica. I percorsi brevi hanno, in proporzione, consumi più elevati perché 1/3 del carburante viene bruciato durante il decollo. Nei voli lunghi, invece, la proporzione scende a 1/8. 

L’energia idroelettrica compressa non è contraria ai principi della conservazione dell’energia ma soltanto agli interessi di chi ha sbagliato la progettazione delle pompe, degli impianti di sollevamento idraulici, di quelli idroelettrici, di quelli temici e di tutto quello che vi è collegato. E’ ovvio che sono sbagliati anche i sistemi di trasporto, in particolare quelli aerei, che rappresenterebbero la via di fuga più semplice in caso di grandi calamità naturali se l’energia non costasse niente e si potesse restare in volo per mesi o per anni, producendo a bordo dell’astronave quello che serve per la sopravvivenza (https://www.spawhe.eu/aerospatial-pressurized-hydroelectric-transport-system/) L’inquinamento e i costi che dobbiamo sopportare con i trasporti aerei sono assurdi, perché, come detto sopra, se con i motori idroelettrici pressurizzati con la stessa quantità di acqua possiamo alimentate molti impianti pressurizzati paralleli con pressioni di esercizio elevate, per esempio, intorno ai cento bar, noi possiamo produrre quantità di energie elevatissime, che oggi gli aerei non possono permettersi per ragioni di costo. Senza il peso dei combustibili possono alimentare una quantità immensa di turboventilatori elettrici che permetteranno il sollevamento in verticale con la massima sicurezza  e di mantenere in volo il velivolo per tutto il tempo che si vuole. 

QUELLO CHE NON FANNO GLI ORGANI DI GIUSTIZIA, I LEGISLATORI E I MINISTERI

Io non ho mai pensato di diventare ricco diventando inventore da pensionato. Ho solo pensato di dover chiarire al mondo intero che gli impianti ambientali ed energetici sono tutti incompleti. Da questo nasce l’inquinamento e i bassi rendimenti.  Anche se avessi trovato interlocutori pubblici o privati, non avrei preteso la proprietà industriale delle mie invenzioni, non essendo un imprenditore e non avendo i mezzi economici e una giovane età per diventarlo. Quindi, non ho fatto nessuna rinuncia quando ho dichiarato di rinunciare alla proprietà industriale dei miei brevetti e di mettere tutto nelle mani della giustizia internazionale. Può la giustizia pretendere la trasparenza delle scelte tecniche mondiali in materia di ambiente e di energia? Può pretendere l’accertamento di verità tecniche e scientifiche da parte degli enti di ricerca pubblici, nell’interesse generale?  Può riconoscere i diritti di autore un inventore su brevetti regolarmente depositati, che non hanno trovato interlocutori pubblici su problemi di pubblica utilità, se si accerta che le sue invenzioni non sono campate in aria ma pensate nell’interesse generale?

Purtroppo, sembra che nemmeno la giustizia internazionale abbia voglia di rispondere. Non avendo più nulla da inventare, scrivo articoli che con parole diverse dicono sempre le stesse cose, ma ponendo l’accento anche sugli aspetti collaterali alle inadempienze tecniche e scientifiche, affinché nessun organismo mondiale possa nascondere le proprie responsabilità.   

Dal punto di vista scientifico, per il sottoscritto, fin dall’avvento dell’era industriale il settore che si è sviluppato di meno è quello dei sistemi idraulici e depurativi. Questi sistemi non seguono le stesse regole dell’organizzazione del lavoro industriale. Non si preoccupano della concorrenza e appaltano grandi opere di pubblica utilità alle quali nessuno si oppone. Chi lavora per gli enti pubblici mondiali non deve spremersi le meningi facendo ricerche e invenzioni. Deve vincere le gare e realizzare i progetti esecutivi, rispettare i capitolati di appalto e realizzare tutti calcoli strutturali e idraulici, senza cambiare l’impostazione dei progetti[L1]  stessi. Sono compiti molto importanti ma non rischiano di lavorare a vuoto in studi e ricerche e investimenti che possono anche non dare risultati sperati. 

Questo modo di procedere ha portato a realizzare opere scollegate e incomplete perché lo stato dell’arte non avanza senza lo stimolo della concorrenza. Gli enti pubblici decidono dove posizionare gli impianti, le loro dimensione e quello che devono fare senza avere alle spalle le strutture adeguate allo studio dell’organizzazione del lavoro ambientale ed energetico globale. Questa è la ragione per la quale abbiamo impianti posizionati a caso sul territorio, che svolgono funzioni separate che non possono essere collegate con altri impianti posti a decine di chilometri di distanza. Pertanto, non chiudono tutti i cicli che aprono. Questo è dovuto al fatto che non analizzano il lavoro come lo analizza una azienda di produzione industriale per eliminare le strozzature tecniche, economiche e produttive per conquistare quote di mercato. Quello che non hanno compreso gli organi pubblici mondiali è il fatto che loro avrebbero dovuto fare delle analisi molto più accurate delle aziende private, non per vincere la concorrenza con aziende concorrenti, ma per realizzare impianti completi sotto tutti gli aspetti scientifici e tecnici. Infatti gli impianti pubblici dovendo raccogliere gli scarti provenienti dai vari settori, procedere alle depurazioni e produrre energia, se avessero tenuto conto dell’organizzazione del lavoro del territorio, avrebbero realizzato cicli unici dell’inquinamento dell’acqua e dell’aria e imposto alle aziende private modifiche ai loro impianti affinché anche loro facessero la loro parte molto meglio di adesso. Avrebbero analizzato anche i cicli di lavoro industriali, urbani, agricoli, imponendo una parte del lavoro da fare agli imprenditori ampliando i cicli di produzione anche ai cicli secondari e collaterali alle attività principali. In questo modo, sommando le attività pubbliche a quelle private, avremmo avuto impianti più completi e razionali e creato una maggiore occupazione. Se avessero individuato loro un motore potente economico e pulito, come l’idroelettrico compresso, avrebbero potuto imporlo al mondo intero non solo per motivi ambientali ma anche economici.  Invece, oggi abbiamo grandi e piccoli impianti termici che non si occupano delle neutralizzazioni del CO2 e delle polveri sottili. Contemporaneamente abbiamo i depuratori delle acque lontani dai centri urbani, e le fogne che mescolando in lunghi percorsi fognari acque fanghi fanno danni incalcolabili producendo azoto ammoniacale, idrogeno solforato e acido solforico. Una corretta analisi del lavoro avrebbe portato a realizzare cicli unici, energetici e depurativi dell’acqua e dell’aria, separando all’origine i fanghi dalle acque, e utilizzando queste per il raffreddamento degli impianti termici ma anche per farle reagire a freddo con il CO2, con l’acqua e con materiali calcarei per chiudere tutti i cicli coinvolti direttamente nei centri urbani. In questo documento pubblicato agli inizi del 2015  https://www.spawhe.eu/european-environmental-competition/ io protesto in una lettera aperta indirizzata al  PARLAMENTO E ALLA COMMISSIONE EUROPEA di aver cestinato i miei brevetti internazionali che avrebbero risolto tutti i problemi e stanziato 3.000.000 di euro per fare una gara pubblica che avrebbe dovuto affrontare soltanto una parte dei problemi, come se il mio lavoro non fosse mai esistito. La gara dovrebbe avvenire quest’anno, i miei brevetti sono decaduti perché non trovando finanziatori non ho potuto pagare le tasse di mantenimento e come pensionato non posso partecipare ai concorsi pubblici.  A che servono i brevetti depositati nelle sedi dei ministeri nazionali dello sviluppo economico e degli uffici europei e internazionali se quelli che devono creare lo sviluppo economico non li leggono nemmeno in nessuna parte del mondo?  Gli enti di ricerca centrali e le università invece di studiare globalmente i problemi, collaborano con le aziende private per risolvere problemi specifici, mai completi e mai globali. I brevetti pubblici sono venduti alle aziende private.  Questo è in contrasto con la funzione che dovrebbero svolgere gli uffici pubblici mondiali. Infatti, il ragionamento globale avrebbe comportato la realizzazione di impianti ben proporzionati dal punto di vista delle potenzialità termiche e depurative e capillarmente distribuiti sul territorio. Certamente non sarebbero state costruite grandi centrali termiche da migliaia di KW, che non avrebbero mai potuto chiudere il ciclo del CO2 producendo carbonati, e non sarebbero stati realizzati grandi depuratori dell’acqua lontani delle città che non partecipano ai cicli depurativi dell’aria e nel frattempo producono acque settiche nei sistemi fognari. Parallelamente abbiamo gli impianti di sollevamento e distribuzione delle acque potabili, industriali e di irrigazione concepiti con il sollevamento a senso unico, che richiedono grandissimi assorbimenti di energia, molte perdite idrauliche dovute alle alte pressioni, molte rotture delle condotte dovute ai colpi di ariete. Inoltre, abbiamo l’inquinamento dell’aria dovuto ai mezzi di trasporto pubblici e privati a base di polveri sottili e CO2. E’ evidente che non è stata fatta nessuna analisi dell’organizzazione del lavoro ambientale ed energetico mondiale, altrimenti non ci sarebbe l’attuale caos mondiale dell’ambiente.

Chi avrebbe dovuto fare queste analisi? Certamente non i singoli ricercatori immersi nelle ricerche di dettagli della micro biologia, della fisica, matematica e via di seguito, ma appositi specialisti formati per ragionare in modo multi disciplinare. Questi specialisti le grandi aziende industriali, come quella automobilistica, li formano internamente e io ero uno di questi.  L’analisi dall’organizzazione del lavoro industriale impone lo studio del layout dello stabilimento con il magazzino del ricevimento delle merci in entrata, la disposizione dei reparti di lavorazione e di montaggio, lo studio dei sistemi di trasporto e le macchine di produzione e di montaggio, infine, il collaudo e il magazzino dei prodotti finiti. In uno stabilimento automobilistico chi si occupa del LAYOUT e dello studio dei posti di lavoro deve ascoltare le esigenze di tutti e proporre la migliore soluzione dopo averla elaborata, sia dal punto di vista impiantistico che gestionale. Quando ha completato la soluzione convoca una riunione e si compila un verbale che tutti gli uffici interessati firmano per accettazione. Da queste riunioni e questi studi possono scaturire anche le modifiche alle macchine di produzione e agli impianti ed è compito del tecnico impiantista che studia il Layout interfacciarsi con le aziende esterne allo stabilimento per tutte le modifiche necessarie. Questo tipo di lavoro mi piaceva molto ma dopo diciassette anni ho voluto conoscere da vicino anche gli impianti pubblici ambientali, energetici, distribuzione idrica, perché, come diceva Einstein, la personalità non si forma con quello che si sente e si dice, ma con l’applicazione è l’azione.

Nel settore ambientale il mio ruolo era diverso, dovendo occuparmi soltanto dell’installazione degli impianti e dello sviluppo esecutivo dei progetti meccanici e idraulici già impostati dagli enti pubblici appaltanti. Tuttavia, nel corso degli anni, imparando a conoscere meglio i processi, le macchine, gli impianti ambientali, non ho potuto non accorgermi che l’analisi dell’organizzazione del lavoro ambientale gli enti pubblici mondiali non la fanno o la fanno molto male.  Da queste esperienze sono nati i miei studi sul risparmio idrico, energetico, la depurazione domestica, fognaria, la pulizia dell’energia fossile, il welling artificiale, la dissalazione alternativa con circolazione di sfere contenenti resine di scambio ionico, l’idroelettrico sommerso depurativo e quello pressurizzato nelle varie forme fisse e mobili, fino a quello aeronautico e spaziale. La diversità delle mie soluzioni da quelle esistenti dipende soprattutto dall’analisi del lavoro che dà la precedenza alla chiusura dei cicli depurativi attraverso la disposizione strategica degli impianti sul territorio e cercando le sinergie tra i processi che consentono l’abbreviazione dei processi e il risparmio delle risorse. Cosa c’è di meglio sul pianeta Terra dell’abbinamento dell’acqua e dell’aria compressa che significa mettere insieme in un solo processo la meccanica e i principi di Pascal, Torricelli ed Henry per depurare e produrre energia contemporaneamente?  Infatti, l’organizzazione del lavoro si fa studiando i singoli posti di lavoro degli uomini e delle macchine, che devono lavorate in sincronia. Pertanto nei sistemi ambientali si devono seguire passo dopo passo il ciclo delle acque, quello dei fumi, quello dei fanghi, quello del calore, affinché nulla vada disperso nell’ambiente. Seguendo questo ragionamento depurativo logico e sviluppati i relativi disegni è venuto fuori che le soluzioni migliori ai fini depurativi erano sempre quelle che incrociavano negli stessi impianti i cicli dell’acqua e dell’aria a causa delle leggi citate.  Ma continuando ad approfondire l’argomento anche dal punto di vista energetico è venuto fuori che l’attuale modo di produrre energia idroelettrica produce più danni che benefici all’ambiente e alla sicurezza dei cittadini. I grandissimi investimenti fatti per deviare i corsi d’acqua e costruire dighe e bacini in montagna si sono rivelati contro producenti. Lo stesso si può dire per le centrali termiche, i motori termici, quella nucleare, quella solare ed eolica. Nessuna delle attuali energie ha dato risultati polivalenti perché non ha sfruttato contemporaneamente due principi fondamentali legiferati nel sedicesimo secolo (Pascal e Torricelli) e quello di Henry all’inizio del diciottesimo secolo. Non ci sono attenuanti per coloro che ci hanno preceduto nello studio delle soluzioni ambientali ed energetiche. Ma soprattutto, non ci sono attenuanti per coloro che continuano ancora a fingere di non comprendere. Se fossero dei medici dovrebbero essere radiati dall’albo, essendo pericolosi per la vita umana. Invece, governano il mondo con la compiacenza della giustizia,  della legislatura e della scienza. I politici e la classe dirigente mondiale non possono vantarsi della attuale crescita economica basata su sistemi energetici e deputativi sbagliati sul piano tecnico ed economico. Il prezzo da pagare per le generazioni future è già troppo alto, ma loro fingono di niente e continuano a crescere nella stessa direzione. Oltre tutto, incrementando i debiti pubblici con opere controproducenti e combustibili inquinanti che non servono né per gli usi civili e industriali né per i trasporti.    

Io penso che se si lavora con passione e con metodo, entrando nei dettagli, senza fermarsi all’apparenza, i risultati arrivano e io, dal punto di vista morale, sono molto soddisfatto del mio lavoro, sebbene questo sia rimasto interamente allo stato virtuale perché nessuna autorità mondiale dell’ambiente e nessun giudice internazionale ne ha ancora ordinato la sperimentazione. Io vorrei che finalmente i giudici internazionali rispondessero: Ho torto o ragione a dire che un inventore deve poter scegliere tra la proprietà industriale e i semplici diritti di autore? Hanno o non hanno gli enti pubblici mondiali l’obbligo di verificare la fattibilità dei progetti di pubblica utilità degli inventori privati?                   

Il “Progetto di codificazione sulla responsabilità degli stati per atti internazionalmente illeciti”, redatto dalle Nazioni Unite nel 2001 e sottoscritto dalla maggior parte degli stati sovrani, è carta straccia?  A precise domande devono rispondere con precise risposte.  Io le pongo tutte insieme perché non ne ho ricevuta mai nessuna dalle istituzioni italiane e mondiali.

L’ECONOMIA  E LA POLITICA ATTUALE NON  SONO  COMPATIBILI CON LA SOPRAVVIVENZA DELL’UMANITA’

L’economia e la politica gestiscono la ricchezza prodotta dalle attività produttive. Non sanno cosa rispondere di fronte alla affermazioni del sottoscritto che le principali attività industriali ed energetiche mondiali hanno vizi di origine non riparabili e pertanto bisogna tornare indietro e ripartire da zero, sfruttando soltanto la tecnologia selezionata sviluppata utile a un modello di sviluppo alternativo. Entrare in questi dettagli tecnici per loro è troppo complicato, quindi, aspettano che sia la scienza a pronunciarsi che è la principale incriminata dello sviluppo sbagliato.

Tutti danno per assodato e come unico possibile lo sviluppo realizzato. Lo stesso Einstein che era una mente illuminata, si preoccupava dell’errore commesso nello sviluppate le tecnologie nucleari e aspirava a un governo mondiale per contenere i rischi di una guerra nucleare. Non metteva in dubbio le tecnologie sviluppate negli altri settori, sulle quali invece si è concentrato il sottoscritto, arrivando alla conclusione che è tutto da rifare se vogliamo conservare qualche speranza di salvezza per il genere umano.

Io non chiedo chi può cambiare le cose, mi accontenterei di sapere chi ha il potere di ascoltare ragionamenti documentati globalmente e imparzialmente. Non basta risolvere un problema per volta, è necessario cercare sempre la soluzione migliore che si interfaccia con le attività adiacenti, affinché, non si sprechi nessun tipo di energia e nessuna risorsa. Mi meravigliano molto gli industriali che applicano l’organizzazione scientifica del lavoro nelle fabbriche e poi si lamentano che i governi gli forniscono l’energia elettrica a prezzi troppo alti. Se i governi hanno fallito nella produzione di energia generale anche loro hanno sbagliato nella produzione dell’energia specifica montata, fin dall’avvento dell’era industriale sui mezzi di trasporto terrestri, marini, sottomarini, aerei e spaziali, e anche sui mezzi di lavoro della terra e dei cantieri, ma hanno anche sbagliato le pompe idrauliche che producono e vendono nel mondo intero. Se sono sbagliate le pompe sono sbagliati quasi tutti gli impianti del mondo fissi e mobili. Non è un modo di dire la frase che asserisce che le pompe sono il cuore degli impianti e lo saranno ancora di più se saranno costruite con la doppia alimentazione separata. Quindi, l’analisi scientifica del lavoro industriale ha funzionato solo parzialmente. Non ha trovato la soluzione migliore in settori industriali importantissimi dell’economia mondiale.  Trovando questa soluzione gli industriali si sarebbero svincolati per sempre dai costi dell’energia e lanciato sul mercato nuove soluzioni che in pochi anni avrebbero risolto i maggiori problemi del nostro tempo: inquinamento, trasporti efficienti e costi energetici. Se gli enti pubblici mondiali sono lenti a prendere delle decisioni, e proprio necessario continuare a sprecare investimenti per sistemi che non possono avere un futuro: motori, termici ibridi, auto a batteria, auto a idrogeno, trasporti in generale, caldaie altri con un futuro molto ridimensionato come i pannelli solari e le pale eoliche. . Come ho scritto in questo articolo nessuno può competere con l’energia idroelettrica compressa perché nessuno può sfruttare una fonte energetica infinita, come la pressione statica dell’aria compressa senza consumarla.   Questa energia è simile al nucleare ma non ha gli stessi ingombri e le stesse contro indicazioni e costa molto meno. Si riaprono le sfide per tutte le apparecchiature fisse e mobili che potranno utilizzarla. La cultura industriale che io ho appreso nell’industria automobilistica che mi ha aiutato a cercare le migliori soluzioni nel settore dell’ambiente dove è finita?       

Possibile che gli enti pubblici mondiali non siano pentiti di aver realizzato costosi impianti idroelettrici, nucleari, termici, reti di distribuzione elettriche, idrauliche e depuratori, che hanno prodotto più danni che benefici all’ambiente? Inoltre, hanno affiancato le multinazionali nelle ricerche e sperimentazioni e, come detto sopra, venduto brevetti alle stesse, che l’energia idroelettrica compressa rende obsolete. L’unica soluzione possibile per andare verso un governo mondiale, auspicato da Einstein, per scongiurare i pericoli di una guerra mondiale ed essere pronti nei confronti di catastrofi naturali è quella di abolire immediatamente la proprietà industriale sui brevetti di pubblica utilità sociale. Può sembrare strano che sia proprio un inventore a chiedere questo, ma come ho spiegato più volte, la società attuale ha rubato agli inventori anche i diritti di autore, legandoli alla proprietà industriale, che gli inventori liberi, non legati a centri di potere pubblici o privati, non desiderano e non possono pagare. Solo abolendo la proprietà industriale, almeno sui brevetti di pubblica utilità e impedendo il commercio degli stessi ma riconoscendo agli inventori pubblici e privati i diritti di autore, si può diffondere spontaneamente la protezione energetica dell’ambiente che abbatterà il 90% dell’inquinamento globale senza gli attuali depuratori (escluso l’inquinamento chimico industriale che deve essere neutralizzato nelle fabbriche stesse). Nelle versioni mobili la stessa energia idroelettrica compressa sarebbe in grado di assicurare la sopravvivenza dell’uomo nelle caverne, nello spazio, ai poli e nei deserti, ma anche di fronte a una calamità mai vista dal genere umano, che potrebbe derivare, molto probabilmente, dall’inversione dei poli magnetici del pianeta, Potrebbe dare buone speranze di sopravvivenza, mentre quelle delle energie attuali sono zero.  Anche se questa fosse soltanto una precauzione, non sarebbe una precauzione sprecona di risorse ma una razionalizzazione delle risorse energetiche e tecnologiche, poiché l’energia idroelettrica compressa è senza alcun dubbio l’energia più potente economica ed efficiente del pianeta Terra. Non si dica che questa energia è soltanto teorica perché tutti i principi sulle quali si basa sono già stati legiferati e sperimentati, non dal sottoscritto ma nei vari impianti sparsi nel mondo, ma mai messi insieme razionalmente affinché producano anche energia. Verificare la verità con dei prototipi, a livello artigianale non costa niente. Solo un pensionato con basso reddito, come il sottoscritto, non può permetterselo.

 Se questi prototipi nessuno li realizza è dovuto al fatto che se la verità viene fuori, ci chiederemmo tutti: quanto vale una compagnia aerea se è sbagliato il modo di volare? E l’industria aeronautica? L’industria dei trasporti mondiali terrestri e navali?   L’industria dei mezzi agricoli e dei mezzi di lavorazione dei cantieri, se sono sbagliati i motori che utilizzano dal punto di vista, non solo ambientale ma anche economico? Le multinazionali delle depurazioni e delle dissalazioni se potrebbero esistere sistemi più efficienti per fare le stesse cose? L’industria del petrolio, del gas, gli oleodotti, I metanodotti, le petroliere, le caldaie, l’attuale industria aeronautica. Dubito molto che si possano salvare anche i treni a lunga percorrenza e i grandi autoarticolati. Se l’energia non costerà niente il mezzo di trasporto più economico sicuro e veloce sarà quello per via aerea, che consentirà anche di risparmiare nella costruzione di strade ponti gallerie e ferrovie  https://www.spawhe.eu/aerospatial-pressurized-hydroelectric-transport-system/.

Tutte queste soluzioni sono descritte dettagliatamente su http://www.spawhwe.eu. Ma io voglio fermarmi soprattutto sui sistemi di sopravvivenza, a cui ho pensato in questi giorni, leggendo un libro vecchio di venti anni, riassunte da Graham Hancock, al quale aggiungo riflessioni personali e quelle di Einstein, che può essere considerato il più grande genio di tutti i tempi, il quale, purtroppo, si è occupato solo di problemi universali. I più modesti problemi terrestri non può risolverli soltanto la scienza pura, ma soprattutto quelli che si sporcano le mani nelle fabbriche e nei cantieri, continuando a studiare per cercare riscontri scientifici e sinergie nelle cose che ci circondano. Molte cose la scienza pura, chiusa nei laboratori, non può vederle.

Nel corso degli ultimi 80 milioni di anni la polarità della Terra si è invertita circa 170 volte cambiando mediamente ogni quattrocentosettanta mila anni.  Secondo alcuni scienziati, il fenomeno dell’inversione dei poli potrebbe causare un indebolimento dello scudo protettivo contro la radiazione solare determinando un assottigliamento dello strato di ozono e una maggiore penetrazione delle radiazioni ultraviolette, con un conseguente aumento delle malattie tumorali per gli esseri umani. Non solo, ma il fenomeno potrebbe avere anche effetti sugli animali, come le balene o alcune specie di uccelli, che si affidano, per così dire, al campo magnetico per orientarsi. C’è da dire che mentre una parte della comunità scientifica appare più ottimista, alcuni ricercatori sembrano ipotizzare una possibile inversione del campo magnetico anche in tempi brevissimi (entro il prossimo trentennio). Le rocce indicano che il campo si è indebolito negli ultimi 2.000 anni confermando che il declino verso il caos magnetico potrebbe essere già iniziato. Se l’inversione si verificasse in modo rapido, il mondo moderno sarebbe stravolto. Nelle peggiori delle ipotesi, le tempeste solari causerebbero black-out elettrici paralizzando le metropoli. La Terra potrebbe essere bombardata dalla radiazione solare, con un’energia equivalente ad alcuni miliardi di bombe di Hiroshima, accompagnata da onde di magnetismo. Una tempesta solare causerebbe forti fluttuazioni nelle linee di forza del campo magnetico terrestre, distruggendo le comunicazioni radio e televisive, i sistemi di navigazione, sovraccaricando le linee telefoniche ed elettriche, mettendo fuori uso le centrali elettriche ma anche tutti i sistemi di distribuzione dell’elettricità e le reti di distribuzione dei combustibili. Tutto questo, senza contare, gli effetti geologici collegati: terremoti maremoti scostamenti della costa terreste, eruzioni vulcaniche, grandi incendi, alluvioni, glaciazioni.  Noi non dobbiamo pensare a quello che si verifica oggi di fronte a un disastro in una singola zona del mondo, che vede l’aiuto solidale di molti paesi. Di fronte a un disastro planetario non potranno arrivare aiuti da nessuna parte. L’unica energia che potrebbe esserci utile di fronte a una calamità del genere è proprio l’energia idroelettrica compressa, che non esiste in nessuna parte del mondo, la quale potrebbe rendere autonome tutte la famiglie del mondo, sia nelle abitazioni private, sia per i mezzi di trasporto. Oltre tutto, il mezzo di trasporto fungerebbe anche da gruppo elettrogeno autonomo senza combustibili e senza costi aggiuntivi. Non parlo solo dell’auto, ma anche di piccoli o grandi velivoli che potrebbero diventare accessibili, poiché oltre al risparmio sui combustibili, anche la costruzione meccanica si semplificherebbe, non solo perché il motore idroelettrico è più semplice di quello termico, ma anche perché non servirebbero le trasmissioni meccaniche e le ruote.  Questa non è fantascienza perché anche i film di fantascienza hanno sbagliato puntando sull’energia nucleare e solare senza basi concrete. Questa invece è scienza e tecnologia realizzabile in pochissimi anni. 

L’inversione dei poli, che per la natura non è la fine del mondo ma un fatto naturale di rigenerazione geologica ed elettromagnetica.  Gli uomini devono comprendere che sulla terra sono dei semplici ospiti, non possono farla da padroni.  Possono cercare di comprendere ma non possono certamente cambiare il sistema solare.  Se la terra per rigenerarsi ha bisogno di invertire i poli dopo circa 470.000 anni per riprendere a funzionare correttamente, non può tenere conto del fatto che sconvolge i programmi degli uomini che nel frattempo hanno costruito grattacieli, ponti, strade, ferrovie, dighe, centrali termiche e nucleari, reti di distribuzione del gas, del petrolio, dell’energia elettrica, reti di distribuzioni delle informazioni in cavi e fibre ottiche e reti satellitari. Fino a prova contraria, gli uomini si devono adattare alla natura, non la natura all’uomo. Il mistero delle civiltà perdute, le alluvioni, le eruzioni vulcaniche, la scomparsa dell’acqua e dell’atmosfera dal pianeta Marte, dovrebbero farci comprendere che viviamo sopra un’autentica polveriera e che è il momento di utilizzare le conoscenze scientifiche e tecnologiche acquisite per sviluppare dei sistemi razionali di sopravvivenza prima che sia troppo tardi.  La salvezza degli uomini richiede ragionamenti globali, che gli uomini non sono in grado di fare, essendo specializzati in singoli settori. Perfino le grandi multinazionali sono specializzate in singole produzioni di beni di consumo. Ma non beni di consumo autonomi energeticamente come le auto gli aerei le astronavi le navi.  Nessuno si azzarda a produrre prodotti multi disciplinati per non perdere quote di mercato, mentre la ricerca pubblica ragiona allo stesso modo fungendo da supporto ai singoli settori, senza mai studiare soluzioni applicabili universalmente.   Purtroppo i singoli settori scientifici e tecnologici per non indagare nei settori adiacenti, hanno accettato soluzioni con vizi di origine che dopo centocinquanta anni di ricerche e investimenti si sono rivelati insuperabili e non possono rappresentare l’ancora di salvezza del genere umano per una ragione molto semplice: “L’energia di sopravvivenza” deve essere come il moto perpetuo: non deve costare niente e deve essere producibile in qualsiasi condizione atmosferica e di temperatura possibile sul pianeta Terra. Infatti, alla luce dei fatti storici accaduti, gli uomini non possono sperare di salvarsi pensando al mito di Noè: riempiendo le navi da crociera, i mercantili, di uomini e animali. Solo gli sprovveduti possono immaginare un’apocalisse senza potenti maremoti. Se proprio vogliamo trovare la salvezza nel mare dobbiamo realizzare fin da ora isole artificiali al largo degli oceani dove non possono arrivare le onde degli Tsunami e nemmeno quelle dei terremoti del sottosuolo come descritto in https://www.spawhe.eu/patent-drawings-artificial-welling/. Con quale energia gli uomini potrebbero raggiungere zone di calma per ricominciare a vivere? Certamente nessuna delle energie sviluppate dall’uomo può garantire la salvezza degli uomini.  Io penso che in tutte le attività umane “sbagliando si impara” ma nello stesso tempo non si possono perfezionare all’infinto sistemi che hanno vizi di origine insuperabili, come le energie termiche, nucleari, solari, eoliche.  Prima o poi è necessario accettare tali limiti e investire nelle energie senza vizi di origine che garantiscono, in ogni caso la sopravvivenza degli uomini e dell’ambiente. Non superando i vizi di origine dei singoli sistemi tutte le energie attuali possono convivere poiché nessuna e perfetta. Gli utenti devono scegliere il male minore in funzione delle proprie esigenze. Oggi con tutti gli investimenti sull’energia, le depurazioni, i trasporti pubblici e privati sbagliati, chi dovrebbe finanziare energie di sopravvivenza studiate sopra gli interessi di parte? A questo dovrebbero servire gli organi istituzionali mondiali come le Nazioni Unite e i Giudici Internazionali. Dove sono? Che cosa fanno? Non basta organizzare i vertici COP che non riescono nemmeno a contenere il livello di CO2 nell’ambiente che su https://www.spawhe.eu è un problema superato.

 E’ ovvio che chi ha investito in sistemi sbagliati cerchi di difendere i propri investimenti, ma l’interesse generale deve essere sopra le parti e deve imporre le scelte razionali, per prevenire quello che è sempre avvenuto: La scomparsa di intere civiltà.  Questo poteva essere comprensibile in altre ere, non nell’era attuale, che è quella di Internet, dove l’informazione è accessibile a tutti e molti sanno che con un poco di buona volontà potremmo realizzare in poco tempo l’energia di sopravvivenza, invece di giocare a monopoli con soldi veri sulla pelle della gente. Non ci sono scuse. I sistemi semplici e completi sono anche i più efficaci e gli unici che possono salvarci la vita. Chi non li comprende non può occuparsi di ricerca pubblica di legislazione e di giustizia lasciando il libero arbitrio alle multinazionali che continuano a vendere e produrre energie macchine e impianti che non proteggono il genere umano.    Per salvare gli uomini e l’ambiente dalle calamità naturali, il ragionamento scientifico razionale va applicato sia alle grandi produzioni di serie delle macchine, sia ai processi fisici ed energetici locali, che non devono essere influenzabili dai processi elettromagnetici globali e nemmeno dalle fonti energetiche commerciali, che in caso di calamità generale non potrebbero essere di nessuna utilità, a causa delle interruzioni dei rifornimenti.  

Come  scritto su  https://www.spawhe.eu/aerospatial-pressurized-hydroelectric-transport-system/ gli uomini per salvarsi dai cataclismi geologici, astronomici, elettromagnetici hanno bisogno, soprattutto, di sollevarsi nell’atmosfera, guardare la terra dall’alto, e decidere dove ricominciare a vivere, ma tenendo conto di essere dei semplici ospiti, pronti a sloggiare, quando la natura ha bisogno di rigenerarsi localmente o globalmente.

Ancora oggi la scienza e la tecnologia sono all’anno zero in tale direzione, compresa la NASA, che dovrebbe essere all’avanguardia. La ragione è molto semplice: la mano destra della scienza non ha mai saputo quello che fa la sinistra e le conoscenze della fisica astronomica non aiutano a risolvere i problemi quotidiani che devono essere risolti istante per istante utilizzando al meglio le tecnologie sviluppate dall’uomo, cercando sempre la soluzione migliore e perfezionandola con il ragionamento scientifico globale e l’organizzazione scientifica del lavoro globale. Il mio modo di ragionare si ispira parzialmente all’esperienza vissuta nell’industria automobilistica, quando nelle tre settimane di chiusura estiva dello stabilimento cambiavamo il modello di auto da produrre adeguando i sistemi di trasporto interni e gli impianti di produzione, dopo un’attenta opera di progettazione e di programmazione, alla quale avevano partecipato tutti i settori interessati. In altre parole, la sopravvivenza umana richiede l’abolizione delle barriere professionali, scientifiche, commerciali, tecnologiche e lo studio di soluzioni comuni, poiché nessuna scienza è auto sufficiente, nessuna tecnologia è perfetta, nessuna energia è inesauribile, a parte quella che si estrarrebbe istante per istante dall’ambiente, sfruttando solo principi fisici. Alla quale la scienza attuale non ha creduto, per continuare a inseguire le attuali energie commerciali (termiche, nucleari, chimiche, solari, eoliche) perché è pagata per crederci attraverso stipendi, finanziamenti e agevolazioni legislative, che isolano gli inventori privati.  E’ stato ampiamento dimostrato che questo isolamento funziona  contro invenzioni isolate, ma nessuno si è accorto o fingono di non accorgersi che sul sito web https://www.spawhe.eu non si tratta di invenzioni isolate ma di un modello di sviluppo alternativo che riguarda tutte le attività umane, basate su esperienze vissute direttamente dall’inventore, partendo dall’organizzazione del lavoro nell’industria automobilistica, ma anche negli impianti pubblici di sollevamento, distribuzione delle acque e nei sistemi depurativi dell’acqua e dell’aria. Analizzando i pregi e i difetti di questi settori importanti delle attività terrestri ha studiato le soluzioni migliori da mettere insieme per produrre energia proteggendo l’ambiente o viceversa.

Contrariamente a quanto si possa pensare la conoscenza dell’organizzazione del lavoro in diversi settori semplifica la ricerca delle soluzioni tecnologiche. Non è un caso che il sottoscritto abbia individuato nell’energia idroelettrica compressa l’energia di sopravvivenza, delle generazioni attuali e future, che non poteva essere inventata prima da nessun inventore o scienziato, se prima non veniva inventata la pompa con la doppia alimentazione separata fino alla girante. Come può una piccola invenzione cambiare il mondo? Può farlo perché rompe gli schemi tradizionali della fisica. Abbatte le barriere, oggi insuperabili, dei principi della conservazione dell’energia, non perché violi tali principi, ma perché li applica istante per istante, sfruttando meglio le sinergie legiferate da principi importanti come quelli di Pascal, Torricelli ed Henry, che la scienza non ha mai saputo mettere insieme correttamente, sia per risparmiare energia nella fase di recupero delle acque; sia per produrre energia sfruttando le pressioni statiche che non la consumano; sia per agevolare il contatto pressurizzato tra l’acqua e l’aria che favorisce le depurazioni.   

La scienza ha fallito perché prostituendosi al potere economico temporale non è più stata in grado di ragionare liberamente a trecentosessanta gradi come ha fatto Einstein, a cui però mancavano le esperienze pratiche dell’industria e dei cantieri ambientali. La fretta di crescere e di fare affari ha portato gli imprenditori a copiarsi l’uno con l’altro, mentre la scienza chiusa nei laboratori sperimentava nuove soluzioni, ma sempre sfruttando principi isolati gli uni dagli altri dagli altri per supportare lo sviluppo industriale dei singoli settori. Invece l’energia perfetta è basata sulle sinergie tra diversi principi scientifici. 

Oggi, il mondo non si rende conto, ma in brevissimo tempo l’energia potrebbe non essere più un prodotto commerciale venduto dai gestori dell’energia, con l’autorizzazione dei governi, che la distribuiscono attraverso le reti elettriche, del gas, del petrolio, i distributori di benzina, e via di seguito. Mentre crescerà il mercato dei componenti elettromeccanici e idraulici  che servono per produrla ovunque serve e  di ogni dimensione, sia in versione fissa che mobile: pompe con la doppia alimentazione separata fino alla girante, turbine idrauliche, pompe normali, pompe usate come turbine, motori elettrici, alternatori, valvole servocomandate,  serbatoi a pressione, valvole di ritegno, turboventilatori elettrici per i velivoli, trasformatori di corrente, inverter e variatori di frequenza per le regolazioni delle velocita dei motori. L’energia si potrà produrre dappertutto anche per interi millenni nel sottosuolo, nelle abitazioni, nei mezzi di trasporto e di lavoro, senza mai esporsi alle intemperie per estrarla dal sottosuolo e distribuirla. Basterà avere a disposizione i pezzi di ricambio, aggiornare le caratteristiche tecniche e migliorare le caratteristiche dei materiali usati. Ci sarà molto più lavoro elettromeccanico, ma sarà eliminato completamente l’inquinamento prodotto dagli attuali sistemi energetici che producono SOx, NOx, polveri sottili, CO2, alluvioni, dispersioni radioattive. Al contrario di oggi, più energia produrremo, più depureremo l’ambiente, grazie ai principi di Henry e Dalton, senza spendere un dollaro in petrolio gas o uranio. 

Io penso gli industriali elettromeccanici guadagneranno molto da questo cambiamento ma hanno la vista troppo corta per accorgersene. Perfino le case automobilistiche che sembrano le più penalizzate, alla fine ci guadagneranno. Non sono stanche di essere prese con le mani nel sacco truccando i test dei limiti di emissioni? Non si accorgono che il motore termico ha un vizio originale che non può essere superato in nessun modo: le emissioni di CO2, ma è anche complicato antieconomico e meno potente di un motore idroelettrico compresso, che ha un’autonomia infinita, zero emissioni e potrà essere montato anche sui mezzi agricoli, i camion, le navi e gli aerei. Vogliono vendere le auto, i mezzi di trasporto o sono interessati anche alla vendita dei combustibili? Prima o poi i motori termici, a idrogeno si devono fermare altrimenti li fermerà la prima catastrofe mondiale, quando saranno solo di intralcio alla circolazione di mezzi idonei alla salvezza di vite umane, restando senza combustibili:  https://www.spawhe.eu/l-aria-compressa-%C3%A8-molto-pi%C3%B9-potente-ed-economica-dell-idrogeno/,   https://www.spawhe.eu/aerospatial-pressurized-hydroelectric-transport-system/, https://www.spawhe.eu/hydroelectric-power-auto-with-torque-peripheral-to-the-wheels/

I derivati del petrolio potranno essere usati per creare isole artificiali a scopo turistico e per incrementale la produzione alimentare marina https://www.spawhe.eu/artificial-welling-italian-files/, ma anche i petrolieri hanno la vista corta. La vista più corta di tutti ce l’hanno i governi e gli scienziati pubblici, che hanno sbagliato tutto facendo crescere il debito pubblico per realizzare grandi opere controproducenti a livello ambientale ed energetico  e non hanno corretto lo sviluppo industriale fornendo le istruzioni giuste per produrre l’energia mobile.

Oggi i governi, la ricerca pubblica e le multinazionali, di comune accordo, nascondono la testa sotto la sabbia. Ignorano i principi di Pascal, Torricelli ed Henry, e continuano a inseguire cicli termici, nucleari, solari, eolici, chimici, accumulatori di energia, pale eoliche, continuando a produrre inquinamento e spazzatura tecnologica, termica, chimica e radioattiva.  Perfino nello spazio lanciamo spazzatura tecnologica che non è in grado di ritornare sulla terra non avendo la capacità di produrre l’energia che serve istante per istante a bordo dei velivoli, senza mettere in serio pericolo di vita gli astronauti di oggi e i passeggeri del prossimo futuro, semplicemente riciclando l’acqua e l’aria che non si consumano. La piccola percentuale di aria che fuori esce dal serbatoio aperto posto all’uscita della turbina deve essere reinserita nel volume di aria compressa con un mini compressore, che oggi fino alla pressione di quaranta bar costa dieci euro, mentre l’acqua è riciclata all’infinito. Il guadano energetico tra l’energia consumata e prodotta aumenta in proporzione alla differenza di pressione con la pressione atmosferica. In ogni caso, l’energia prodotta sarà centinaia di volte superiore a quella consumata. L’energia consumata non è un’energia esterna ma prodotta dallo stesso sistema. Dipende dal rendimento delle macchine dalla qualità del materiali utilizzati e dalla precisione delle lavorazioni meccaniche delle tenute rotanti. I rendimenti maggiori servono a realizzare impianti più leggeri, non a ridurre i consumi energetici poiché l’acqua e l’aria non si pagano. 

  Come ho scritto nella nuova home pagina di https://www.spawhe.eu,  tra i patrimoni dell’umanità, insieme alla pizza napoletana e all’eventuale baguette francese, dovrebbe esserci anche il sistema SPAWHE, come unico esempio di ricerca pura a trecentosessanta gradi,  realizzato con zero finanziamenti, con il solo ragionamento sulla protezione globale dell’ambiente, che è arrivato all’unica possibile energia di sopravvivenza dell’uomo, dove le ricerche super finanziate degli enti pubblici mondiali e delle multinazionali non darebbero mai arrivate.       

Oggi, le multinazionali per vendere prodotti che non c’entrano niente con l’ambiente, fanno un gran parlare della lotta al riscaldamento globale, ma io chiedo: cosa costa di meno dell’acqua e dell’aria per produrre energia? Che cosa ci vogliono vendere? Non basta che per oltre centocinquanta anni ci hanno venduto carbone, gas, petrolio, che non servono? Comunque stanno riuscendo a venderci pannelli solari, pale eoliche, auto a batteria, auto a idrogeno, pur di venderci cose che non servono con la complicità dei governi e della scienza pubblica.  Come faranno a montare queste energie a pagamento sui mezzi agricoli sui grandi mezzi di trasporto, sulle navi, aerei e astronavi? 

Albert Einstein aveva già intuito   la realtà che stiamo vivendo e lo espresse a un raduno che trattava “la libertà di opinione” con le seguenti parole: “La centralizzazione della produzione ha determinato una concentrazione del capitale produttivo nelle mani di un numero relativamente ristretto di cittadini del paese (Stati Uniti). Questo piccolo gruppo esercita un dominio opprimente sulle istituzioni educative della nostra gioventù, come anche sui grandi quotidiani del paese. Nello stesso tempo esercita un’influenza enorme sul governo. Già di per sé questo costituisce una seria minaccia alla libertà intellettuale della nazione. Ma a ciò si aggiunge il fatto che il suddetto processo di concentrazione economica ha generato un problema in precedenza sconosciuto: la disoccupazione permanente di persone in grado di lavorare.”

Al pensiero di Einstein il sottoscritto, che per metà della vita si occupato di produzione industriale e per l’altra metà di sistemi ambientali, aggiunge che la disoccupazione esiste perché tutti gli impianti e i processi di lavorazione sono incompleti dal punto di vista ambientale. Se si completassero gli impianti di produzione ampliando i cicli di lavorazione principali anche ai cicli collaterali riguardanti gli aspetti depurativi, quello che sottrae lavoro all’uomo per mezzo dell’automazione industriale, verrebbe compensato dal lavoro collaterale che azzererebbe l’inquinamento. Ovviamente, questo non significa che i cicli collaterali si devono chiudere nella stessa fabbrica di produzione, significa soltanto che si devono cambiare i sistemi depurativi come descritto ampiamente su https://www.spawhe.eu, una piccola parte la devono fare gli imprenditori e gli utenti (come cambiare le ciminiere) una grossa parte la devono fare le infrastrutture pubbliche realizzando la depurazione globale https://www.spawhe.eu/patent-drawings-synergic-plants/.

Ma questo non lo comprendono nemmeno le opposizioni sindacali e ambientaliste che fanno le proteste contro i licenziamenti e contro l’inquinamento, senza mai entrare nel merito dei processi energetici, produttivi e depurativi. Dove è tutto da rifare a livello mondiale. Se noi volessimo rifare tutti gli impianti sbagliati mondiali, soprattutto pubblici e infrastrutturali, non basterebbero tutti i migranti e i disoccupati che cercano lavoro. Dovremmo importare manodopera anche dal pianeta più vicino. Invece rischiamo di diventare come Marte (senza atmosfera e acqua) anche per colpa degli impianti e delle bombe nucleari dell’uomo

Il riscaldamento globale lo conosciamo bene, se i potenti della terra, sapessero fare il loro lavoro. comprederebbero che cambiando il modo di produrre energia, lo risolveremmo come effetto secondario della preparazione alla sopravvivenza dei fenomeni che fanno più paura al genere umano: le alluvioni le glaciazioni, i terremoti, gli incendi, l’inversione dei poli magnetici e il fenomeno sconosciuto che ha trasformato Marte in un freddo deserto senza acqua e atmosfera. Di fronte a queste calamità che avverranno sicuramente perché tutto si trasforma, fortunatamente, non improvvisamente, e non contemporaneamente su tutto il pianeta, tuttavia nemmeno tanto lentamente, abbiamo già perso troppo tempo per prepararci adeguatamente. I segnali ci sono e sono molto evidenti: basti pensare al rallentamento delle correnti marine e di quelle magnetiche. E’ certamente necessario indagare sull’origine dei fenomeni, ma prima è necessario seguire il nostro istinto di conservazione. Senza l’energia di sopravvivenza non avremo nessuna speranza di salvezza, qualunque sia la causa del disastro. Lo abbiamo visto in diversi film di fantascienza. Gli uomini si ammazzeranno per un bidone di petrolio e per qualche scatoletta di cibo fino all’esaurimento delle scorte.  Siamo all’anno zero della prevenzione con sistemi che oltre tutto costerebbero molto meno di quelli che ci addebitano attualmente per pagare reti di distribuzione, dell’acqua, del gas, dell’energia elettrica, le depurazioni. Nelle bollette che ci addebitano gli enti pubblici dell’energia sono incluse anche le spese di ricerca, che non sono mai andate nella direzione giusta. Anzi gli enti pubblici mondiali stanno chiaramente ostacolando le energie protettive dell’ambente e quelle della sopravvivenza.

 In altre parole, gli scienziati pubblici e privati, fin dall’avvento dell’era industriale hanno fatto le scelte sbagliate sia sul piano gestionale e depurativo, sia su quello energetico, non avendo mai analizzati i sistemi globalmente. Infatti, in condizioni estreme di sopravvivenza, le prime fonti energetiche che vengono a mancare sono proprio quelle che hanno scelto. Addirittura, quelle nucleari e idroelettriche, aggraverebbero i disastri dovuti alla radioattività e alle alluvioni, mentre quelle commerciali, che hanno bisogno di una apposita rete di distribuzione (gasdotti, oleodotti, combustibili chimici, idrogeno) nelle migliori delle ipotesi resteranno senza combustibili e non servirebbero a niente; nelle peggiori, produrranno immensi incendi e altro inquinamento.  

Alle attuali classi dirigenti mondiali il moto perpetuo idroelettrico pressurizzato è indesiderato perché vogliono continuare a vendere il gas il petrolio, l’uranio, le attuali pompe, gli attuali motori, gli attuali pannelli solari, le pale eoliche, attuali grandi turbine, costruire le attuali dighe, gli attuali aerei, auto, camion, navi. Non importa se queste tecnologie costano di più, sono inquinanti e non serviranno a proteggere la vita dei degli abitanti della Terra. La fine del mondo non è immediata, le vittime dei disastri attuali si devono sacrificare per conservare gli attuali posti di lavoro pubblici e privati. Dov’è la Giustizia internazionale che legge questa nona lettera aperta? Cosa ci vuole a mettere insieme alcuni premi Nobel per smentire ufficialmente un semplice pensionato con argomentazioni scientifiche al di sopra di ogni possibile dubbio, su verità tecniche, che per il sottoscritto sono semplici e lineari, certamente, meno complicate delle energie nucleari che hanno prodotto soltanto disastri. Quanto sono costate le sperimentazioni sulle energie e motori termici, sulle energie solari, nucleari, eoliche? Probabilmente, milioni di miliardi. Nessuna invenzione nasce dal nulla spontaneamente, nemmeno l’idroelettrico compresso che è stato preceduto da molti altri brevetti ambientali che gli hanno aperto la strada con ragionamenti che mettevano insieme acqua e aria diversamente dagli impianti attuali.    Posso assicurare che per l’energia idroelettrica compressa e per le invenzioni che l’anno preceduta non è stato speso nemmeno un euro pubblico o di una multinazionale nell’intero pianeta Terra. La ragione è molto semplice: queste invenzioni fanno paura ai centri di potere che hanno stravolto non solo l’ambiente ma anche la ricchezza mondiale, concentrandone il 50 % nelle mani dell’1 % della popolazione. Fanno paura perché sono troppo semplici, non hanno formule segrete, non sono protette dalla proprietà industriale. Non possono non funzionare.  E solo questione di tempo, prima o poi, saranno realizzate e proteggeranno l’ambiente e molte vite umane. Speriamo che questo avvenga su larga scala prima della prossima inversione dei poli magnetici polari. Se questo avverrà su una piccola scala, i poveri saranno fregati di nuovo, perché si salveranno soltanto i ricchi che li guarderanno dall’alto mentre saranno travolti da terremoti e tsunami. La storia del futuro non parlerà dell’arca di Noè ma di grandi astronavi che si solleveranno sopra i disastri con l’unica energia disponibile anche in condizioni estreme di sopravvivenza: l’acqua e l’aria. E’ necessario ripristinare una scala dei valori che servono al genere umano, pagando qualcosa in meno a calciatori, uomini di spettacolo e politici ed economisti che non distinguono quali sono i progetti buoni e quelli cattivi e nemmeno si documentano personalmente. Si fidano di consiglieri di parte, corresponsabili delle attuali scelte, che hanno riscaldato il pianeta e oggi tacciono sulle energie di sopravvivenza, rischiando di avere sulla coscienza la vita dei loro stessi figli. Ammesso che abbiano una coscienza.

Albert Einstein auspicava fortemente un governo mondiale per scongiurare il pericolo di una guerra nucleare. Io dico che anche senza una guerra nucleare è necessario un governo scientifico, tecnico e politico mondiale, perché i pericoli non sono solo quelli, ma anche sociali, ambientali, geologici, astronomici, ma chi può entrare in un governo del genere se le Nazioni Unite, costituite subito dopo la seconda guerra mondiale non hanno fatto passi concreti nella gestione democratica del potere, ma soltanto passi burocratici?

Non ci può essere nessuna democrazia mondiale senza fare degli studi imparziali sull’organizzazione del lavoro mondiale, sulla protezione dell’ambiente e sull’energia di sopravvivenza che servano da guida ai singoli stati. Quale motivazione possono avere i singoli governi ad accettare un governo mondiale senza vantaggi concreti? Se qualcuno legge il mio curriculum vitae può notare che ho partecipato alla realizzazione di alcuni impianti di depurazione, sollevamento e distribuzione acque in Tunisia. Questi erano finanziati dalla Banca Mondiale e quindi dalle Nazioni Unite. Sono stati certamente utili. Ma se fossero stati anche innovativi e rivoluzionari sul piano ambientale ed energetico come quelli proposti su https://www.spawhe.eu, potevano costituire un incentivo a seguire un governo centrale super organizzato, che non copia ma crea ed è sempre avanti rispetto ai singoli governi, compreso quello europeo, che addirittura, come ho citato in questo articolo fa una gara per la depurazione dell’aria urbana, ma non sperimenta prima i brevetti  molto più completi depositati da un cittadino europeo (https://www.spawhe.eu/european-environmental-competition/). Come si può governare il mondo se i potenti dialogano solo con i potenti e la burocrazia dei singoli paesi si somma a quella europea e delle Nazioni Unite? Mentre la creatività degli inventori liberi è mortificata dagli stessi organi gestiti dalle Nazioni Unite, come la WIPO (World Intellectual Property Organization). Come fanno i legislatori che si occupano di brevetti a non fare nessuna distinzione tra brevetti commerciali e di pubblica utilità sociale e ambientale? Le invenzioni sulle medicine, quelle ambientali, quelle energetiche innovative, vanno diffuse non tutelate, ma incentivando gli inventori con i diritti di autore, non derubandoli. Le Nazioni Unite hanno il dovere di cercare queste invenzioni trascurate dai centri di potere locali, non di creare altri ostacoli alla loro diffusione. Io posso comprendere che uno due tre quattro cinque brevetti di pubblica utilità possano sfuggire ai funzionari delle Nazioni Unite. Non posso comprendere che sfugga un intero modello di sviluppo alternativo, composto da trentadue brevetti ambientali ed energetici nazionali, uno europeo e cinque internazionali tra loro collegati, che affrontano e risolvono virtualmente tutti i problemi ambientali del nostro tempo di depurazione e prevenzione ambientale, semplicemente cambiando il modo di produrre energia. Solo un uomo libero e povero di mezzi poteva inventare l’energia di sopravvivenza. Non avendo finanziamenti per nuove sperimentazioni, ha messo insieme razionalmente cose già sperimentate della natura e dai padri della scienza con l’aiuto della tecnologia. E’ ovvio che gli inventori addomesticati dal potere non sarebbero mai arrivati a questo tipo di energia cercando esclusivamente energie commerciali.  Per ironia della sorte, nel rapporto efficienza costi, non c’è nessuna energia che possa superare l’energia di sopravvivenza nelle versioni fisse e mobili. E’ praticamente impossibile che sia superata anche in futuro perché sfrutta contemporaneamente tre principi fisici importantissimi che producono energia proteggendo l’ambiente (Pascal, Torricelli, Henry).  Ma se gli inventori liberi hanno il dovere morale di cercare soluzioni di pubblica utilità, dove si accorgono che gli enti pubblici e le multinazionali non hanno indagato, i governi nazionali, europeo, le Nazioni Unite hanno anche il dovere di verificarle, oppure di contestarle sul piano tecnico è scientifico. Non possono, tutti insieme, nascondere la testa nella sabbia, fingendo di non sapere. 

E’ assurdo che i legislatori mondiali trattino allo stesso modo l’invenzione di un oggetto commerciale da una serie di invenzioni ambientali ed energetiche alternative a quelle attuali, che potrebbero salvare molte vite umane nel caos generale geologico, elettrico e informatico, pretendendo che l’inventore, isolato da tutti  i centri di potere, si finanzi da solo e paghi per ogni sua invenzione i costi di deposito e mantenimento dei brevetti che per la durata di venti anni estesi a livello internazionale costano circa 150.000 euro cadauno. Se il sottoscritto avesse esteso trenta brevetti che riguardano l’ambiente e l’energia, solo per gli adempimenti burocratici avrebbe dovuto spendere 4.500.000 euro, poi avrebbe dovuto trovare i fondi necessari alle sperimentazioni e all’industrializzazione delle varie attività.  A queste condizioni solo Bill Gates può fare l’inventore di un sistema completo energetico e depurativo valido a livello mondiale. Ma Bill Gates, pur essendo un grande genio dell’informatica sensibile ai problemi ambientali, non credo che sia altrettanto geniale in questo settore. Infatti, egli sta finanziando con 2.000.000.000 $ la produzione di energia tramite  aquiloni per raccogliere energia dai venti di alta quota, e un reattore nucleare che non fonda sulla terra ( sistema Terra Power), al quale ho dedicato un articolo ripreso da diverse riviste internazionali: https://www.spawhe.eu/open-letter-to-mr-bill-gates-on-energy-miracle/

Il progresso non può essere condizionato da legislatori ciechi e dalla burocrazia. Chi ha le idee e l’esperienza  le deve sviluppare per far vedere al mondo fin dove possono portare. Devono essere le classi dirigenti mondiali in grado di saper scegliere le soluzioni che salvano l’ambiente e le vite umane. L’inventore non può combattere su troppi fronti e contemporaneamente proteggere le sue idee con milioni di dollari o euro che solo i governi e le multinazionali possono avere. Ma nessuno può credere a questa realtà perché nessuno conosce come si progetta globalmente per l’ambiente, compresa la scienza, che è divisa in molti rami che non comunicano tra loro.

Gli uomini pratici, di successo, oggi si concentrano soprattutto sulle scienze delle comunicazioni,  informatiche, politiche ed economiche, per creare e gestire la ricchezza  mondiale. Alle scienze matematiche fisiche idrauliche astronomiche ci hanno pensato i padri della scienza. Se questi hanno dimenticato qualche cosa nessuno si accorge di niente. Agli errori del passato si aggiungono i nuovi e chi ha il potere di nasconderli non ci pensa neanche due volte per difendere i propri affari, le proprie alleanze politiche ed economiche.

Quello che è successo nel campo scientifico supera ogni fantasia. La scienza è colpevole di aver formulato i principi della conservazione dell’energia, senza aver indagato sufficientemente sull’applicazione della forza sul punto materiale (privo di dimensioni) nell’acqua invece che nel vuoto o nello spazio ha valori molto superiori, pur rispettando i principi di Newton. A causa della densità dell’ambiente acquatico che è quasi mille volte superiore a quella dell’aria, è possibile lo sfruttamento dell’energia cinetica dell’intera massa di acqua sviluppata all’interno di una sezione intubata separatamente dall’acqua statica circostante (come una condotta sotto marina): ponendo in serie una pompa con la mandata orientata verso il basso che vince lo stato d’inerzia dell’acqua, e una turbina che rallenta la velocità  che acquisterebbe l’acqua producendo energia (invece  di dissipare l’energia cinetica in calore). L’acqua non viene dispersa ma restituita allo stesso bacino attraverso una bocca sommersa che non si oppone all’energia cinetica di scarico residua all’uscita della turbina essendo equilibrate le pressioni statiche interne ed esterne al tubo un cui sono inserite la pompa e la turbina.

Infatti, in questa applicazione l’energia prodotta dalla turbina è molto superiore all’energia assorbita dalla pompa. A causa dello sfruttamento dell’energia di posizione (mgh) dell’acqua superficiale intubata, che acquista energia cinetica (1/2 mv2), che solo in minima parte è fornita falla pompa che vince solo lo stato d’inerzia.  Questo è il principio dell’energia idroelettrica sommersa, non realizzata in nessuna parte del mondo ma brevettata dal sottoscritto, che ha preceduto l’energia idroeletrrica compressa che è ancora più potente.

Inoltre, la scienza ha legiferato i principi della conservazione dell’energia senza il supporto dell’esperienza pratica di chi conosce le macchine e gli impianti. Non è bastato al sottoscritto aver individuare l’unico possibile punto di contatto tra un circuito idraulico aperto e chiuso per rivoluzionare positivamente il mondo dell’ambiente e dell’energia, l’inventore privato, non sponsorizzato da nessuno, deve combattere contro il mondo intero, per far conoscere le applicazioni tecniche legate a questa semplicissima e universale invenzione.

 Il primo nemico è il silenzio della scienza pubblica che avrebbe dovuto essere imparziale se le università di tutto il mondo e i ricercatori pubblici non avessero sbagliato a realizzare gli impianti idrici e idroelettrici mondiali. Come ho già scritto, non c’è bisogno di dimostrarlo praticamente, ma c’è molto da lavorare per l’intera industrializzazione, determinare i rendimenti delle singole applicazioni, alleggerire i materiali. E’ necessaria una nuova rivoluzione industriale partendo dagli errori commessi dalla prima ai quali il sottoscritto ha partecipato per quasi quaranta anni, obbedendo agli ordini ricevuti, come un soldato in guerra che pensa di fare la cosa giusta obbedendo agli ordini dei generali. Come i reduci del Vietnam hanno avuto delle crisi di coscienza, il sottoscritto ha pensato che la sua esperienza poteva servire, perché non sempre i generali hanno ragione. Le riflessioni devono essere fatte in tempi di pace perché durante le guerre non c’è il tempo per la ragione. Ringrazio il cielo di avermi dato il tempo e la pace per portare avanti il mio lavoro.  

Ho sempre scritto e lo confermo che non mi interessa la proprietà industriale dei miei depositi di brevetti. Non ho mai scritto di rinunciare alla proprietà intellettuale. Ho anche scritto che la proprietà intellettuale, se le leggi sono uguali per tutti comporta anche i diritti di autore se i brevetti si realizzano e risultano efficienti.  Ho anche scritto che la WIPO, come organo delle Nazioni Unite, ha stravolto un principio di giustizia universale legando la proprietà intellettuale alla proprietà industriale, favorendo gli inventori pubblici e quelli delle multinazionali e danneggiando gli inventori privati. Il calcolo indicativo del costo di mantenimento di trenta brevetti internazionali la prassi e l’organizzazione necessaria per mantenerli, dimostrano che i legislatori si sono concentrati soltanto sulla proprietà industriale. Non su quella intellettuale che è inserita nella sigla WIPO. Ma esiste anche una ragione ancora più importante che richiede la separazione della proprietà intellettuale da quella industriale: “le idee viaggiano molto più veloci delle realizzazioni pratiche e quindi gli inventori devono essere liberi, non possono essere legati alla realizzazione di singole invenzioni”. Probabilmente la WIPO ha commesso questo errore perché anche i ricercatori pubblici e privati depositano i brevetti. Inventori e ricercatori non sono la stessa cosa. Il sottoscritto in undici anni ha depositato trentadue brevetti nazionali uno europeo e cinque internazionali. Un ricercatore non può viaggiare a tale velocità perché non può passare da una tecnologia all’altra e nemmeno metterle insieme liberamente, disobbedendo alle direttive ricevute da datori di lavoro che hanno investito i loro capitali in uno specifico settore. Io ho spiegato in questo articolo, che se avessi trovato i finanziatori per i primi brevetti, quasi certamente, non avrei completato l’intero percorso creativo che mi ha portato all’energia interattiva protettiva dell’ambiente e a quella della sopravvivenza in condizioni estreme climatiche mondiali.

Io non penso che le altre categorie di autori di opere intellettuali, soprattutto gli scrittori, siano costrette a pagare le tasse di mantenimento dei diritti di autore, senza trovare prima gli editori o i gli imprenditori che investono sulle loro opere d’arte.  Né penso che siano costretti, a rispettare un programma di scadenza a pagamento per mantenere i propri diritti intellettuali. Queste procedure stabilite da un ente gestito dalle Nazioni Unite, nate dopo la guerra mondiale, nel segno nel segno della democrazia mondiale, sono quanto meno discriminatorie e applicate a invenzioni di pubblica utilità mondiali, che addirittura dovrebbero essere considerate patrimonio dell’umanità e requisite, sono contro corrente, rispetto a quello che si aspettano i cittadini comuni dall’organizzazione delle Nazioni Unite. Pertanto, chiedo alle Nazioni Unite e ai giudici Internazionali di cambiare le regole della proprietà intellettuale in modo più democratico per lo meno per i brevetti di pubblica utilità mondiali, che devono essere accessibili a tutti, come i libri, gli spartiti musicali, le opere esposte nei musei, senza penalizzare gli inventori che non traggono nessun profitto dalle invenzioni se prima non vengono realizzate dai governi o dalle aziende private che ne traggono profitto.

 Con le attuali alleanze che si sono create tra gli enti di ricerca pubblici, i legislatori, le aziende appaltatrici di lavori pubblici, le multinazionali dell’energia, delle depurazioni, dei trasporti, è ovvio che le invenzioni degli inventori privati nessuno le prende in considerazione.  Tuttavia, avendo compreso attraverso la mia quarantennale esperienza di lavoro  che tutti questi grandi enti, pubblici e privati, in nessun caso chiudono tutti i cicli ambientali che aprono, è stato necessario dimostrare, pagando le tasse di deposito nazionali europee e internazionali, che nel settore dell’ambiente e dell’energia, l’attività degli inventori privati non è presa in considerazione da nessun ente pubblico e da nessuna multinazionale di nessun paese a prescindere da quello che si inventa. Con questo credo anche di aver dimostrato che gli enti di ricerca pubblici e privati non sarebbero mai arrivati all’energia interattiva e della salvezza, poiché lavorano a compartimenti stagni. Chi avrebbe dovuto coordinare gli appalti pubblici mondiali dovevano essere degli esperti dell’organizzazione scientifica del lavoro globale ambientale che non ha formato nessuna nazione del mondo. Come si progetta globalmente per l’ambiente è riassunto brevemente  nella vecchia e nuova pagina di http://www.spawhe.eu. Nelle pagine intermedi si entra nei dettagli.

Nella presente lettera aperta faccio due domande al segretario delle Nazioni Unite António Guterres:

1. Dopo ventitré COP organizzate e andate a vuoto non è ora di cambiare strada?

2. Come può l’attuale organizzazione dei brevetti internazionali essere compatibile con la parola Nazioni UNITE?

Io penso che nelle COP non sia mai entrata la scienza innovativa ma soltanto quella servile e penso che nell’interesse generale sarebbe opportuno ripristinare subito il diritto di autore svincolandolo dalla proprietà industriale.  Oggi tale diritto è stato usurpato da normative inique e senza senso. Tuttavia, nessuno se ne è accorto perché gli unici penalizzati sono gli inventori autonomi, non dipendenti dalle aziende pubbliche e private. Questa modifica deve essere fatta per diverse ragioni:

La prima: oggi non esiste una progettazione ambientale alternativa perché gli enti pubblici mondiali studiano le soluzioni e le aziende private, grandi e piccole eseguono i lavori. Ci guadagnano tutti e tutti ufficialmente, combattono il riscaldamento globale. Ma intanto la percentuale di CO2 nell’ambiente continua a salire perché le soluzioni adottate non sono efficienti. 

La seconda: la progettazione ambientale alternativa non esiste perché non conviene agli inventori  privati mettersi contro l’intero sistema mondiale dell’ambiente e dell’energia, rimettendoci il proprio lavoro e i propri risparmi economici per pagare i depositi di brevetto e  pochissime speranze di trovare interlocutori  pubblici o privati. Inoltre, le invenzioni occasionali non risolvono i problemi perché è il sistema generale che deve essere cambiato.  

La terza: non costa nulla modificare normative sbagliate che io ho già suggerito in un questionario inviatomi dalla WIPO qualche mese fa e scritto nelle otto precedenti lettere aperte indirizzate alle corti di giustizia internazionali che fanno parte dell’organizzazione delle Nazioni Unite. Addirittura questa modifica potrebbe portate introiti economici alle casse della WIPO (quindi alle Nazioni Unite) se le invenzioni risultassero esatte.  Oggi gli inventori di soluzioni ambientali ed energetiche innovative non finanziate da nessuno, non percepiscono nulla, non hanno nessun diritto legale sulle loro invenzioni anche se in futuro si rivelassero esatte, non avendo potuto sostenere da soli il costo di mantenimento dei brevetti pretesi dalla WIPO, che assimila gli inventori agli imprenditori, non agli autori di opere di intelletto.  Non sarebbe più logico esentare dalle tasse di deposito gli inventori che non aspirano alla proprietà industriale di soluzioni di pubblica utilità? Se e quando le invenzioni diventano di pubblico dominio agli inventori sarebbero riconosciuti i diritti di autore e alla WiPO una percentuale di tali diritti, che oggi non percepisce.  

La quarta: un’invenzione di importanza mondiale come l’energia di sopravvivenza (composta da diversi brevetti paralleli) nelle mani di una sola azienda sarebbe catastrofica per l’intero sviluppo mondiale in quanto, difficilmente potrebbe soddisfare il fabbisogno mondiale di impianti che proteggono e depurano l’ambiente e nello stesso tempo accentuerebbe la differenza tra ricchi e poveri.

La quinta ragione ugualmente non è razionale: sarebbe lasciare le cose come stanno, e decaduti i diritti intellettuali del sottoscritto a livello internazionale, il sottoscritto paghi le tasse di mantenimento solo in Italia, impedendo solo agli enti pubblici italiani di adeguare gli impianti depurativi ed energetici e ai costruttori italiani di poter adeguare gli impianti elettromeccanici o importarli dall’estero, senza il consenso del sottoscritto, fino a che i brevetti non decadano. Questa sarebbe una punizione grave per tutti gli italiani anche se la classe dirigente lo merita ampiamente.

Altri risvolti dell’intera faccenda potranno emergere in seguito, ma da quello che ho vissuto in undici anni  vissuti come inventore ambientale la situazione dell’ambiente rispecchia fedelmente l’ipocrisia dei governi, della  politica, economia, scienza e della giustizia mondiale.  Se le Nazioni Unite vogliono contribuire a rendere un mondo migliore devono iniziare proprio dai settori di loro competenza modificando con retroattività le leggi sulla proprietà intellettuale che riguardano l’ambiente e l’energia, tutelare gli inventori privati o pubblici che si occupano della risoluzione dei gravissimi ambientali mondiale dovuti, non soltanto all’incompetenza umana, purtroppo dimostrata anche dalla scienza attuale. Ma ci dobbiamo anche preoccupare delle grandi calamità naturali geologiche e astronomiche che non l’uomo non ha ancora vissuto, che non dipendono dall’incompetenza umana. In questo campo siamo veramente all’anno zero, perché tutto quello che ha fatto, la scienza, compresa la NASA, non tutela la specie umana.   

Per il sottoscritto, la giustizia non è una parola vuota. Non è necessario essere laureati in giurisprudenza per sapere quello che è giusto e ingiusto. Io ho spiegato ampiamente le ragioni pratiche e morali per le quali la proprietà intellettuale deve essere separata da quella industriale ma anche su questo fronte sto raccogliendo silenzi. Io credo nella scienza dei padri della scienza, non a quella attuale e credo nella giustizia universale. E’ questa la ragione per la quale nonostante i silenzi che ho raccolto dagli enti pubblici e dagli imprenditori, prima italiani e poi mondiali, e l’impossibilità di rispettare le assurde regole della WIPO, sono andato avanti ugualmente nel mio lavoro. Ho ritenuto che era mio dovere andare avanti, come ritengo che sia dovere delle Nazioni Unite ridare la dignità del lavoro agli inventori indipendentemente da chi siano i loro datori di lavoro. Non ci vuole molto a comprendere che chi non aspira alla proprietà industriale non deve pagare nessuna tassa di deposito e nemmeno di mantenimento dei brevetti e non deve fare nessuna ricerca per vendere i propri brevetti a singoli imprenditori.

Le nazioni unite hanno il dovere di vigilare affinché non sia trascurata nessuna soluzione che possa salvare vite umane. Usando le parole di Einstein: devono svolger il ruolo di Mosè, non di Machiavelli.  

Per il sottoscritto, che è solo un pensionato italiano con famiglia carico e un reddito modesto, è stato un grosso sacrificio pagare le tasse dei depositi europei e internazionali, per dimostrare che nel mondo intero, le invenzioni ambientali degli inventori privati sono indesiderate, sia dagli enti pubblici che dalle multinazionali in tutti i paesi del mondo. La WIPO sa bene quando mi sono costati questi depositi di brevetti senza speranza di realizzazione. Tuttavia, io ritengo, che questi soldi siano i migliori soldi spesi nella mia vita poiché hanno dimostrato l’universalità dell’ipocrisia delle classi dirigenti pubbliche e private mondiali nei confronti dei problemi ambientali ed energetici.

Quello che disturba il sottoscritto, che è stato sempre in prima linea a sviluppare e realizzare progetti industriali e ambientali è il fatto che i politici mondiali che ci governano si vantano del benessere che è stato creato senza che vi abbiano mai partecipato direttamente e senza conoscere quello che si poteva creare se la scienza pubblica mondiale avesse indagato sulle sinergie possibili tra acqua e aria fin dall’avvento dell’era industriale. Se lo avessero fatto, sicuramente non avremmo gli attuali enormi debiti pubblici per grandi opere idrauliche, termiche, nucleari, oleodotti, metanodotti, che non servono, anzi producono soltanto disastri.

Da un articolo in rete segnalo la classifica dei dieci paesi più indebitati al mondo aggiornata a giugno 2017: Stati Uniti: 18.237 miliardi di euro, Giappone: 10.557, Italia: 2.407, Regno Unito: 2.345, Francia: 2.173, Cina: 1.684, Germania: 1.544, Olanda: 475, Belgio: 435, Austria: 305. Gran parte di questi debiti sono dovuti a opere energetiche e di distribuzioni idriche inutili e contro producenti proprio perché non sono state individuate le energie interattive, che avrebbero depurato anche l’ambiente senza stravolgere i territori.

Le Nazioni unite non possono prestarsi ai giochi di potere dei governi e delle multinazionali che non avendo approfondito i progetti sotto tutti gli aspetti, hanno creato uno sviluppo distruttivo dell’ambiente, mentre poteva essere protettivo. Le Nazioni unite hanno molto potere ma non lo stanno usando correttamente, almeno nella gestione dell’ambiente e dell’energia mondiale. Il mondo ha bisogno di essere guidato soprattutto moralmente e scientificamente, non di semplici organizzatori di vertici e congressi.  Le ventitré COP fino ad ora organizzate sono state un totale fallimento perché utilizzano consiglieri scientifici economici e politici legati ad altri poteri. Se le cose non stessero in questo modo non ci sarebbe tanto silenzio sulle mie soluzioni e i problemi del riscaldamento globale sarebbero già stati affrontati razionalmente per pulire l’energia fossile con le soluzioni pubblicate già da alcuni anni su internet e successivamente dal 2015 nella vecchia pagina iniziale di https://www.spawhe.eu, oggi staremmo ad affrontare soltanto l’argomento dell’energia di sopravvivenza che fa parte della nuova pagina iniziale dello stesso sito web. Tutto quello che è riportato in questo sito è stato studiato in modo imparziale perché il sottoscritto non è legato a nessuna disciplina scientifica e a nessuna azienda pubblica o privata. L’energia di sopravvivenza è nata per economizzare i costi della pulizia dell’energia fossile e razionalizzare i sistemi depurativi. Credo di essere riuscito a centrare entrambi gli obiettivi. Io mi chiedo perché sono stato isolato?

Se fossi stato un esperto di energia nucleare mi sarei concentrato sulla neutralizzazione delle scorie radioattive. Non avrei saputo da che parte incominciare. Questo non sono riusciti a farlo nemmeno i premi Nobel e io mi chiedo perché sono stati premiati?

Perché sono stati premiati gli scienziati dell’IPCC e Al Gore? A parte le buone intenzioni, quali risultati concreti hanno ottenuto?   

Se io ho scelto per la pulizia dell’energia fossile in versione fissa l’energia idroelettrica con il riciclo dell’acqua in combinazione con la depurazione dei fumi in serre calcaree nella vecchia pagina iniziale di https://www.spawhe.eu, e perché ho seguito un ragionamento globale, già fatto su larga scala dal creatore dell’universo.  Partendo da questo concetto prima o poi dovevo arrivare anche pulizia dell’energia mobile. Era solo quesitone di tempo. Ma io stesso non lo sapevo. Dovevo cercare altri principi scientifici da utilizzare (Newton, herz, Pascal,Torricelli, Henry) mettendo insieme aria e acqua razionalmente con l’aiuto della tecnologia (pompe, turbine, compressori, motori, alternatori, variatori di corrente e frequenze), senza disturbare l’energia termica e nucleare, nemmeno quella solare ed eolica. Praticamente, nessuna delle energie esistenti.  Chi non ha fatto ragionamenti depurativi completi, eliminando i vizi originali con cicli completi e si è accontentato di ridurre le emissioni con semplici filtrazioni, nascondendo il CO2 e le scorie radioattive nel sottosuolo, non è riuscito a pulire l’energia fossile, nemmeno quella nucleare, Come poteva trovare l’energia della sopravvivenza degli uomini contro i disastri globali?

Non si possono realizzare le grandi riforme ambientali e sanitarie con enti pubblici inefficienti e multinazionali affamate di profitti. La proprietà industriale sulle invenzioni di pubblica utilità ambientale e sui farmaci deve essere eliminata, premiando e incentivando gli inventori e rendendo le invenzioni accessibili a tutte le aziende che investono in opere di pubblica utilità e farmaci contro le malattie, rendendo la vita migliore. Se le aziende pubbliche mondiali continuano a sbagliare la progettazione degli impianti pubblici non possono nemmeno imporre nuove normative alle aziende private che continuano a inquinare con il consenso dei legislatori. Infatti, la multinazionale Italiana ENI, mi scrisse che non era interessata alla mia soluzione che neutralizzava il CO2 dell’energia fossile (producendo carbonati nell’acqua) perché rispettava le normative esistenti. Gli altri produttori di energia fossile non hanno mai risposto per furbizia, non avendo il coraggio di dire la stessa stupidaggine. I legislatori non possono accettare i limiti di emissioni dovuti a cicli di depurazione incompleti e ignorare le invenzioni degli inventori privati per salvare gli investimenti sbagliati degli enti pubblici e delle multinazionali. Io penso che sia stata una insperata fortuna per il mondo intero che, successivamente, sia arrivato all’energia interattiva compressa che consumando solo l’usura dei materiali produce energia e depura le acque senza combustibili fossili e nucleari. Oggi, dopo aver accertato da che parte stanno i governi e le multinazionali, mi chiedo da che parte stanno anche le Nazioni Unite.  Non perché io sia infallibile come inventore, ma perché io sono certo che le soluzioni che utilizzo già funzionano in tutto il mondo separatamente. Io non le altero, né chimicamente, né fisicamente, ma le metto soltanto insieme razionalmente per farle funzionare contemporaneamente. Non posso sbagliare perché questo è stato il mio mestiere per una vita intera, anche se mi è mai stato chiesto soltanto di installare e far funzionare gli impianti, non di modificarli.  

 Il sottoscritto, dopo otto lettere aperte indirizzate alle corti di giustizia internazionali ai seguenti indirizzi mail:  information@icj-cij.org, achats@icj-cij.org, scrive anche al segretario delle Nazioni Unite. Se questi indirizzi non sono validi, per favore, qualcuno mi aggiorni.

Inoltre, se le Nazioni Unite vogliono veramente esser utili nel governo del mondo, dovrebbero aggiungere tra i requisiti di brevettabilità di una soluzione industriale anche la compatibilità ambientale, oltre alle ben note caratteristiche di inventività novità e applicabilità industriale. Questo significa che non solo non si potrebbero brevettare impianti con emissioni inquinati, ma anche che quelli esistenti dovrebbero essere aboliti o adeguati in un ragionevole periodo di tempo, non abbassando i livelli di emissione, ma cambiando le soluzioni energetiche con quelle a emissioni zero, sia per gli impianti fissi che mobili. In http:www.spawhe.eu, ci sono molti esempi di impianti a emissioni zero.  Come scritto nell’articolo, questa non sarebbe un’imposizione penalizzante per l’industria mondiale, ma un’immensa riforma di razionalizzazione delle spese generali di quelle sanitarie e l’organizzazione scientifica ad affrontare le emergenze ambientali in qualsiasi momento, con piani di fuga predisposti come quelli esposti attualmente negli edifici pubblici in caso di incendi.

Oggi non esistono piani di fuga contro le grandi calamità provocate dalla natura o dalle eventuali guerre nucleari, ma non esistono nemmeno i mezzi per scappare. Come scritto sopra gli attuali mezzi di trasporto sarebbero soltanto di intralcio alla circolazione.  Siamo uomini o topi presi in trappola da una classe dirigente prepotente e incompetente? A che servono le università se non insegnano a ragionare autonomamente? A che serve l’esperienza dei vecchi? Se un progettista da pensionato, invece di riposarsi, decide di fare l’inventore, significa che ha qualcosa di importante da proporre.  A che servono le elezioni politiche e amministrative se non eleggiamo gli uomini migliori per onestà, trasparenza, e cultura? Se non riusciamo a trovarli, almeno cerchiamo quelli che sanno leggere e distinguer i progetti di pubblica utilità da quelli commerciali. Io non so quale sia il male peggiore per l’umanità tra una classe dirigente mondiale ignorante scientificamente e una priva di moralità. Quasi certamente, abbiamo entrambe le cose nelle stesse persone, perché non è possibile che i problemi mondiali aumentano invece di diminuire e che siano tutti d’accordo nel tacere sulle possibili alternative.  Ma noi che accettiamo questo stato di cose non siamo migliori. 

Cordiali saluti

Luigi Antonio Pezone