L’energia interattiva, inesauribile e protettiva dell’ambiente, indesiderata dalla scienza e dai governi
L’ energia interattiva, inesauribile e protettiva dell’ambiente, indesiderata dalla scienza e dai governi
Lettera aperta di denuncia alle corti di Giustizia Internazionali su energia e ambiente
Egregi Signori giudici della corte di Giustizia Internazionale, con il massimo rispetto, per la vostra importantissima funzione, vi scrivo per denunciare grandissimi e diffusissimi reati internazionali, che i cento novantasei Stati Sovrani commettono quotidianamente contro loro stessi, i paesi confinanti e quelli lontani, perseverando a non comprendere che di fronte al riscaldamento globale è necessario un modello di sviluppo alternativo, che interagisca direttamente con il ciclo del carbonio, che è stato alterato dall’attuale sviluppo industriale e da sistemi energetici e depurativi, nati molto prima del protocollo di Kyoto e mai cambiati. Purtroppo, anche dalle nuove strategie ambientali ed energetiche che si stanno portando avanti, sembra che le autorità dell’ambiente e dell’energia e dell’economia, abbiano dimenticato come funziona il ciclo del carbonio universale e la circolazione termoalina. Il reato di “omissione di atti di ufficio” è il pane quotidiano di tutte le autorità mondiali dell’ambiente e dell’energia, e lo commettono all’uscita di ogni ciminiere, di ogni tubo di scarico, in ogni metro di fognatura, in ogni impianto termico, fisso e mobile, dove il ciclo del carbonio antropico si disperde, oppure degenera, peggiorando ancora di più lo stato dell’ambiente e impedendo lo sviluppo di una economia sostenibile. Questo reato lo commette soprattutto la scienza pubblica, che insegna nelle scuole i principi fondamentali, della chimica, fisica, biologia e della conservazione dell’energia nei confronti di chi, pazientemente, tassello dopo tassello, ha ricostruito il puzzle della protezione globale dell’ambiente, arrivando al concepimento delle energie interattive, che tramite le sinergie tra tecnologie e principi scientifici noti da secoli, proteggerebbero l’ambiente eliminando gli attuali grandi impianti energetici e depurativi, mentre le attuali rinnovabili, non essendo interattive e nemmeno competitive, sono un altro inutile dispendio di risorse.
Probabilmente, ho colto tutti di sorpresa con questa pubblica denuncia della scienza, a cui tutti dobbiamo molto. Tuttavia la ritengo necessaria, perché la scienza non è più quella concepita dai padri della scienza, ma soltanto la manipolazione dei principi legiferati ai fini del profitto economico. In molti casi, soprattutto, gli impianti pubblici, energetici e depurativi, vanno contro tali principi, ma nessuno vuole approfondire gli argomenti per non inimicarsi i potenti della Terra, che non gradiscono sconvolgimenti delle borse mondiali. che si basano sui sistemi insostenibili attuali.
Infatti, noi potremmo avere un modello di sviluppo sostenibile, contemporaneamente energetico e depurativo, che chiude in ogni luogo il ciclo naturale del carbonio, azzerando i costi dell’energia, senza penalizzare le potenzialità dello sviluppo industriale, ma accrescendole.
I principi fondamentali della fisica, chimica, biologia, idrologia sono stati calpestati negli impianti ambientali ed energetici realizzati dall’uomo. L’unico impianto che funzionava correttamente era quello della natura, attraverso il CICLO NATURALE DEL CARBONIO, che coinvolge gli oceani, l’atmosfera, i venti, le acque piovane, i fiumi, i laghi, i suoli. Nonostante sul pianeta Terra ci siano sempre stati importanti fenomeni naturali che alteravano il ciclo (eruzioni vulcaniche, grandi autocombustioni) l’equilibrio ambientale è stato sempre conservato, fino all’avvento dell’attuale era industriale.
Oggi, l’equilibrio è stato alterato e tra poco tempo i danni saranno irreversibili, perché chi ha un minimo di competenza di chimica organica sa che l’acidificazione che coinvolge le acque e i suoli è un fenomeno che avanza con una curva logaritmica. Il primo tratto della curva è quasi orizzontale, per cui le conseguenze climatiche non si avvertono eccessivamente, ma superato un certo limite, che probabilmente abbiamo raggiunto (avendo gli oceani perso il 30% di alcalinità, i ghiacciai una percentuale equivalente, la desertificazione avanza al ritmo di circa 12.000 Km2 all’anno) la curva di acidificazione del pianeta seguirà un andamento sempre più inclinato verso l’acidità totale.
Pertanto, chi progetta gli impianti antropici ha una grande responsabilità sociale e chi li approva, a livello legislativo, ha una responsabilità ancora maggiore. Ognuno dovrebbe fare la sua parte per il bene comune, ma più saliamo negli strati sociali che governano il mondo, più troviamo persone che non fanno il proprio dovere, confrontando la situazione attuale degli impianti energetici e ambientali con nuove proposte, estranee agli interessi di parte, che possono venire soltanto da chi non è legato a specifici interessi scientifici o aziendali.
Nel sito web http:www.spawhe.eu ci sono migliaia di pagine descritte con tutti i dettagli e con moltissimi disegni e schemi di funzionamento. Se la scienza che è pagata per proteggere l’ambiente non approva queste soluzioni, nate principalmente per evitare le attuali interruzioni dei cicli antropici, dovrebbe semplicemente citare il file, la pagina e il rigo dove, a loro parere scrivo cose non corrette. Mentre io scrivo apertamente che tutti gli attuali impianti non funzionano e non possono funzionare, spiegandone le ragioni. Infatti, il sottoscritto, propone, da anni, una lunga serie di soluzioni ambientali logiche e sostenibili, collegate tra loro, le quali, proprio perché basate sulla logica e sui collegamenti sinergici, gradualmente, da depurative, sono diventate anche energetiche interattive.
Infatti, anche l’energia fossile potrebbe diventare un’energia interattiva recuperando il calore disperso nell’acqua e nei fumi, per produrre contemporaneamente energia biologica e recuperando il CO2 per produrre acque alcaline e combattere l’acidificazione degli oceani.
Quindi, se si sintetizza la protezione dell’ambiente soltanto riferendosi alla corretta chiusura del ciclo del carbonio, si può asserire, che questa, ridotta ai minimi termini, richiede il trasporto di acque depurate e alcalinizzate agli oceani, in proporzione al CO2 prodotto dalle attività antropiche, senza immettere lo stesso CO2 nell’atmosfera. Allo stato attuale dell’arte, sia gli impianti termici, che i depuratori si sono sottratti a questo compito. Tuttavia, per il sottoscritto, possiamo avere due soluzioni, che sicuramente funzionano, ma con costi diversi:
La prima soluzione è quella di pulire l’energia fossile riprogettando tutti gli impianti fossili che sono stati sbagliati, non chiudendo il ciclo del carbonio.
La seconda soluzione è quella di non aprire il ciclo del carbonio e utilizzare energie sostenibili, che interagiscono positivamente con l’ambiente ossigenano le acque, abbinando un processo alcalinizzante delle stesse acque che sottrae gradualmente il CO2 emesso nell’ambiente con le attuali soluzioni energetiche e depurative non alcalinizzanti.
Ovviamente, essendo da rifare tutti gli impianti energetici e depurativi, che non rispettano il ciclo del carbonio, conviene dichiararli obsoleti e passare direttamente alla seconda soluzione, che è molto più economica ed efficiente sia in termini di investimenti, sia in termini gestionali, essendo contemporaneamente energetica e depurativa e utilizzabile anche per i mezzi di trasporto.
C’è anche una terza soluzione di riserva ugualmente importante, ma da sperimentare: il sollevamento in superficie dalle profondità oceaniche dei carbonati solubilizzati.
Queste soluzioni sono state taciute dalla scienza pubblica, dalla politica e dai legislatori mondiali, nonostante il “Progetto di codificazione sulla responsabilità degli stati per atti internazionalmente illeciti”, sottoscritto alla Nazioni Unite, da quasi tutti gli stati sovrani nel 2001, condanni chiaramente il reato di “Omissione” soprattutto, sui problemi ambientali.
Il sottoscritto, non ha dubbi che quello che propone funzionerà, perché i progetti si basano su principi, soprattutto, fisici, legiferati da secoli, mai utilizzati, per incredibili sviste delle scienze pubbliche e private. Tuttavia, se si sbagliasse, quale reato avrebbe commesso diffondendo le sue soluzioni? Esiste il reato di “diffusione di soluzioni sostenibili energetiche e protettive dell’ambiente”? Potrebbe essere un reato se le soluzioni fossero sbagliate. Ma chi sarebbe più colpevole? Chi le ha inventate oppure chi non ha voluto sperimentarle, avendone i mezzi economici? Il sottoscritto pensa che tutti hanno il diritto e il dovere di cercare soluzioni sostenibili energetiche e depurative, nei limiti delle proprie possibilità tecniche e scientifiche, che non producano danni ma benefici agli uomini e alle cose. Chi lo fa dovrebbe essere premiato solo per le buone intenzioni, invece è isolato come un nemico pubblico, perché chi ha riscaldato il pianeta vuole continuare ad avere il diritto esclusivo su tali progettazioni. Nella società mondiale attuale, non ci sarebbe da meravigliarsi se le soluzioni del sottoscritto, le sperimentassero in segreto, senza svelare i risultati positivi (sui quali il sottoscritto non dubita) per conservare fino a quando è possibile lo stato attuale. Questo rischio lo dovrebbero evitare i Giudici delle Corti Internazionali, ordinando e controllando direttamente le sperimentazioni. Se sarò ancora in vita, se e quando lo faranno, sarò lieto di collaborare.
Io non posso dire di essere arrivato all’energie interattive, perché le ho cercate. Sono nate spontaneamente dalle mie soluzioni depurative, partendo dagli aspetti che, a mio parere, non sono stati sufficientemente approfonditi dai ricercatori e i progettisti pubblici e privati, del passato e del presente: la depurazione fognaria che non esiste, che ha segnato la strada da seguire, per arrivare, successivamente, a un sistema globale di protezione dell’ambiente, che è contemporaneamente, anche energetico. Infatti, partendo con la logica giusta, che è quello di prevenire e combattere l’inquinamento passo dopo passo in ogni luogo, un’invenzione acquisita (anche solo virtualmente), produce un avanzamento dello stato dell’arte, che consente di sviluppare un’altra invenzione collegata alla prima, la quale a sua volta ne origina un’altra, fino ad arrivare ad un sistema completo perfettamente compatibile con il ciclo del carbonio generale.
Gli attuali difetti dei sistemi depurativi nessuno li ha messi in discussione, ma sono più gravi di quelli energetici: la degenerazione fognaria, l’incapacità di trattare grandi portate di acque piovane, l’incapacità di alcalinizzare le acque in modo sostenibile, l’incapacità di depurare, almeno parzialmente, le acque che non passano attraverso i depuratori (ossidando le acque direttamente nei fiumi, laghi, porti). A questi vanno aggiunti i difetti degli impianti industriali ed energetici: le emissioni di CO2 degli impianti termici fissi e mobili, l’incapacità di smaltire le scorie nucleari. Tutti questi problemi non risolti, tollerati dai legislatori, sono solo parzialmente giustificabili dal fatto che le normative non possono superare lo stato dell’arte. Lo stato dell’arte non è avanzato perché non hanno voluto farlo avanzare per motivi di interesse e per nascondere secolari errori di progettazione pubblica. Era necessaria la progettazione alternativa del sottoscritto, basata su semplici ragionamenti e le tecnologie attuali, perché oggi, chi protesta senza entrare nel dettaglio delle soluzioni, alimenta gli attuali sistemi depurativi e le nuove energie, inefficienti e non interattive.
Purtroppo, la legge non è uguale per tutti. Chi sbaglia una progettazione di un ponte, che crolla, giustamente, è punito severamente dalla giustizia, mentre chi sbaglia da un secolo e mezzo impianti energetici e depurativi, creando danni ancora più gravi, può nascondersi dietro al fatto che lo stato dell’arte non è abbastanza avanzato per prevenire i danni sopra menzionati. Ma cosa ci vorrebbe a comprendere i semplicissimi concetti su cui si basano le energie interattive, che sono state anche inutilmente brevettate dal sottoscritto? Purtroppo, la realtà è molto peggiore di quanto si possa immaginate, altrimenti, tra i tantissimi potenti, qualcuno avrebbe rotto il muro di omertà, per verificare praticamente le mie semplicissime ed economicissime sperimentazioni, che non hanno nulla a che vedere con quanto è stato speso fino ad ora solo per sperimentare una soluzione pazzesca e contro natura come la cattura e lo stoccaggio del CO2 nel sottosuolo (C.C.S.), fallita dopo molte decine di miliardi spesi per fare inutili prove.
La natura, senza nessuna tecnologia a disposizione, ha lavorato molto meglio degli scienziati del presente e del passato. Noi, con la tecnologia a disposizione, dobbiamo soltanto creare le condizioni per aumentarne le potenzialità naturali, sia per depurare, sia per alcalinizzare l’acqua, sia per trasformare l’energia della materia in energia elettrica. Nella maggioranza dei casi, per depurare e alcalinizzare le acque non abbiamo bisogno di prodotti chimici. Mentre per produrre energia in grande quantità a tutte le ore del giorno e della notte e a tutte le latitudini e longitudini, è sufficiente modificare leggermente semplicissime pompe monostadio e modificare gli attuali impianti idraulici che sollevano le acque, in modo che possiamo produrre energia idroelettrica con il riciclo dell’acqua, usando regimi idraulici favorevoli al risparmio energetico nella fase di recupero e sollevamento dell’acqua, e favorevoli alla produzione di energia cinetica, nella fase di produzione dell’energia elettrica, tramite turbine idrauliche.
Come non è contraria ai principi della conservazione dell’energia, l’attuale energia idroelettrica, prodotta con il salto idraulico (energia di posizione dell’acqua del bacino superiore), non è contraria nemmeno l’energia idroelettrica con il riciclo dell’acqua. Bisogna soltanto sottrarre l’energia spesa per il riciclo dell’acqua. Ovviamente, la bravura dello scienziato, inventore o progettista dell’impianto si vede soprattutto, dall’energia che si spende per riciclare l’acqua, e anche dal sistema che si usa per incrementare l’energia producibile.
Chi ha inventato le macchine reversibili denominate “pompe/turbine” ha sbagliato la soluzione perché non ha prodotto vantaggi energetici ma solo gestionali. Infatti, tali macchine non possono lavorare contemporaneamente come pompe e come turbine. La soluzione giusta è far lavorare insieme le turbine e le pompe senza mai far svuotare l’impianto, in modo che la pompa non debba sollevare l’acqua ma riciclarla soltanto, spendendo un’energia centinaia di volte inferiore. Basti pensare che il riciclo di 1000 L/s di acqua in una tubazione DN 800 richiede una perdita di carico di circa 1,5 m. Quindi spendiamo la stessa energia per sollevare 1000 L/s di 1,5 m oppure ricircolare la stessa portata senza sollevamento in un circuito lungo un chilometro. Questo dimostra la validità del ragionamento del sottoscritto, che ha inventato la pompa con la doppia alimentazione separata che consente di recuperare immediatamente l’acqua scaricata dalla turbina e di inserirla nel circuito di riciclo della stessa acqua del bacino che produce energia, senza farlo svuotare. Questo non è contrario a i principi della conservazione dell’energia che sono validi per sistemi isolati, perché la pompa con la doppia alimentazione separata mette in collegamento due circuiti idraulici diversi: uno aperto che produce energia nella turbina idraulica e uno chiuso che risparmia energia riciclando l’acqua con la pressione idrostatica del bacino superiore.
Ma l’energia idroelettrica con il riciclo dell’acqua ha anche il vantaggio di poter essere pressurizzata con l’aria compressa riducendo gli ingombri necessari, affinché possiamo produrre energia anche all’interno dei bacini e dei pozzi, dissolvendo ossigeno nell’acqua, nei nostri appartamenti e sui mezzi di trasporto. Io sono certo che molti hanno compreso che ho ragione, anche senza sperimentazioni, ma non parlano per non mettersi contro i loro padroni che hanno investito economicamente in altre energie, che non possono competere con un’energia prodotta soltanto con acqua e aria. Oltre tutto l’aria, in base ai notissimi principi fisici legiferati da Henry e Dalton si discioglie nell’acqua in percentuali maggiori proporzionalmente alla pressione dell’aria, producendo importantissimi effetti depurativi.
Tuttavia, i silenzi su queste soluzioni continuano, anche da parte della scienza pubblica. Per questo io penso che il problema del riscaldamento globale non sia più un problema tecnico, ma di moralità generale. Se le classi dirigenti mondiali continuiamo a perdere tempo, se la stampa scientifica tace, le opposizioni non sostengono queste soluzioni, se nemmeno la Giustizia Internazionale interverrà, il problema del riscaldamento globale veramente diventerà anche un problema tecnico, perché nemmeno le potentissime ed economiche, energie idroelettriche pressurizzate depurative dell’ambiente, potranno rimediare ai danni fatti da una scienza presuntuosa e poco pratica e da legislatori che ascoltano soltanto chi ha prodotto i danni e continua a produrli. I potenti non ascoltano chi ha lavorato una vita per conoscere i problemi e ha usato la pensione per studiare le soluzioni, che non hanno formule segrete e che non costano un centesimo di dollaro o euro a nessun contribuente del mondo. Chi non conosce i problemi nelle varie ramificazioni non può proporre soluzioni globali e nemmeno energie interattive. Per questo, oggi abbiamo tutte mezze soluzioni energetiche e depurative, che non risolvono i problemi e sprecano risorse. Le Corti di Giustizia Internazionali sono nelle condizioni di imporre immediatamente le semplici sperimentazioni dimostrative dell’energie interattive e, in brevissimo tempo, imporre le normative, che porterebbero un modello di sviluppo alternativo, sostenibile e protettivo dell’ambiente.
Infatti, per il sottoscritto, i grandi depuratori attuali non dovrebbero esistere perché le depurazioni devono essere incorporate nei percorsi delle acque e dell’aria inquinate, partendo dal posto in cui si produce l’inquinamento fino alla sua completa eliminazione senza mai interrompere i cicli. Pertanto, uno studio globale di protezione dell’ambiente dovrebbe partire dallo studio del LAYOUT del territorio da depurare e da alimentare energeticamente e dall’organizzazione del lavoro, attraverso cicli di lavoro incrociati tra la depurazione dell’acqua dell’aria e la produzione di energia, perché non è possibile che dopo cento cinquanta anni dall’avvento dell’era industriale, e dopo il protocollo di Kyoto, gli addetti ai lavori dell’energia e delle depurazioni di nessun paese abbiano compreso che devono lavorare insieme lasciando perdere le energie commerciali e creando energie interattive che proteggono l’ambiente.
Paradossalmente, rispetto alla situazione attuale, più energia produrremmo con cicli completi, più proteggeremo l’ambiente. Oggi, invece, le grandi centrali termiche, gli inceneritori, le acciaierie, i digestori, i grandi depuratori, sono disposti a caso sul territorio. Tutti sono sproporzionati nelle dimensioni, pertanto, non possono chiudere tutti i cicli antropici, ma soltanto una piccolissima parte. Tutti i cicli che non si chiudono, in particolare il CO2, che si può neutralizzare solo chimicamente, liberato in atmosfera, acidifica e riscalda gli oceani e il pianeta. Per questa ragione, ho approfondito soltanto i sistemi energetici e depurativi che usa la natura, con gli stessi elementi basilari sia per depurare, sia per produrre energia: acqua, aria, materiali calcarei, pressione atmosferica. Ovviamente, abbinando tali elementi alla tecnologia moderna che meglio si adatta a tale obiettivo e nuove invenzioni personali per fare in modo che i sistemi naturali che la natura usa solo per chiudere correttamente i cicli organici inorganici (che comprendono anche l’azzeramento delle emissioni di CO2), siano potenziati, per produrre anche energia elettrica: fossile, biologica e soprattutto idroelettrica con il riciclo dell’acqua. Quest’ultima, deve essere sempre presente anche quando si usa l’energia fossile, geotermica o biologica. Il riciclo dell’acqua a basso costo è indispensabile per fare avvenire il contatto tra l’acqua e il CO2 nelle serre calcaree per produrre carbonati nelle acque al posto delle emissioni di CO2, le quali, anche se fossero biologiche, conviene sempre abbatterle, per ridurre la percentuale totale nell’atmosfera.
Infatti, se producessimo energia pulita a bassissimo costo e la utilizzassimo per far circolare l’acqua su materiale calcareo in ambienti chiusi negli strati bassi dell’atmosfera, dove stratifica il CO2 (essendo più pesante dell’aria), risolveremmo entrambi i problemi: producendo acque alcaline, che riducendo il CO2 dalla atmosfera, lo riporterebbero nei mari sotto forma di carbonato, conformemente al ciclo naturale del carbonio, del calcio e del magnesio, che regolarizzano l’alcalinità oceanica.
Se i sistemi idroelettrici ideati dal sottoscritto consentono di riciclare l’acqua producendo più energia di quanta ne consumino, perché non utilizzarli per abbattere il CO2 dovunque si produce, oppure si addensa in percentuali maggiori? Questa domanda così semplice avrebbe dovuto avere una risposta positiva plebiscitaria, invece, ha ricevuto un silenzio plebiscitario.
Pensavo che dopo le prime pubblicazioni dei primi brevetti, qualcuno avrebbe condiviso il mio lavoro, soprattutto, tra gli enti pubblici, che teoricamente, non dovrebbero avere interessi di parte nella scelta di una o l’altra soluzione energetica o ambientale, ma mi sbagliavo. Gli enti pubblici mondiali e la scienza che si occupa di ambiente e di energia, stranamente, non si comportano scientificamente. Non applicano “l’organizzazione scientifica del lavoro” teorizzata da Frederick Taylor nel 1911, che è stata utilizzata, invece dall’industria per migliorare la produzione industriale al fine di battere la concorrenza, proponendosi gli obiettivi di una maggiore produttività e qualità, a prescindere da quello che si produce. “L’organizzazione scientifica del lavoro” si poteva applicare anche all’ambiente e all’energia, invece di realizzare grandi impianti disposti a caso sul territorio Bisogna chiedersi: perché sono sbagliati tutti gli impianti mondiali dal punto di vista ambientale?
La risposta potrebbe essere: perché sono stati progettati, senza obiettivi di protezione globale dell’ambiente, e quindi, oggi, mancano gli spazi e gli elementi necessari a chiudere tutti i cicli organici e inorganici che aprono. Chi progetta gli impianti basandosi soltanto su singole discipline tecniche e scientifiche che non ha le competenze per perseguire l’obiettivo della protezione globale dell’ambiente. Realizza soltanto una parte degli obiettivi, nascondendosi dietro lo stato dell’arte, che non c’entra niente, perché sono i ragionamenti basilari che mancano nella progettazione logica e scientifica degli impianti.
Bisogna chiedersi: se fosse esistito il Taylorismo Ambientale come sarebbero stati progettati gli impianti per tutelare globalmente l’ambiente?
La risposta potrebbe essere: sarebbero stati realizzati degli studi per individuare i cicli globali di protezione dell’ambiente; poi, selezionati i sistemi energetici e depurativi utilizzabili per realizzare tali cicli; poi, individuate le macchine per realizzare tali cicli; poi, inventate nuove macchine, se quelle esistenti non soddisfano le esigenze; poi, individuati i vari collegamenti tra i processi affini e compatibili adiacenti; Infine, sarebbero state realizzate le installazioni sul territorio urbane, agricole, industriali, incorporanti al loro interno i sistemi energetici e depurativi, già proporzionati per chiudere autonomamente i cicli organici e inorganici che aprono. Anche le ciminiere avrebbero una forma diversa: pur senza filtri, e scambiatori di calore per recuperare il calore, avrebbero almeno una doppia camera e un’espansione superiore, per rallentare la velocità all’uscita e far precipitare nella camera esterna gran parte delle polveri e il CO2, che sono notoriamente più pesanti dell’aria, per depurarle nel sottosuolo insieme all’acqua piovana e degli scarichi urbani. Solo con soluzioni logiche è possibile realizzare uno sviluppo sostenibile compatibile con la crescita mondiale della popolazione, dove l’ampliamento delle attività umane, comporta automaticamente anche l’ampliamento del sistema energetico e depurativo incorporato nel sistema generale. Ma dove è la logica degli attuali depuratori? L’unica soluzione depurativa intelligente, che è la fossa Imhoff, nata nel 1904, che abbatteva quasi il 75% dei carichi organici all’origine è stata eliminata dai centri urbani per favorire le degenerazioni fognarie e i depuratori a fanghi attivi, i quali sprecano risorse e lontani dalle città non danno il minimo contributo alla depurazione dell’aria. Sarebbe bastato modificare le fosse Imhoff, approfondendole e dotandole di un’aerazione superficiale con l’aria inquinata urbana, compresa quella delle ciminiere, per eliminare anche i cattivi odori che, notoriamente, producono le fosse Imhoff. Per risolvere il piccolissimo problema dell’odore, la scienza pubblica mondiale, ha creato l’attuale smog urbano. I molti brevetti del sottoscritto su questi argomenti, sono stati tutti cestinati impietosamente. Ma oggi sarebbero ancora più validi perché con l’idroelettrico pressurizzato con l’aria compressa ossidare l’acqua e alcalinizzarla localmente e produrre energia non costerebbe quasi niente. Tuttavia, anche l’idroelettrico pressurizzato lascia indifferenti le autorità mondiali dell’ambiente, ma anche i piccoli assessori comunali, i tecnici pubblici e perfino le associazioni ambientali, che si oppongono senza mai entrare nel dettaglio delle soluzioni tecniche. Tutti hanno la stessa formazione culturale, che parte dalle università, che si perdono in calcoli matematici e metafisici senza saper sviluppare progetti concreti e completi, che seguirebbero i processi, passo dopo passo, senza soluzione di continuità, come avviene in una qualsiasi industria manifatturiera che applica il Taylorismo industriale per essere competitiva e non fallire.
Tutto questo non è stato fatto perché la scienza pubblica mondiale, paradossalmente, non ha organizzato scientificamente il proprio lavoro. E oggi si sta comportando ancora peggio, chiedendo maggiori finanziamenti per migliorare le tecnologie che hanno portato al riscaldamento globale, le quali non possono essere migliorate globalmente, essendo gli impianti al posto sbagliato, delle dimensioni sbagliate, e svolgono processi incompleti.
Per il sottoscritto, che ha conosciuto praticamente “l’organizzazione scientifica del lavoro industriale”, essendosi occupato per ben diciassette anni, del Lay out e degli impianti dell’industria automobilistica, che rappresenta anche, il massimo dell’avanzamento tecnologico, e che conosce anche le carenze dei sistemi depurativi ed energetici, avendo lavorato, nei successivi venti anni in tali settori, è stato ovvio mettere insieme le due esperienze, appena raggiunta la pensione. Se non lo avesse fatto, avrebbe commesso lo stesso reato che commettono quotidianamente gli enti pubblici mondiali: il reato di omissione.
Non è stato semplice resistere all’indifferenza e allo scetticismo che ha accompagnato questo lavoro solitario. Ma dopo undici anni di lavoro e molti depositi di brevetti, di cui nessuno realizzato (N.32 depositi di brevetti nazionali, N. 1 Europeo, N. 5 internazionali), credo di aver prodotto un avanzamento virtuale dello stato dell’arte parallelo a quello degli enti pubblici mondiali e delle multinazionali, che sottopongo ai Giudici delle Corti di Giustizia Internazionali, essendo stati, i singoli progetti, già, inutilmente, sottoposti sia agli enti pubblici che alle società private.
Io non penso che sia giusto che un inventore privato che si occupa di problemi di pubblica utilità debba essere umiliato da silenzi pubblici e privati e contemporaneamente, vedere i propri diritti di autore decadere perché non può pagare le tasse di deposito che pagano gli enti pubblici e le multinazionali, che oltre tutto, hanno il potere di veto sulla realizzazione dei propri brevetti.
I diritti di autore intellettuali dovrebbero essere inalienabili e non pagare nessuna tassa perché non hanno nulla che vedere con la proprietà industriale. Se il legislatore usasse lo stesso sistema anche nei confronto degli scrittori, non esisterebbe nemmeno la cultura. Invece, oggi, non esiste la progettazione ambientale ed energetica alternativa alle soluzioni incomplete pubbliche e private.
Sebbene le mie soluzioni siano soltanto virtuali, penso che nessuno possa negare che siano contemporaneamente energetiche e depurative, che chiudono coerentemente il ciclo del carbonio dell’epoca moderna, che si possano realizzare dappertutto, con qualsisi temperatura terrestre a qualsiasi ora del giorno e della notte, che costano molto meno delle attuali soluzioni energetiche depurative. L’unico dubbio che potrebbe esserci è quello di essere certi che queste soluzioni, funzionino. Questo dubbio sarebbe legittimo soltanto se si trattasse di dettagli tecnici, ma, come, ho scritto, sono anche i ragionamenti, la logica, l’organizzazione scientifica del lavoro degli impianti pubblici energetici e depurativi che non quadrano. Almeno i Giudici Internazionali non sono curiosi di accertare queste verità, visto che è in gioco, il tristemente famoso riscaldamento globale e lo sviluppo sostenibile mentre la popolazione mondiale sta crescendo esponenzialmente?
Per il sottoscritto, la chiave del raffreddamento del pianeta è l’energia elettrica prodotta con sistemi che interagiscano positivamente con l’ambiente, perché soltanto l’acqua dolce può trasportare il CO2 antropico agli oceani trasformato positivamente in carbonati. Ma il riciclo dell’acqua costa troppo, per poterlo fare con i sistemi attuali. Infatti, gli attuali impianti di sollevamento delle acque sono sbagliati: assorbono troppa energia perché sollevano le acque sfidando la forza gravitazionale. Con impianti progettati diversamente, tenuti costantemente pieni, le piogge artificiali sui materiali calcarei si possono realizzare solo con l’acqua di sfioro che non richiede spese energetiche per i sollevamenti, ma solo per il riciclo dell’acqua, che sono centinaia di volte inferiori. Questa è la prima soluzione trascurata dalla scienza. Ma quella ancora più importante è l’energia idroelettrica compressa che si può realizzare in moltissime versioni, la quale è centinaia di volte più economica di ogni forma di energia creata dall’uomo, compreso il carbone, che oggi, a torto, è considerata, la forma di energia più economica del mondo.
Questo è necessario che qualcuno lo spieghi, soprattutto, ai consiglieri scientifici del presidente Trump, ma anche a quelli che consigliano gli altri cento novantacinque capi di governo, che comunque stanno sprecando risorse in energie che di fronte a quelle interattive, valgono pochissimo sotto tutti gli aspetti.
La principale grande novità, che le autorità mondiali dell’ambiente fingono di non comprendere per non inimicarsi petrolieri e costruttori di motori termici è il fatto che l’energia idroelettrica pressurizzata, con maggiori pressione potrebbe sostituire anche i motori termici di ogni dimensione e potenza, azzerando i costi energetici ed eliminando completamente le emissioni di CO2.
Chi asserisce che l’energia non si può creare dal nulla non comprende che l’aria compressa non è “il nulla”. Al contrario degli accumulatori di energia a batteria, l’aria compressa, si può imprigionare in un volume ristretto e far lavorare come una molla compressa, che trasmette la propria forza all’acqua incomprimibile, che fa circolare a senso unico una parte della stessa, entrando e uscendo dallo stesso volume, per mezzo di una pompa con la doppia alimentazione separata fino alla girante, che consente tale operazione spendendo pochissima energia, perché l’acqua, essendo incomprimibile, nella girante in rotazione, somma le due portate con una sola pressione, che è quella dell’aria compressa. Tuttavia, può produrre energia elettrica attraverso una turbina idraulica, con la parte dell’acqua che esce dal serbatoio pressurizzato sotto la spinta dell’aria compressa imprigionata che non si consuma. Poiché l’energia prodotta dalla turbina (che dipende dalla pressione dell’aria compressa) è centinaia di volte superiore a quella consumata dalla pompa (che ricicla l’acqua all’interno del volume accumulato), questo sistema è completamente autonomo energeticamente e necessita soltanto di una piccola batteria di avviamento, che fa aprire la elettrovalvola che alimenta l’acqua nella turbina con la forza dell’aria compressa. Ma questo sistema è molto più economico e pulito dei motori termici e delle auto a batteria e non può essere confrontato nemmeno con le auto che stanno introducendo sul mercato che funzionano con l’aria compressa (motori pneumatici) che consumando l’aria compressa accumulata in serbatoi, che devono essere ricaricate consumando energia elettrica, come le auto a batteria e quindi, costano di più e hanno poca autonomia.
Le soluzioni del sottoscritto non interessano agli scienziati pubblici, che dovrebbero essere sopra le parti, e conseguentemente, non interessano nemmeno i politici e legislatori, che aspettano che l’oracolo scientifico si pronunci. Ma la scienza tace perché è divisa in tanti settori e un ragionamento globale, dal punto di vista delle soluzioni, non lo affronta, per non smentire le soluzioni parziali che portano avanti i vari rami della scienza, che ragionano con la stessa logica delle multinazionali: concentrandosi solo sul settore di appartenenza, sviluppando dettagli, compatibili con i sistemi attuali, senza mettere in discussione i sistemi che non interagiscono positivamente con l’ambiente e il ciclo naturale del carbonio.
Io credo, soprattutto, nelle mie soluzioni basate su principi fisici legiferati da secoli e soluzioni meccaniche e idrauliche, dove la produzione di energia e la quantità di ossigeno solubilizzato nell’acqua è proporzionale alla pressione dell’aria sull’acqua. Non importa se la scienza, la politica e gli stessi cittadini, hanno il coraggio o l’ignoranza di trascurare queste soluzioni, mentre bellissime città come Venezia, Amsterdam, Suzhou, Shangai, sembrano fogne a cielo aperto per l’assenza di ossigeno nell’acqua in cui galleggiano. Non so come non possano comprendere che lo stesso sistema che produrrebbe energia e ossigeno, potrebbe tenere basse le acque nei canali, non solo in caso di alte maree, ma anche prevenire alluvioni, se l’energia la produrremo depurando i fiumi e i laghi. Infatti per sollevare le acque in una zona di sicurezza è sufficiente ridurre momentaneamente l’energia prodotta (https://www.spawhe.eu/defend-the-environment-and-the-territory-by-producing-energy/).
Purtroppo, per il sottoscritto, anche l’attuale legislatura internazionale sui brevetti è sbagliata, perché di fatto non riconosce la proprietà intellettuale separata da quella industriale. Oggi succede facilmente quello che è successo al sottoscritto: invenzioni importati, di pubblica utilità, non sono finanziate, né dagli enti di ricerca pubblici, né dalle aziende private. Poiché l’inventore non può produrre da solo le invenzioni lo stato dell’arte non avanza. Intanto le leggi internazionali sui brevetti fanno decadere la proprietà intellettuale e industriale sulle invenzioni, perché pretenderebbero che l’inventore pagasse anche le tasse di mantenimento dei brevetti. Queste sono leggi prive di giustizia e di logica. Questa è un’altra ragione per la quale dovrebbero intervenire i Giudici delle Corti di Giustizia internazionali. Oggi, succede facilmente che un imprenditore si rovina economicamente per industrializzare un’invenzione che viene subito superata dallo stato dell’arte.
Sarebbe più corretto se il rischio non fosse obbligatorio, ma una libera scelta. Infatti, gli enti pubblici mondiali dovrebbero essere obbligati a condividere la proprietà intellettuale dei brevetti di pubblica utilità sociale di tutti gli inventori che ne fanno richiesta, se il brevetto ha le caratteristiche di brevettabilità (inventiva, novità e applicabilità industriale). In altre parole, l’inventore privato dovrebbe poter scegliere se rischiare tutto sulla propria invenzione, oppure riservarsi soltanto la proprietà intellettuale, condivisa con un ente pubblico che lo aiuta nella realizzazione di un prototipo che dimostra la validità dell’invenzione. Fatto questo, l’invenzione di pubblica utilità sociale, dovrebbe essere messa a disposizione di tutte le aziende di tutti i paesi che aderiscono ai trattati internazionali, che la realizzerebbero in libera concorrenza, pagando solo i diritti di autore stabiliti dalle leggi internazionali all’inventore e all’ente pubblico che ha finanziato il prototipo dimostrativo.
Questo consentirebbe una crescita più rapida ed equa dell’economia mondiale. Purtroppo, invece, in campo legislativo sono state fatte le scelte peggiori:
1) Non separare la proprietà intellettuale da quella industriale.
2) Consentire agli enti pubblici mondiali di vendere i propri brevetti ad aziende private in esclusiva.
Questo ha comportato un enorme conflitto di interessi, che frena lo sviluppo dell’economia globale e la protezione dell’ambiente. Non si possono spiegare diversamente le ragioni per le quali nessuno vuole sperimentare le energie interattive. Ma si può comprendere facilmente che l’energia idroelettrica con il riciclo dell’acqua, soprattutto pressurizzata, scombussolerebbe l’intero mercato mondiale dell’energia, fissa e mobile, e anche il mercato delle macchine industriali, dei mezzi di trasporto, movimento terra, le lavorazioni agricole, le depurazioni, gli impianti di depurazione, riscaldamento e condizionamento. Infatti, questa energia consumerebbe soltanto l’usura delle macchine e dei materiali. Chi parla di moto perpetuo asserisce il falso perché nel moto perpetuo non ci sarebbe nessuna usura.
Sono le leggi della fisica e il modo di progettare e costruire le macchine e gli impianti che consentono di realizzare un bilancio molto positivo tra l’energia prodotta e spesa nello sfruttamento accoppiato dell’aria dell’acqua incomprimibile e della pressione atmosferica e artificiale con aria compresse.
L’intero sistema, sviluppato dal sottoscritto, che è l’unico al mondo, che proteggerebbe globalmente l’ambiente è stato interamente sviluppato virtualmente perché non ha ricevuto nessun contributo economico da nessun governo, nessun ente pubblico, che preferiscono finanziare brevetti di dettagli commercializzabili ed energie rinnovabili altrettanto commerciali ma poco efficienti e non interattive con l’ambiente. Mentre, gli imprenditori privati, dell’ambiente, dell’energia, i costruttori di pompe, turbine, motori elettrici e termici si tengono alla larga da tali invenzioni perché dovrebbero rivedere completamente la loro organizzazione e la loro produzione.
Tale sistema è descritto sul sito web https://www.spawhe.eu. La sigla “SPAWHE” ha il seguente significato:
SP, significa “Synergic Plants”, dove con la sinergia tra impianti diversi, ben proporzionati, con le risorse idriche disponibili sul territorio si affiancherebbe la produzione di energia fossile a quella biologica, recuperando il calore e il CO2 disperso dalla prima per riscaldare i digestori che produrrebbero energia biologica, mentre il CO2 prodotto da entrambi gli impianti sarebbe utilizzato in favore dell’ambiente per produrre acque alcaline per mezzo piogge artificiali su materiali calcarei immagazzinati in serre coperte. La seconda parte di questo processo, si potrebbe realizzare anche nei centri urbani trasformando il sistema fognario in depurativo dell’acqua e dell’aria insieme, essendo il CO2, SOX e polveri, più pesanti dell’aria e quindi, facilmente convogliabili verso il basso. Comunque l’energia fossile è meno economica dell’energia idroelettrica e in futuro dovrà essere usata solo in casi particolari, come la produzione dell’acciaio. Anche l’energia biologica è meno economica e converrà usare solo l’energia prodotta dal sistema depurativo biologico (https://www.spawhe.eu/the-role-of-biological-energy/).
AW, Significa “Artificial Welling”, dove la sinergia tra sistemi di galleggiamento inaffondabili, pompe e turbine in serie che realizzerebbero l’idroelettrico sommerso che produrrebbe energia per mezzo dello sfruttamento dell’energia di posizione dell’acqua superficiale che intubata sulle pompe installate in profondità, produrrebbero l’energia cinetica necessaria, sia per produrre energia elettrica, sia per creare delle depressioni in strozzature venturi, che consentirebbero l’aspirazione di percentuali di acque profonde, ricche di calcio e carbonio solubilizzati dalle alte pressioni idrostatiche in miliardi di anni. Questo sistema, non solo, consentirebbe di moltiplicare la pescosità degli oceani in modo naturale, creando il fitoplancton e zooplancton, che oggi è concentrata soltanto nel 5% della superficie totale (dove avviene il welling naturale), ma sollevando anche il calcio insieme al carbonio, consentirebbe anche lo sviluppo delle specie ittiche superiori e l’incremento dell’alcalinità delle acque superficiali.
HE, significa “Hydroelectric energy”, ma il titolo è stato abbreviato per non complicare la sigla. Nella realtà l’energia idroelettrica concepita dal sottoscritto è completamente diversa da quella attuale, che sfrutta, soprattutto, a senso unico, l’energia di posizione dell’acqua accumulata in bacini ricavati nelle valli di montagna. L’attuale energia idroelettrica, concettualmente molto semplice, ha molte controindicazioni richiedendo grandi opere per accumulare l’acqua, che in molti casi favoriscono le alluvioni. Inoltre, l’acqua può essere usata una sola volta e solo per produrre energia. Invece, basando la produzione di energia sul riciclo dell’acqua, nelle valli, non in montagna, non solo preveniamo le alluvioni, durante il riciclo le ossigeniamo e alcalinizziamo senza costi, ma soprattutto, abbiamo un’immensa quantità di acqua da gestire durante le siccità estive. Mentre scrivo (aprile 2017) si prevede un’estate molto secca in tutta l’Europa per il bassissimo livello dei fiumi e dei laghi. Cosa possono aspettarsi i paesi africani, che sotto l’aspetto idrico sono ancora meno fortunati? La soluzione energetica che si propone, invece, non richiede grandi investimenti, ricicla l’acqua per tutto il tempo che si desidera e mentre produce energia, contemporaneamente la può depurare, alcalinizzare, sollevare dissalare, secondo le necessità locali. Sfrutta principalmente la incomprimibilità dell’acqua, la comprimibilità dell’aria, nuovi circuiti idraulici, in vaso aperto e pressurizzati con aria compressa, pompe vecchie ma modificate per aggirare la forza di gravità e le pressioni idrostatiche per riciclare l’acqua con bassi costi energetici. Questa energia interagisce positivamente con l’ambiente perché il riciclo dell’acqua produce sempre un’ossidazione dell’acqua, che assume ancora un effetto maggiore negli impianti pressurizzati con aria compressa, in base alle leggi di Henry e Dalton. Ma questa energia nella versione compressa, con piccoli ingombri, proporzionalmente alle pressioni di esercizio, potrebbe produrre anergia anche nei pozzi, negli appartamenti e sui mezzi di trasporto per ventiquattro ore al giorno e in qualsiasi condizione climatica (anche al polo nord), senza combustibili.
L’ordine cronologico delle invenzioni proposte rispetta la sigla di SP. AW. HE, dimostrando che il sottoscritto ha dato la precedenza all’aspetto depurativo e protettivo dell’ambiente. Non all’aspetto energetico dal quale potrebbe trovare il maggiore profitto economico con le proprie invenzioni. Probabilmente, mi sarei sentito appagato se la scienza pubblica e i potenti che hanno riscaldato il pianeta, avessero preso in considerazione le mie invenzioni nei settori SP. AW, e non avrei indagato sul settore HE, che anche senza prototipi, mi sento di asserire, che batte, abbondantemente, tutte le soluzioni energetiche mondiali, anche sul piano economico.
Nella presentazione sintetica del sistema SPAWHE io ho usato il condizionale, perché il silenzio delle autorità mondiali dell’ambiente, ha ostacolato le semplicissime ed economiche sperimentazioni che avrebbero dissipato ogni dubbio sulla fattibilità dei progetti in questione.
Potrebbe sembrare strano che questi progetti non siano stati elaborati da nessun ente pubblico mondiale, ma non è tanto strano, perché se esaminiamo i brevetti degli enti di ricerca pubblici e delle università, ci accorgiamo che si concentrano su specializzazioni mono disciplinari, come quelli delle multinazionali. In altre parole, sembra che gli enti pubblici di ricerca non abbiano compreso la ragione principale per la quale esistono, che è quella di selezionare e coordinare tutte le scienze e le tecnologie esistenti nell’interesse comune. Invece loro continuano a fare i ricercatori in singole discipline, denunciando la gravità dei problemi, ma quando si tratta di studiare le soluzioni, non si differenziano molto dalle soluzioni delle multinazionali. Gli scienziati pubblici, fanno da consulenti a chi produce gare di appalto pubbliche, ma non mettono in discussione i sistemi ereditati dal passato, che contro il riscaldamento globale non hanno mai funzionato e nemmeno contro le alluvioni. Non hanno compreso che la vera progettazione ambientale va fatta globalmente, svolgendo più funzioni insieme e soprattutto, inseguendo il modo di chiudere i cicli antropici in funzione delle risorse idriche disponibili, che essendo diverse da un posto all’altro, condizionano anche la dimensione degli impianti realizzabili. Infatti, non essendo mai stato seguito questo criterio di progettazione, tutti gli impianti attuali energetici (termici, idrici, biologici) e depurativi, ai fini dalla lotta al riscaldamento globale sono sbagliati perché non realizzano processi completi che coinvolgono insieme acque e aria inquinate: la dimensione non corrisponde alle capacità neutralizzanti dell’ambiente e non hanno creato le infrastrutture necessarie per aumentare le potenzialità depurative necessarie alla chiusura del ciclo del carbonio antropico, in accordo alla circolazione termoalina degli oceani, come descritto in migliaia di pagine di SPAWHE, tra articoli e brevetti.
Inoltre, in molti paesi, la scienza pubblica usa i brevetti come forma di finanziamento dell’ente di appartenenza e di profitto degli stessi inventori, a cui spetta una sostanziosa percentuale sulla vendita dei brevetti stessi. Se i brevetti non fossero specialistici nessuno li comprerebbe. Pertanto, gli enti di ricerca ragionano come le multinazionali. Infatti, l’assenza di obiettivi globali rende le invenzioni più commerciali. Per le multinazionali, non è necessario nessun coordinamento sul territorio tra le scoperte scientifiche e tecnologiche. Per loro, è sufficiente arrivare gradualmente a una maggiore percentuale di energie rinnovabili, far camminare una parte dei mezzi di trasporto con enormi batterie al litio o motori ad aria compressa, nascondendo al mondo che le batterie e l’aria compressa vanno comunque caricate con l’energia fossile e rinnovabili poco efficienti. Nessuno parla di modificare i sistemi depurativi che non hanno centrato nessun obiettivo depurativo globale. Non c’è da meravigliarsi se questi sono gli obiettivi delle multinazionali. Ma c’è da piangere se coincidono con gli obiettivi della scienza pubblica mondiale. Le parole non possono bastare perché le montagne non possono continuare a partorire topolini, costringendo i topolini, come il sottoscritto, a partorire le montagne. Ma nel silenzio generale e senza finanziamenti, che sono nelle mani di chi continua a riscaldare il pianeta. Chi può credere ai topolini? E’ più facile credere che un cammello possa entrare nella cruna di un ago, che i Giudici Internazionali possano credere al sottoscritto, ma io ci provo ugualmente, perché credo nei miracoli. Le invenzioni che ha prodotto il topolino sono già un miracolo. Non ho la presunzione di pensare che sia tutta farina del mio piccolo sacco.
Le invenzioni non devono servire a vendere le macchine, possono essere anche invenzioni strutturali. Agli inventori pubblici e privati, non legati alla proprietà industriale, per vivere o finanziarsi potrebbe bastare anche soltanto la proprietà intellettuale, se fosse riconosciuta, come dovrebbe essere, separata da quella industriale. Infatti le fogne depurative e gli stagni biologici sovrapposti, l’energia idroelettrica sommersa in pozzi e bacini, che ha inventato il sottoscritto non richiedono macchinari e impianti complessi, come ad esempio, i bioreattori per la rimozione del fosforo e l’azoto, che possono essere ubicati solo nei grandi depuratori. Mentre, piccole fosse depurative e piccoli stagni biologi sovrapposti, collegati a piccole serre calcaree con piogge artificiali, si potrebbero realizzare dappertutto, realizzando cicli completi. Senza consentire le interruzioni dei cicli depurativi attuali, che comportano le attuali fognature, con aggravi di costi energetici e di additivi. Ma consentendo l’abbinamento con la depurazione dell’aria urbana, che ha bisogno dell’acqua per abbattere le polveri, consumare il CO2 e trasformare SOx e NOx in solfati e nitrati, più depurabili, rispetto agli ossidi sospesi nell’aria.
Le fogne depurative sono importati, ma i ricercatori pubblici non le hanno approfondite perché, come le aziende private, si sono concentrati soltanto sulle invenzioni tecnologiche e commerciali utilizzabili nei depuratori. Infatti, fin dall’inizio dell’era moderna, tra gli addetti ai lavori, si è discusso, e ancora si discute della scelta tra la linea fognaria mista (che prevede la miscelazione di acque nere e piovane), e le linee fognarie doppie che prevedono la separazione delle acque nere da quelle piovane. Oggi, la maggior parte delle città usa la linea mista ma ci sono diverse città che usano la linea fognaria doppia. Questi due sistemi sono entrambi sbagliati sul piano tecnico e scientifico, perché la fogna mista miscelando le acque piovane, che sono acide, con le acque di scarico che con tengono materiale organico e fanghi, producono nelle fogne grandi quantità di idrogeno solforato, acido solforico e azoto ammoniacale, che corrodono le tubazioni e distruggono il potere energetico dei fanghi. Pertanto, ai depuratori arriva un miscuglio acque settiche e fanghi degenerati, che ha bisogno di altissimi costi energetici lungo tempo per essere rigenerato con gli attuali sistemi denominati a fanghi attivi. Il quale è un sistema molto delicato, che facilmente produce le cosiddette malattie dei fanghi, che galleggiano, sedimentano, producono schiume, non si aggregano, si gonfiano, diventano vischiosi. Quindi, oltre ai costi energetici necessitano di grandi quantità di prodotti chimici, con alti costi, per non alterare il delicato equilibrio dei fanghi. Basta un eccesso di pioggia per mettere fuori esercizio l’impianto e costringere gran parte dell’acqua in arrivo a essere deviata direttamente allo scarico senza passare attraverso l’impianto di depurazione. Mentre le fogne separate sono ugualmente sbagliate perché la separazione dei due tipi di acque comporta che le acque piovane arrivano velocemente ai depuratori, mentre le acque nere che sono povere di acqua e con alte concentrazioni di fanghi non procedono verso i depuratori e aggravano la produzione di idrogeno solforato e acido solforico e sedimenti che depositandosi nei punti critici, le intasano. Fermo restando che i depuratori hanno gli stessi problemi gestionali sopra menzionati.
Tutto questo è successo perché non è stato applicato il taylorismo ambientale o l’organizzazione scientifica del lavoro, che avrebbe trovato la soluzione migliore per depurare insieme acqua e aria negli stessi centri urbani. Oggi l’aria urbana non si può respirare e i depuratori dell’acqua lontani dalle città sprecano risorse e producono acque acide. Ma la scienza pubblica continua a tacere e a chiedere finanziamenti per continuare a depurare allo stesso modo e a produrre energie non interattive. Per cambiare le cose è inutile discutere con gli enti locali, è necessario dialogare con il cervello principale. Ma dove si trova questo cervello? Io ho l’impressione che più si pubblicano soluzioni scientifiche ad alto livello, più confusione si crea, se non si fanno molti passi indietro e si applicano passo dopo passo, i principi fondamentali della fisica, della chimica e della biologia, come poteva e doveva essere fatto, fin dal 1911, quando è nato il taylorismo che ha razionalizzato il lavoro nell’industria. Quando arriva la razionalità globale del ciclo del carbonio naturale negli impianti antropici dell’ambiente e dell’energia?
Il sottoscritto con tre brevetti italiani 0001399595 del 15 settembre 2009 e 0001403863 del 02 febbraio 2011, 0001419534 del 19 dicembre 2012, ha trasformato la fognatura mista in un sistema depurativo, che utilizza fosse verticali all’origine del percorso fognario, che ossidano le acque superficialmente e le rendono alcaline con piogge artificiali su materiali calcarei, pertanto queste acque semi depurate aumentando anche il valore alcalino delle acque piovane, prevengono la formazione di idrogeno solforato, acido solforico e azoto ammoniacale. Mentre i fanghi, sarebbero estratti dalla parte inferiore delle fosse depuratrici e andrebbero direttamente ai digestori anaerobici più vicini, per mezzo di una linea interrata pressurizzata per mezzo di elettropompe. Questi brevetti, ormai decaduti, per assenza di interlocutori nazionali e internazionali, diventerebbero ancora più efficienti con la riduzione dei costi energetici e il contributo di ossidazione prodotto con i brevetti N. 1020160000111938 e 1020160000111939 del 07/09/2016, intitolati rispettivamente, “impianti idroelettrici pressurizzati sommersi in bacini e pozzi con sollevamento e ossigenazione Ma anche questi brevetti sono stati completamente ignorati dalle autorità ambientali che continueranno a discutere tra fognature miste e doppie, a finanziare depurazioni ed energie inefficienti, fingendo di non comprendere, che il nuovo sistema è cento volte più efficiente ed economico, perché consente di depurare, anche l’aria atmosferica urbana dai gas pesanti come CO2, SOX, ossidi di piombo, smog e polveri sottili, e alcalinizzare le acque piovane e di scarico urbane, prima che si disperdano. Questi trattamenti non possono essere fatti negli impianti a fanghi attivi attuali, che lontani da dove si produce l’inquinamento urbano non possono contribuire alla depurazione dell’aria e sprecano immense quantità di energia per riparate i danni provocati dai sistemi fognari. Per giunta, emettono CO2 nell’ambiente perché usano vasche di ossidazione a cielo aperto e producono acque acide. Infatti, le normative accettano acque allo scarico con PH 5,5 che andando verso i laghi e mari, incrementano l’acidificazione.
I brevetti del 2009 e 2012 li ho lasciati decadere. A che serve pagare tasse di mantenimento se gli enti pubblici che dovrebbero utilizzarli ed esportarli in altri paesi, fanno finta, che non esistano? Anche la Commissione Europea ha ignorato i miei brevetti globali e indetto gare pubbliche per la pulizia dell’aria urbana mediante la semplice filtrazione dell’aria, come denunciato in un articolo pubblicato su https://www.spawhe.eu/european-environmental-competition/, come se una semplice filtrazione fosse in grado di superare un sistema di depurazione contenuto in quattro brevetti internazionali (WO2014/076724 – WO2014/076725 – WO2014/076726 – WO2014/076727) e altrettanti nazionali, che comprendono oltre alla filtrazione elettrostatica dei fumi anche l’abbattimento a umido delle polveri anche la depurazione è l’alcalinizzazione dell’acqua urbana e la neutralizzazione del CO2.
Se gli enti pubblici mondiali, rendessero le fogne depurative, come propone il sottoscritto, gli darebbero ragione e dovrebbero abbattere anche i grandi depuratori che lontani dalle città non sono mai serviti a depurare l’aria e non servirebbero più nemmeno a depurare l’acqua, pazzescamente degenerata da infernali percorsi fognari, che il sottoscritto inutilmente denuncia da una decina di anni. Cosa c’è di scientifico in questo sistema? La scienza non si è mai chiesta a che serve la depurazione attuale, che produce acque acide, quando il nostro problema principale è proprio l’acidificazione oceanica?
La scienza è come una piovra che non coordina i propri tentacoli. Mentre i politici, i legislatori, gli imprenditori interpellando un ramo per volta della scienza, si creano giustificazioni scientifiche per fare leggi ingiuste e inefficienti e per coprire i propri interessi. La scienza universale non può prestarsi a questo ignobile gioco, perché è anche il punto di riferimento più importante per la legislazione ambientale e la giustizia civile e penale mondiale.
Chi lavora in nome della scienza, prima di prestare giuramento a un’azienda pubblica o privata deve rispettare i valori morali universali. L’argomento è molto più delicato di quanto possa sembrare, perché, il Presidente americano Trump, ha sconfessato gli impegni ambientali nazionali e internazionali, presi dal precedente presidente Obama, in nome degli interessi nazionali americani. Quindi, nel mondo intero, ci sarà un notevole passo indietro nella tutela dell’ambiente, riducendo la percentuale di energie rinnovabili, ripristinando il carbone e l’energia fossile in generale. Molto probabilmente, questo succede perché la scienza, non ha saputo creare le energie interattive che interagendo positivamente con l’ambiente sul piano depurativo avrebbero abbattuto i costi depurativi ed energetici alla fonte. Se la scienza avesse fatto bene il proprio lavoro, il petrolio e il carbone non sarebbero mai serviti per produrre energia. Infatti, se insieme ai principi della conservazione dell’energia, si fossero applicati anche i principi del minimo sforzo per produrre il lavoro, si sarebbe accorta che il passaggio termico ai fini della produzione di energia, nella maggioranza dei casi, è inutile e dispendioso: L’energia idroelettrica pressurizzata a freddo con il riciclo dell’acqua è centinaia di volte più efficiente.
La politica energetica del presidente Trump, sarebbe stata preistorica, ma sarebbe superata anche quella che voleva realizzare il presidente Obama e tutti gli attuali statisti mondiali, più progressisti e ambientalisti, ma ugualmente mal consigliati scientificamente, sul piano energetico e ambientale.
Oggi esistono due lobby contrapposte: quella dei produttori di energia fossile e quella delle rinnovabili inefficienti. Entrambe le lobby non difendono l’ambiente ma i loro investimenti sbagliati.
Gli enti pubblici di ricerca dovrebbero essere gli arbitri, invece vendono brevetti a chi offre di più, per tenere in vita entrambi i sistemi, nati obsoleti fin dalla loro nascita, avendo inguaribili vizi di origine.
Infatti, la terza via, quella più efficiente, che è contemporaneamente energetica e depurativa, quella dell’energie interattive con l’ambiente, nessuno la conosce e nessuno la vuole conoscere, compresi gli enti pubblici di ricerca, le autorità dell’ambiente, le persone che manifestano nelle piazze, le associazioni ambientali. I più progressisti tifano per il male minore conosciuto allo stato dell’arte, accettando la filosofia inculcata dalla scienza stessa, che non avendo saputo inventare le energie interattive, si accontentano di energie inquinanti, inefficienti, intermittenti.
Niente di più falso poteva essere insegnato nelle università di tutto il mondo, perché il sottoscritto ha dimostrato, che se esistessero le energie interattive, più ne produrremmo, più aumenterebbe la protezione dell’ambiente. Ma nel mondo intero, gli unici soldi spesi in tale direzione, sono i pochi soldi che ha potuto sottrarre alla propria famiglia un pensionato per depositare brevetti indesiderati dalla classe dirigente mondiale, compresa quella scientifica, non per motivi scientifici.
Quello che non hanno compreso gli oppositori che si accontentano del male minore, è il fatto che se si finanziano le rinnovabili inefficienti, non ci sono risorse per finanziare quelle efficienti e interattive. Cambiando i governi i problemi ambientali ed energetici, comunque non andranno nella direzione che richiede la natura. Probabilmente, è più facile vincere la battaglia contro le posizioni del presidente Trump, basata sugli aspetti economici dell’energia, che contro le mezze rinnovabili, le auto a batteria che portano avanti finti progressisti e finti ambientalisti.
Il Presidente Trump, di fronte a prototipi dimostrativi, dovrebbe fare marcia indietro anche e soprattutto sul piano economico, perché i costi dell’energia idroelettrica compressa che proteggerebbe l’ambiente, sarebbero inferiori alla semplice estrazione e raffinazione dell’anergia fossile, mentre la scienza pubblica è condizionata, oltre che dagli errori commessi nelle progettazioni, da coprire, anche dai brevetti venduti alle aziende private che operano nel settore dell’ambiente e dell’energia. Probabilmente, questa è la vera ragione per la quale la scienza pubblica tace su energie logiche e in linea con il ciclo del carbonio naturale.
Oggi, oltre alle lobby politiche, economiche, delle categorie commerciali e industriali, esistono anche le varie lobby scientifiche: ogni disciplina scientifica cresce gemellandosi con discipline parallele in altri paesi del mondo, diventando dei punti di riferimento importanti per lo sviluppo delle aziende del settore ma non per lo sviluppo locale e globale. Infatti, abbiamo convegni internazionali sulla chimica, la biologia, l’idrologia, l’ingegneria delle costruzioni, l’urbanistica, l’agricoltura, le bioenergie, il nucleare, le energie rinnovabili, l’elettronica, l’informatica. Abbiamo energie di tutti i tipi, ma i progettisti pubblici non hanno ampliato le funzioni degli impianti per svolgere le funzioni interattive per recuperare il calore, depurare i fumi dal CO2 e produrre acque alcaline, che sarebbero possibili completando i cicli e dimensionando gli impianti in funzione delle risorse idriche disponibili sul territorio, come descritto su https://www.spawhe.eu/energy-right-at-the-right-time/, https://www.spawhe.eu/european-environmental-competition/, https://www.spawhe.eu/the-role-of-biological-energy/. Per ampliare le funzioni degli impianti e neutralizzare il CO2 sarebbe stata necessaria la riduzione delle potenzialità energetiche oppure l’ampliamento delle dimensioni per inserire le sezioni mancanti: digestori per il recupero del calore, stagni biologici sovrapposti per il recupero del digestato liquido, serre calcaree con piogge artificiali per consumare il CO2 in favore dell’ambiente, disidratori compostatori dei fanghi prodotti. Ma gli enti pubblici non hanno fatto nulla per chiudere il ciclo del carbonio negli impianti. Al massimo hanno realizzato il teleriscaldamento del centro urbano più vicino, per recuperare il calore, spendendo più risorse per la realizzazione degli impianti e per le coibentazioni, che per realizzare il riscaldamento locale indipendente.
Gli enti pubblici, se non correggono i loro errori di progettazione, che sono immensi, non possono consentire ai legislatori di imporre alle aziende private i relativi adeguamenti. Non potranno mai farlo se continueranno a sviluppare gli stessi progetti che sviluppano le multinazionali per vendere a loro i brevetti, senza imparare la progettazione globale degli impianti che è diversa dalla progettazione locale e specifica. Nella progettazione globale tutto deve essere collegato in modo razionale, senza soluzione di continuità, come insegna il ciclo naturale del carbonio inventato dalla natura. Le soluzioni attuali degli enti pubblici mondiali sono gradite alle multinazionali degli appalti dei grandi impianti, delle grandi gestioni idriche, depurative, energetiche elettriche e del gas. Mentre, per il sottoscritto, tutto quello che è grande nel mondo dell’ambiente e dell’energia, deve essere superato perché non ha funzionato e non può funzionare.
Come scritto sopra, l’energia idroelettrica pressurizzata con il riciclo dell’acqua si basa sulla differenza tra l’energia spesa e l’energia prodotta, alla quale va aggiunto il valore degli effetti collaterali positivi prodotti. Questa differenza sarà talmente grande che l’energia residua servirà per alimentare le industrie, l’illuminazione urbana, gli impianti di riscaldamento e condizionamento delle abitazioni (scambiando il calore con il sottosuolo per mezzo dell’acqua, senza le unità esterne dei condizionatori che contribuiscono a riscaldare i centri urbani e a diffondere polveri e smog). Le attuali grandi centrali termiche, i grandi depuratori, le grandi opere per produrre energia idroelettrica sono dannose perché non possono lavorare in sincronia con il ciclo naturale del carbonio. Infatti, per depurare e alcalinizzare il pianeta, l’acqua deve essere distribuita uniformemente su tutto territorio, soprattutto nelle valli, dove è usata per l’agricoltura e contemporaneamente depurata senza soluzione di continuità, addirittura nelle stesse falde acquifere dove inevitabilmente i nitrati, fosfati e pesticidi vanno a finire. Mentre gli attuali sistemi depurativi depurano soltanto una campionatura dell’acqua inquinata, che per puro caso passa attraverso i depuratori. I progettisti del passato e la grandissima maggioranza degli attuali, per produrre energia con il banalissimo salto idraulico, hanno sprecato immense risorse economiche e condizionato l’intero sviluppo sostenibile mondiale, impedito la distribuzione naturale delle acque su tutti i territori mondiali, accelerando la velocità dell’acqua verso il mare e favorendo alluvioni in alcune zone e siccità in altre zone. Tutto questo è successo perché sono state sbagliate le pompe e gli impianti di sollevamento idraulici e nessuno se ne è accorto in oltre un secolo e mezzo di sviluppo industriale sfrenato. Nessuno se ne poteva accorgere se non si inquadravano gli impianti di sollevamento idrici in un progetto globale più ampio, che comprendeva anche il riciclo dell’acqua, la depurazione, l’alcalinizzazione, e la chiusura sostenibile del ciclo del carbonio. Ampliando le funzioni degli impianti è necessario ampliare anche le funzioni delle pompe che sono il cuore degli impianti. Se pensiamo a come funziona il cuore umano, anche le pompe possono fare più di quanto facciano adesso.
Noi, oggi, potremmo fare meglio della natura perché abbiamo a disposizione le tecnologie sviluppate. E’ necessario metterle insieme in modo più razionale di quanto si faccia adesso, ma tenendo presente che se si aprono dei cicli organici o inorganici è necessario chiuderli completamente. Se non si può fare in un singolo impianto, si fa in un impianto adiacente, per questo gli impianti devono essere collegati senza soluzione di continuità, non come avviene adesso, dove i cicli si interrompono nelle fogne e si riprendono a molti chilometri di distanza. O come avviene nelle attuali ciminiere, dove si interrompono con la produzione di CO2 e non si riprendono da nessuna parte, perché il CO2 si può neutralizzare in modo sostenibile solo con un processo chimico naturale a freddo, come ha fatto sempre la natura.
Oggi, il basso livello di efficienza dello stato dell’arte ambientale ed energetico, non dipende dal basso livello scientifico e tecnologico, ma dall’assenza di progetti e brevetti di pubblica utilità globali, come quelli illustrati in https://www.spawhe.eu, che svolgono più funzioni contemporaneamente:
le fogne depurative; le ciminiere che catturano depurano e raffreddano i fumi; i digestori lineari che sfruttano il calore degli impianti termici; i fabbricati sinergici verticali, con stagni biologici sovrapposti che depurano l’acqua con la fotosintesi, man mano che sale verso l’alto; i sollevamenti a gradini delle acque, che sfruttando il battente idraulico del bacino superiore per mezzo delle pompe con la doppia alimentazione separata producono molta più energia di quanta ne consumino; gli impianti idroelettrici sommersi che producendo energia elettrica con l’energia di posizione delle acque alte rispetto a quelle dei fondali porterebbero ossigeno nei fondali inquinati, depurandoli e sollevando i nutrienti, aumentando la pescosità; l’energia idroelettrica pressurizzata con aria compressa in bacini e pozzi che sarebbe molto più potente di quella producibile con sola energia di posizione dell’acqua di superficie e con maggiori capacità depurative delle acque profonde; le dissalazioni realizzabili con lo scambio ionico, sollevando l’acqua e producendo energia per mezzo delle pompe con la doppia alimentazione, che consentendo di avere l’acqua dissalata sollevata a diversi metri di altezza la possono inviare pe gravità all’utilizzo; il welling artificiale che solleva il carbonio e il calcio dalle profondità oceaniche per mezzo di strozzature venturi portando la vita acquatica e l’alcalinità in superficie, producendo nel contempo con l’idroelettrico sommerso l’energia che serve.
Questi sono tutti brevetti di utilità globale, che stanno morendo in fasce, uno dopo l’altro, mentre la scienza pubblica mondiale, stipendiata dai cittadini del mondo produce brevetti ambientali di dettagli energetici e depurativi, di utilità specifica, che non cambiano la sostanza degli impianti, che hanno riscaldato il pianeta. Ma tali brevetti, sono finanziati e venduti alle stesse aziende che poi vendono le apparecchiature agli enti pubblici gestori. Come può emergere la reale protezione dell’ambiente e l’energia sostenibile e interattiva, se la cose, a livello mondiale, funzionano in questo modo?
Io mi permetto di chiedere ai Giudici internazionali, se per loro sono più importanti i brevetti globali o specifici? A quali brevetti dovrebbero dare la precedenza gli enti pubblici mondiali? Detto questo, io non dico che non devono sviluppare anche brevetti di utilità specifica, in singole discipline, dico soltanto che, di tali brevetti, devono riservarsi soltanto la proprietà intellettuale e metterli a disposizione di tutte le aziende che sono in grado di realizzarli in libera concorrenza, nei paesi che aderiscono ai trattati internazionali sulla proprietà intellettuale. Se i brevetti sono effettivamente utili alla comunità, anche la proprietà intellettuale potrà essere certamente essere un utile strumento di finanziamento, ma senza conflitti di interesse e facendo crescere lo stato dell’arte generale, non di singole aziende.
Io che ho lavorato per metà della vita lavorativa in una grande azienda e per l’altra metà in una piccola azienda, so che le multinazionali possono benissimo crescere da sole, mentre le progettazioni pubbliche sono indispensabili per far crescere tutte le altre attività. Per creare un modello di sviluppo sostenibile era necessario mettere insieme tecnici con esperienze industriali, ambientali energetiche che selezionassero le tecnologie migliori, caso per caso e ragionando insieme, trovare le soluzioni migliori.
A questa soluzione avrebbero dovuto arrivarci da soli i singoli stati o le Nazioni Unite, ma nessuno lo ha fatto perché nessuna organizzazione mondiale ha una visione globale dei problemi dal punto di vista delle soluzioni, che dovrebbero convergere verso un solo obiettivo: ECONOMIA SOSTENIBILE, che non può esistere senza una perfetta organizzazione del lavoro ambientale ed energetico sul territorio. Per questo io parlo di “TAYLORISMO AMBIENTALE”. Oggi gli impianti ambientali ed energetici sono completamente estranei tra loro, mentre potrebbero essere una sola cosa e interagire positivamente con l’ambiente, costando centinaia di volte in meno, e aumentando i rendimenti. Fino a quando la classe dirigente mondiale impedirà la nascita delle energie interattive che evidenzierebbero le attuali inefficienze, la selezione non si potrà mai fare perché le attuali soluzioni essendo tutte incomplete, più o meno si equivalgono e non può essere emesso un giudizio scientifico completo. Si è costretti a scegliere, caso per caso, il male minore.
Per il sottoscritto è stata necessaria una vita di lavoro trasversale e molti approfondimenti per arrivare ai sistemi interattivi. Ma ha impiegato tanto tempo perché la parcellizzazione del lavoro esiste dappertutto e quindi ha dovuto cambiare molti uffici nella grande industria e concludere la propria esperienza in una piccola azienda che semplicemente, installava tutti i tipi di impianti, lavorando, soprattutto in sub appalti elettromeccanici di grandi impianti pubblici. Solo in questo modo ho potuto avere una visione globale e contemporaneamente dettagliata dei problemi dell’ambiente e dell’energia, che sono quelli che interessano strategicamente la sopravvivenza umana. Mi dispiace se scontento tutti i potenti della Terra, ma vedere tante energie umane, economiche, ambientali, sprecate fa male al cuore. Qualcuno doveva dire chiaramente, entrando nei dettagli, come si progettano globalmente gli impianti, per moltiplicare i rendimenti energetici e depurativi, altrimenti la scienza continua a cullarsi nella propria onnipotenza, invece dovrebbe cospargersi il capo di cenere e chiedere perdono a tutti per i gravi errori che commette. Gli enti pubblici mondiali, facendo finta di non comprendere, come si possono progettare gli impianti ambientali ed energetici, aggravano la sfiducia dei cittadini, che pagano bollette ingenti per l’energia e le depurazioni mentre potrebbero essere interamente compensate dall’energia e dalle depurazioni locali prodotte negli stessi condomini con impianti più efficienti e invisibili. Aggravano anche la sfiducia in coloro che cercano lavoro, mentre ci sono tante cose da correggere, se solo si rompesse il muro del silenzio di coloro che fingono soltanto di cercare le soluzioni. Anche l’attuale sistema dei grandi appalti nella gestione delle acque, nelle depurazioni e nelle produzioni energetiche, è stata disastrosa, perché ha deturpato il territorio favorendo alte concentrazioni di acque per produrre energie idroelettriche, che favoriscono le alluvioni; alte concentrazioni di zone povere di acqua, che favoriscono le siccità; alte concentrazioni di emissioni di CO2 che non possono essere neutralizzate in modo naturale (producendo carbonati nelle acque). Le dighe non dovevano servire in montagna per produrre energia, ma per trattenere le acque sul territorio, gestendole con le energie interattive che producendo ossigeno e alcalinità le avrebbero rese più disponibili e utili all’agricoltura, all’industria, alle attività umane. Mentre oggi dobbiamo tremare quando arrivano le grandi piogge, che sono costrette a straripare perché nessuno ha saputo organizzare il lavoro ambientale ed energetico razionale. Oggi esiste una capillare informazione sui problemi ambientali, solo per fare arrivare maggiori fondi a chi deve trovare le soluzioni e nello stesso tempo, esiste una capillare organizzazione, per nascondere alla nascita le soluzioni logiche, che potrebbero risolvere i problemi.
L’errore commesso dalle autorità mondiali dell’ambiente è stato quello di confermare le soluzioni ambientali ed energetiche nate con l’avvento dell’era industriale, come gli impianti termici, i depuratori a fanghi attivi, l’energia idroelettrica a senso unico, anche se le stesse hanno portato al riscaldamento globale, e alle siccità, senza comprendere che bisognava ripartire da zero nello studio delle soluzioni. Anche il sottoscritto ha commesso lo stesso errore, impiegando più tempo a cercare soluzioni che pulissero l’energia fossile e meno tempo per le nuove energie. Ma con la differenza che le autorità ambientali mondiali hanno cercato di salvare gli impianti attuali complicandoli ulteriormente con sistemi come il C.C.S. senza fare nulla per migliorare anche i sistemi depurativi delle acque e dell’aria urbana, mentre il sottoscritto, ha trasformato anche l’energia fossile in un sistema interattivo basato su impianti di minori potenze energetiche ma più completi, che avrebbero chiuso in modo naturale il ciclo del carbonio. La mia soluzione è molto più logica, ma non compatibile con gli attuali impianti da migliaia di MW/h, per l’assenza di spazi e disponibilità idriche. L’inventore libero da condizionamenti politici o interessi di parte, deve studiare le soluzioni ideali, non mettere le pezze a sistemi che hanno vizi di origine insormontabili.
Come la giustizia deve essere separata della politica, anche gli inventori devono essere liberi di inventare secondo la propria coscienza. Questo non può avvenire se agli inventori non si riconosce la proprietà intellettuale separata dalla proprietà industriale, senza pagamenti di tasse e senza limiti di tempo della validità dei brevetti. Gli inventori non devono bussare né alle porte dei politici, né a quelle degli imprenditori e nemmeno a quelle delle scienze compiacenti, con tali poteri. Se e quando le loro invenzioni saranno comprese, decorreranno i diritti di autore, come avviene per tutte le opere intellettuali. Perché gli inventori devono pagare le tasse di mantenimento dei brevetti se le invenzioni sono indesiderate dalle lobby di potere? Cosa c’entra la rivendicazione della proprietà intellettuale con quella industriale?
L’energia termica fossile interattiva è decaduta perché l’inventore, pur credendoci, non poteva continuare a pagare tasse prive di ogni fondamento. Tuttavia, resta valida per riprogettare gli impianti termici del futuro, che non si possono eliminare. Probabilmente, se fossi stato un dipendente pubblico, non mi avrebbero consentito di lavorare su queste soluzioni per non smentire le soluzioni sulle quali hanno sempre lavorato e i brevetti che hanno ceduto alle aziende private, che diventerebbero privi di valore. Per problemi etici e morali, che dovrebbero essere ovvi, la scienza pubblica non dovrebbe vendere i brevetti a singole aziende private. Sarebbe stato onesto e corretto riservarsi la proprietà intellettuale e mettere i brevetti a disposizione di tutte le aziende dei paesi aderenti ai trattati internazionali. Agli inventori pubblici o privati (che scelgono di non vendere i brevetti) sarebbe corrisposta una percentuale stabilita dalla leggi internazionali sul valore dell’opera installata o del prodotto commercializzato, da tutte le aziende che utilizzano il brevetto, senza alcun conflitto di interesse per gli enti pubblici.
La scienza pubblica non si può mercificare. E’ l’unica che, che deve essere sopra le parti, come la giustizia. Può essere superata, dall’avanzare dello stato dell’arte, ma deve essere la prima a prenderne atto ed aggiornarsi. Deve favorire gli aggiornamento, non ostacolarli, come sta facendo nei confronti delle energie interattive.
I Giudici nei tribunali, di tutto il mondo, per non commettere errori, pretendono prove scientifiche. Dove le vanno a cercare se anche la scienza pubblica diventa inaffidabile? Sappiamo tutti che la scienza è divisa a settori e fornisce soltanto risposte parziali. Ma i Giudici Internazionali, se vogliono combattere i reati ambientali internazionali, non possono ascoltare una quantità enorme di esperti per rispondere a domande complesse, come ad esempio: QUALE È IL MIGLIOR SISTEMA PER COMBATTERE IL RISCALDAMENTO GLOBALE? Per rispondere a una domanda del genere, non bastano nemmeno migliaia di scienziati, se non hanno mai lavorato insieme, a selezionare tutto quello che esiste nel campo delle depurazioni e dell’energia, per creare un modello di sviluppo ideale. Senza tale modello si possono condannare soltanto i reati accidentali, come l’affondamento di una petroliera o la rottura di un metanodotto, non quelli che riscaldano il pianeta tutti i giorni
Le NAZIONI UNITE hanno messo insieme un gruppo di scienziati che hanno costituito il cosiddetto IPCC – Intergovernmental Panel on Climate Change, premiato con il Nobel nell’anno 2007, il quale comunque non ha dato grandi risultati, nonostante, migliaia di scienziati e altri esperti contribuiscano. Questi esperti, non lavorano tutti i giorni a simulare soluzioni ambientali globali nelle varie ramificazioni per trovare soluzioni comuni. Pubblicano i loro articoli, ma non avendo provato, nemmeno virtualmente. a mettere insieme nel dettaglio, impianti e tecnologie diverse, non possono dire dove e come intervenire, per prevenire e combattere il riscaldamento globale. Se lo avessero fatto, probabilmente sarebbero arrivati, con maggiore autorevolezza del sottoscritto alle proposte riportate su https://www.spawhe.eu. Il sottoscritto ne sarebbe stato felice. Non sarebbe sceso in campo e avrebbe anche evitato di spendere i propri risparmi per dimostrare che se le sue soluzioni hanno i requisiti della novità, inventiva e applicabilità industriale, vuol dire che la scienza pubblica mondiale non le ha mai cercate, nonostante la grande quantità di mezzi economici e cervelli che ha avuto a disposizione.
Io penso che questo è successo perché gli esperti, comunque sono di parte e cercano di portare l’acqua al proprio mulino, pubblico o privato. Oggi è necessario selezionare e tagliare tutti i sistemi depurativi ed energetici che sono serviti a portarci all’attuale stato di benessere economico, ma non avendo superato i vizi di origine devono essere accantonati. Questo si può fare soltanto se non ci sono conflitti di interessi. Per questo deve essere la scienza pubblica a fare le sperimentazioni. Non si può pretendere che le aziende private non difendano i capitali che hanno investito. Tuttavia, le aziende private devono essere aiutate alla riconversione industriale sostenibile, perché se hanno sbagliato le soluzioni è stato soprattutto, perché la scienza pubblica non è mai intervenuta. Almeno, con il senno di poi non ci vuole molto a comprendere che i cicli termici energetici, per essere chiusi correttamente, comportano maggiori costi dei cicli a freddo che accoppierebbero acqua e aria compressa per sviluppare le stesse potenze. Ma il senno di poi non emerge né dalla scienza privata, né dalla scienza pubblica, come se fossero una sola cosa. Se questo succede, è evidente che ci sono conflitti di interesse, che non dovrebbero esserci.
Se noi realizzassimo i modelli di sviluppo sostenibili ci accorgeremmo che è molto più complesso seguire il diagramma di flusso di una fabbrica manifatturiera automobilistica, dove concorrono migliaia di componenti per chiudere il ciclo del prodotto finito. Mentre, chiudere il ciclo del carbonio, di una zona industriale, urbana, agricola, richiede pochi elementi: Acqua, aria, materiali calcarei in grandi quantità nel caso di cicli termici e gli stessi elementi in piccolissime quantità, se realizziamo cicli energetici a freddo. Questi ultimi, addirittura sottrarrebbero CO2 all’ambiente. Ma nell’industria manifatturiera si fanno grandi investimenti per realizzare i collegamenti necessari affinché i cicli di produzione avvengano correttamente, mentre nell’ambiente, la scienza pubblica non ha previsto nessun collegamento. Gli impianti sono disposti a caso sul territorio e i semplicissimi cicli che producono il riscaldamento globale e l’acidificazione oceanica, si dovrebbero chiudere da soli, ignorando lo studio dell’organizzazione del lavoro che si fa in qualsiasi azienda manifatturiera che non vuole fallire a causa della scarsa produttività e qualità (Taylorismo industriale).
Come possono chiudere il ciclo del carbonio le aziende energetiche, se la multinazionale italiana ENI, nel 2009, mi scrisse che non era interessata alle mie soluzioni per la pulizia dell’energia fossile perché loro rispettano le normative esistenti? Allora la colpa è dei legislatori? Che non pubblicano normative adeguate? Le ambiguità possono essere superate soltanto sviluppando tutti i dettali e normalizzandoli in processi ben definiti a livello mondiale, eliminando tutti i vizi di origine e di processo, scegliendo sempre le soluzioni migliori.
In un sistema globale ben concepito i dettagli si possono migliorare giorno per giorno senza nessun trauma. Basti pensare ai sistemi industriali che cambiano i modelli di auto e i componenti meccanici ed elettrici continuamente. Mentre nei sistemi ambientali attuali, se miglioriamo le fognature, togliamo i carichi organici ai depuratori e crolla tutto il sistema depurativo, basato sui fanghi attivi. A queste cose gli scienziati pubblici ci dovevano pensare prima di creare un sistema che non si può gestire razionalmente. L’organizzazione del lavoro ambientale serve ad evitare che i processi depurativi non siano in contrasto tra di loro e con i processi energetici. Non è un caso il fatto che le soluzioni del sottoscritto siano diverse da quelle dei progettisti pubblici che non conoscono l’organizzazione del lavoro industriale. L’organizzazione del lavoro non si può improvvisare, senza conoscere i cicli di lavoro, le macchine, gli impianti, i processi depurativi ed energetici. I collegamenti, non sono automatici. Infatti, gli impianti ambientali ed energetici attuali non si possono collegare perché dovevano essere progettati diversamente, seguendo cicli globali, e dovevano essere della dimensione giusta per non disperdere né acqua inquinata, né aria inquinata nell’ambiente. Quindi, anche le ciminiere non avrebbero dovuto essere dei semplici camini, ma autentici impianti che recuperavano il calore e il CO2, per utilizzarli in favore dell’ambiente in altri impianti, studiati caso per caso, dal sottoscritto per chiudere i cicli, conformemente al ciclo del carbonio globale. Chi si è assunto la responsabilità di cestinare le soluzioni interattive in nome di uno stato o di un governo deve assumersi le proprie responsabilità scientifiche, morali, civili e penali. Non possono soltanto tacere perché l’inventore non rappresenta nessun potere mondiale e non è nemmeno sicuro di essere ascoltato dalle Corti di Giustizia Internazionali. Lo spera soltanto, in nome di tutti quelli che credono alla Giustizia e alla Scienza sopra gli interessi di parte.
Voglio citare l’unica lettera seria ricevuta da un ente di ricerca pubblico in tanti anni di ricerca partner. Si tratta della lettera Prot. ENEA/2009/370587/PRES datata 2/07/2009, nella quale, l’ex presidente dell’ENEA (ente nazionale energia e ambiente italiano), il Prof. Luigi Paganetto, mi invitava a un incontro nella loro sede di Bologna, scrivendomi testualmente: “Al fine di approfondire gli aspetti tecnici e le implicazioni economiche dei sistemi e delle tecnologie da lei prospettate, la prego di voler contattare il Dr…………., responsabile della Sezione Metodi di Analisi e Prevenzioni del Rischio Antropico, che potrà organizzare un incontro con gli esperti del settore”
Purtroppo, per motivi sconosciuti al sottoscritto, i collaboratori del Presidente ritardarono l’incontro, e mi convocarono nella seconda metà del mese di settembre 2009, facendomi fare tra andata e ritorno circa 1100 km di treno solo per comunicarmi, che il prof. Paganetto non era più il presidente dell’Enea, e loro non potevano più occuparsi dei miei brevetti, non avendo fondi sufficienti nemmeno per portare avanti i loro brevetti. Pertanto non ci fu nessuna discussione tecnica sui miei brevetti. Tutto questo poteva essermi comunicato anche con una semplice mail, senza farmi sostenere anche i disagi le spese di viaggio. Questo è il livello di comportamento degli enti di ricerca italiani e probabilmente, mondiali, nei confronti degli inventori privati. Successivamente, L’ENEA, come tutti gli altri enti di ricerca italiani e mondiali, non ha risposto all’invio delle mie pubblicazioni, benché abbia presentato brevetti molto più importanti di quelli elaborati fino al 2009.
Io penso che, sebbene il Prof. Luigi Paganetto, sia stato l’unica personalità importante a rispondermi, sia anche stato l’unico a fare il proprio dovere, tra le molte migliaia di dirigenti pubblici mondiali che si occupano di energia e ambiente, che avrebbero potuto rispondermi e invitarmi a un confronto costruttivo.
Oggi siamo all’anno zero nello sfruttamento delle energie interattive. Le possibilità di migliorie dei sistemi idraulici industriali, ambientali, energetici, depurativi, agricoli, urbani, sono immense perché modificando le pompe e utilizzando regimi idraulici diversi, possiamo depurare le acque nei fiumi, laghi, porti, pozzi, producendo energia. In caso di acque alte, noi possiamo difenderci dalle alluvioni con lo stesso sistema. Ma possiamo rivoluzionare anche i sistemi di sollevamento e distribuzione idrica. Trasformandoli da grandi assorbitori di energia in produttori della stessa. Possiamo produrre l’energia domestica che serve a riscaldare le abitazioni con qualsiasi temperatura esterna e far viaggiare con qualsiasi velocità e potenza i mezzi di trasporto e lavoro con l’energia prodotta con acqua riciclata e aria compressa imprigionata in un cuscino di aria che consuma soltanto la quantità di aria che si scioglie nell’acqua.
Le soluzioni interattive antropiche non esistono perché chi progetta gli impianti si specializza nella progettazione di una sola tipologia di impianto, migliorando la tecnologia, ma non cercando le sinergie, che invece utilizza la natura. Come ad esempio la fotosintesi clorofilliana terrestre e marine, le circolazioni termoaline negli oceani e i fenomeni di up e down welling che producono la catena alimentare oceanica. Se la natura avesse a disposizione anche la tecnologia, saprebbe progettare gli impianti meglio dell’uomo, proprio perché miscelandoli, sfrutta tutte le sinergie disponibili, caso per caso, di temperatura, pressione, di scambio ionico, chimico, biologico e via di seguito. In altre parole, le sinergie che trova la natura spontaneamente, l’uomo non riesce a trovarle, perché le vuole comprendere nei minimi dettagli, ma nel frattempo non le utilizza realizzando impianti completi, piccoli e grandi, che copiano i siatemi naturali, mettendo insieme aria, acqua e gli elementi essenziali, incrementando le pressioni, che in ambienti chiusi non si disperdono, invece di incrementare le temperature che richiedono combustibili, emettono CO2, e costano di più. Dov’è la logica economica e scientifica che governa il mondo?
A che serve ubicare gli uffici brevetti nazionali nei ministeri dello sviluppo economico? Se tale ubicazione non serve a distinguere tra brevetti di prodotti commerciali e di pubblica utilità? Se i ministeri dello sviluppo economico fossero competenti, dovrebbero automaticamente, contattare gli inventori che propongono soluzioni innovative. Invece tutto tace, come i problemi dello sviluppo non fossero di loro competenza. Se le corti di Giustizia Internazionale non intervengono a condannare anche i reati di omissione di atti di ufficio, gli enti pubblici mondiali continueranno a impedire l’emersione di soluzioni interattive tra la produzione di energia e la protezione dell’ambiente.
Il legame tra la politica, gli enti pubblici di ricerca, i legislatori (che dipendono dalla politica) e gli industriali è troppo forte, per prendere in considerazione le invenzioni di un inventore privato, anche se dimostra, in modo inconfutabile, in base a brevetti che entrano nei dettagli delle soluzioni, che gli attuali sviluppi industriali ambientali ed energetici sono sbagliati, perché tutti gli impianti devono essere inseriti un progetto globale superiore, che è il ciclo del carbonio universale, e a questo devono essere collegati idealmente e nella maggioranza dei casi, anche fisicamente. Questo modo di progettare determinerebbe delle scelte obbligate nei modi di depurare e produrre energia, che nessuno ha sviluppato razionalmente, altrimenti, avrebbero compreso che assecondando il ciclo del carbonio con processi depurativi ed energetici a freddo, completi, depurare e produrre energia costerebbe dalle decine alle centinaia di volte in meno, sia in termini di investimenti iniziali, che gestionali, e con risultati, non neutrali, addirittura, protettivi dell’ambiente, che nei fiumi laghi e mari incrementerebbero la vita delle specie ittiche.
D’altra parte l’energia idroelettrica con il riciclo dell’acqua è anche logica, se non apriamo cicli termici, che non sono indispensabili, risparmiamo sia il costo dei combustibili, sia il costo per chiudere correttamente tali cicli. Oggi, nessuno si preoccupa di adeguare le acque scaricate da un depuratore al valore alcalino del corpo idrico ricevente. Come possiamo pensare che chi produce energia termica approfitti del passaggio dell’acqua di raffreddamento che attraversa la centrale per renderla alcalina? Eppure stiamo parlando di impianti pubblici. Perché i legislatori mondiali e nazionali non ordinano di farlo, almeno dal protocollo di Kioto, almeno per i nuovi impianti, che di conseguenza, non potrebbero essere dimensionati a caso né posizionati a caso sul territorio.
Infatti, l’alcalinità di una soluzione acquosa viene espressa in mg/L di CaCO3 equivalenti, caratterizza anche il PH, che varia da un valore da zero a 14 in una scala logaritmica. Quando una soluzione acquosa diventa dieci volte più acida, il pH scende di un’unità, se diventa cento volte più acida il pH scende di due unità. Il ciclo del carbonio si può chiudere con o senza il trasporto di carbonati agli oceani da parte delle zone terrestri. Se si chiude con il trasporto di carbonati conserviamo, o addirittura incrementiamo l’alcalinità, se lo chiudiamo senza tale trasporto incrementiamo l’acidificazione. L’attuale alcalinizzazione dell’acqua con ossido di calcio, che facciamo parzialmente nei depuratori, non è sostenibile perché l’ossido di calcio si produce a caldo e ogni kg prodotto, comporta l’emissione in atmosfera di 1,57 kg di CO2, a parte le emissioni di CO2 necessarie per riscaldare le rocce calcaree, stimabili in altri 0,5 kg. Pertanto, l’unica soluzione che possiamo adottare per incrementare l’alcalinità marina (a parte il welling artificiale che solleverebbe i carbonati solubilizzati dalle profondità oceaniche, che nemmeno è stata presa in considerazione) è quella di creare nei percorsi dei ricicli dell’acqua, dove depuriamo e produciamo energia idroelettrica negli strati bassi dell’atmosfera, dove si addensa il CO2, delle serre coperte contenenti materiale calcareo, per produrre, con un ciclo a freddo, carbonati nelle acque. Con l’invenzione delle pompe con la doppia alimentazione separata e i nuovi circuiti idraulici che le utilizzerebbero, i costi dell’energia necessaria si ridurrebbero di centinaia di volte e i processi, per quanto lenti, si potrebbero prolungare per tutto il tempo che serve, perché l’energia prodotta è sempre superiore a quella consumata, ottenendo acque ossidate e alcaline, riducendo contemporaneamente il valore di CO2 dall’ambiente. Tutto questo è esattamente il contrario di quello che fanno gli attuali impianti idroelettrici, che producendo elettricità a senso unico senza riciclare l’acqua accelerano la velocità dell’acqua verso il mare senza consentire l’incremento alcalino. Mentre gli attuali depuratori, addirittura acidificano l’acqua ed emettono CO2 nell’ambiente ossidando le acque in vasche a cielo aperto.
E’ stato un gravissimo errore ritenere assodate alcune soluzioni impiantistiche e tecnologie solo perché nessuno le ha messe in discussione (le fognature, i depuratori, le pompe di sollevamento delle acque e i circuiti idraulici collegati alle stesse), quando potevano essere contestate fin dai primi tempi dell’era industriale, se gli impianti fossero stati progettati con obiettivi di maggiore risparmio energetico e di ricerca di energia sostenibile.
Per il sottoscritto, le invenzioni energetiche più pratiche, economiche ed efficienti degli ultimi tempi, a livello mondiale, sono due, strettamente legate tra loro, che consentono di realizzare piccoli ma potenti impianti energetici e depurativi in molte versioni:
- Le pompe con la doppia alimentazione separata fino alla girante che, si possono realizzare di ogni dimensione;
- I circuiti idraulici contenenti serbatoi pressurizzati con aria compressa con la circolazione a senso unico dell’acqua, che sfruttano la pressione del cuscino di aria come un accumulatore di energia a volume costante. La produzione di energia avviene all’esterno del serbatoio pressurizzato per sfruttare il salto di pressione. La stessa quantità di acqua che esce dal serbatoio è fatta rientrare nello stesso, sfruttando le caratteristiche delle pompe con la doppia alimentazione separata, che consentono di aggirare la pressione del pressione idrostatica.
Questi impianti sono brevettati dal sottoscritto in molte versioni, ma nessuno finanzia la sperimentazione, che costa pochissimo, perché la classe dirigente mondiale, pubblica e privata, ha paura che funzionino, avendo investito ricerche e risorse in tutte le direzioni, tranne che in questa, che consentirebbe di produrre energia con piccolissimi ingombri, bassissimi costi e con le tecnologie esistenti, rilasciando ossigeno nell’acqua proporzionalmente alla pressione di esercizio del serbatoio. Sollevare le acque, depurarle, alcalinizzarle e produrre energia con questo sistema, non costa niente, poiché l’energia che consuma la pompa (che ricicla l’acqua senza sollevarla, ma inserendola in un circuito di riciclo parallelo pressurizzato, gestito dalla stessa pompa) è molto inferiore a quella prodotta dalla turbina (che sfrutta la pressione del cuscino di aria senza consumarla). In alcuni casi, possiamo conservare una pressione residua all’uscita della turbina per sollevare le acque quanto basta per produrre piogge artificiali su materiali calcarei che combattono l’acidificazione dei fiumi, laghi e mari, ma contemporaneamente produciamo ossigenazione dell’acqua sia nel serbatoio pressurizzato per effetto delle leggi di Henry e Dalton, sia per lo scorrimento fisico dell’acqua sul materiale calcareo, per tutto il tempo necessario al processo. Essendo gli impianti piccoli, invisibili (addirittura sommersi nelle acque), economici e diffusi vicino a tutte le attività urbane agricole, industriali possono depurare acqua e aria insieme per l’intero giorno e l’intero anno, con qualsiasi temperatura terrestre. Questi impianti possono produrre energia arrivando facilmente all’ossidazione endogena, consumando soltanto l’usura delle pompe e delle turbine, leggermente quella dei compressori, che devono fornire solo l’aria che si solubilizza nell’acqua, non quella per la compressione dei cuscini di aria che non si lasciano espandere, facendo funzionare gli impianti con volumi costanti di aria compressa e di acqua. Una parte dell’acqua esce dal circuito e produce energia nella turbina, ma è sostituita istantaneamente alla stessa quantità di acqua che si inserisce nel circuito di riciclo pressurizzato per mezzo della pompa col la doppia alimentazione separata fino alla girante.
Mi sono permesso di spiegare ai Giudici i semplici ragionamenti tecnici sul funzionamento degli impianti perché sembra che tecnici, scienziati, ricercatori, professori, pubblici e privati, a livello mondiale, abbiano ricevuto l’ordine di non comprendere queste semplici invenzioni, per evidenti ordini di fedeltà aziendale, che potrebbero avere un senso per i dipendenti delle aziende private. Certamente, non ha senso la fedeltà aziendale per gli scienziati pubblici che dovrebbero lavorare per il bene comune nazionale, o internazionale. Purtroppo, per il sottoscritto, esistono troppi errori di progettazione pubblica da nascondere e troppi conflitti di interessi. Tra questi, la vendita dei brevetti degli enti di ricerca e delle università alle aziende private. Nei settori dell’ambiente e dell’energia i governi sono contemporaneamente produttori dei servizi e clienti delle aziende che forniscono macchine e impianti, in alcuni casi brevettati da altri enti pubblici, ma venduti in esclusiva ad aziende private. Infatti, dovremmo chiederci tutti e soprattutto le Corti di Giustizia Internazionali: che fine fanno i brevetti degli enti di ricerca e delle università? Questo conflitto di interessi, unito al monopolio delle gestioni depurative ed energetiche e delle gare pubbliche di appalto degli impianti depurativi ed energetici, impedisce di fatto, l’emersione di soluzioni energetiche e depurative alternative, come quelle proposte dal sottoscritto. Il quale è visto dagli enti pubblici mondiali, e dagli imprenditori del settore, come un corpo estraneo a un sistema di affari collaudato, non un collaboratore alla soluzione dei problemi ambientali ed energetici.
Di fronte all’immenso giro di affari legale, ma inefficiente delle energie e delle depurazioni, per le classi dirigenti mondiali, l’unica difesa possibile è quella di far morire in fasce le energie interattive, soprattutto quella pressurizzata, che moltiplicherebbe i rendimenti energetici e depurativi proporzionalmente alla pressione di esercizio. Purtroppo, se non intervengono i Giudici Internazionali, riusciranno nella loro impresa, perché i legislatori nazionali hanno già dimostrato da che parte stanno, per scelta, per incompetenza o per opportunità politiche. Mentre le opposizioni politiche e ambientali sono abituate a lottare sempre per il male minore, che offrono gli stessi addetti ai lavori pubblici e privati, senza mai mettere in discussione i principi fondamentali della scienza, che non sono stati approfonditi nella progettazione degli impianti fin dall’avvento dell’epoca industriale.
Se non fossi solo a parlare di Taylorismo ambientale e di energie interattive, non si potrebbe nascondere che il riscaldamento globale è dovuto a banalissimi errori di progettazione che si potevano correggere fin dall’avvento dell’era industriale. Continuando a non correggerli, e crescendo anche le nuove generazioni tecniche e scientifiche nell’errore, le classi dirigenti mondiali, stanno portando tutte le popolazioni a un graduale suicidio di massa. Mentre saremmo ancora in tempo a cambiate il modello di sviluppo globale, in quanto, gran parte della popolazione mondiale è ancora in via di sviluppo, senza fogne, acqua ed energia. Non possiamo farle sviluppare ripetendo gli stessi errori. Peggio ancora, esportando impianti depurativi ed energetici che continueranno a riscaldare il pianeta e che costano centinaia di volte in più, sia in termini di investimento iniziale, sia in gestione ordinaria, rispetto agli impianti interattivi che sarebbero contemporaneamente energetici, depurativi e preventivi di disastri ambientali.
La presunta verità fa paura ai governi e alle multinazionali, perché nessuno poteva immaginare che con un sistema alternativo semplice, economico, e di piccolo ingombro, alla portata di piccole e medie imprese, potremmo produrre l’energia sostenibile, fissa e mobile, proteggendo e raffreddando il pianeta in ogni angolo del pianeta, a tutte le ore del giorno e della notte. Quindi, sarebbero inutili anche le attuali energie rinnovabili, come la solare ed eolica, essendo più costose, ingombranti, discontinue e non interattive con il sistema depurativo e alcalinizzante del pianeta. Queste energie sottraggono soltanto investimenti a energie più efficienti.
Nessuno poteva immaginare che i motori idroelettrici compressi, potrebbero essere montati anche su tutti i mezzi di trasporto e di lavoro. I quali potrebbero funzionare benissimo senza combustibili, vista la grande differenza tra l’energia prodotta e quella spesa per recuperale l’acqua nel circuito progettato. Non ho ricevuto nessuna critica da parte dei costruttori di motori termici, come non li ho ricevuti dai costruttori delle pompe, delle turbine e dalla scienza pubblica e privata. A parte qualche piccola e insignificante discussione sui network Linkedin, e Xing, dove qualcuno ha parlato genericamente, dei principi sulla conservazione dell’energia, tutti si sono trincerati nel silenzio. I principi della conservazione dell’energia sono rispettati istante per instante negli impianti interattivi. Chi li ha legiferati non poteva prevedere un rendimento elevato nella trasformazione energetica dovuto all’accoppiamento dell’acqua incomprimibile, dell’aria incomprimibile, con la presenza di una pompa speciale che fa circolare l’acqua aggirando la pressione e la presenza di un circuito che sfrutta a senso unico la pressione dell’aria sull’acqua.
Chi sono i circa 12.000 visitatori del sito web https://www.spawhe.eu, che non hanno lasciato commenti? Sono amici o nemici dall’ambiente? Comunque, sono pochissimi. Cosa dice la scienza pubblica che ha laboratori di sperimentazione in tutto il mondo, che crea e incentiva impianti non compatibili, o non interattivi con il ciclo del carbonio globale?
I silenzi della scienza e delle classi dirigenti hanno costretto il sottoscritto ad accelerare i tempi, dello sviluppo virtuale dello stato dell’arte protettivo dell’ambiente alternativo, per evidenziarne le potenzialità. Infatti, motori idroelettrici compressi dovevano appartenere a una fase di sviluppo successiva a quella delle installazioni fisse nei centri urbani, fiumi, laghi e mari. Dopo averne verificato la funzionalità. Se avessi aspettato le loro risposte, che non sono mai arrivate, si sarebbe spenta la voglia di sviluppare nuove soluzioni. Se avessi deciso di godermi la meritata pensione, non so se qualcuno avrebbe seguito la stessa pista, arrivando, almeno virtualmente, alla protezione totale dell’ambiente, a quanto sembra, indesiderata dalla Scienza.
Come si fa a tacere sui sollevamenti idraulici senza costi e sulla produzione di energia idroelettrica interattiva, che si possono quasi toccare con mano dalle semplici descrizioni? Come si fa a non riconoscere che questa soluzione partirebbe già vincente rispetto a motori termici avendo già vinto i vizi di origine, sul piano ambientale ed economico? I motori termici sono costati un secolo e mezzo di ricerca e sperimentazione in tutto il mondo centinaia di miliardi per perfezionarli, senza poter eliminare il CO2, gli ossidi di piombo, SOx, NOx e le polveri sottili prodotte. Il motore idroelettrico pressurizzato ha ricevuto silenzi mondiali.
Io penso che siano troppi errori da nascondere e troppi interessi da difendere. I silenzi non termineranno mai sia nei confronti dell’energia idroelettrica compressa fissa, che mobile, se non interverranno le Corti di Giustizia Internazionali, nell’interesse dell’umanità intera.
Il problema della disoccupazione mondiale è un’altra grandissima piaga. I politici, per creare lavoro incentivano le multinazionali a investire nei propri paesi, chiudendo uno o due occhi sui reati ambientali, invece di innovare le progettazioni sul risparmio idrico, lo scambio geotermico a bassa entalpia, le fogne depurative dell’acque e dell’aria insieme e, soprattutto l’energia interattiva.
Oggi con l’automazione spinta che è entrata nelle fabbriche, il lavoro lo possono creare soltanto i servizi pubblici. Questo può avvenire soltanto se si distribuisce meglio la ricchezza mondiale facendo crescere dappertutto le piccole e medie imprese, che potranno gestire capillarmente, tramite le energie interattive, il ciclo del carbonio naturale, eliminando la disoccupazione e restituendo maggior dignità al lavoro umano. Ovviamente, eliminando i grandi impianti termici e i grandi depuratori, che hanno fallito clamorosamente, sia sul piano ambientale che economico, ma anche sociale: non creando lavoro in quantità sufficiente.
La scienza pubblica invece di mettersi al servizio delle multinazionali, che possono cavarsela benissimo da sole, dovrebbe mettere le proprie ricerche e sperimentazioni, soprattutto a disposizione delle piccole e medie imprese. Se producono dei brevetti, li devono mettere a disposizione di tutte le aziende capaci di realizzarle in libera concorrenza ricevendo in compenso i diritti derivanti dalla proprietà intellettuale, senza favorire nessuna azienda in particolare.
Per la stessa ragione, è necessario svincolare la proprietà intellettuale da quella industriale, che nel caso specifico, significa svincolare gli inventori pubblici e i privati che si occupano di problemi ambientali ed energetici dai centri di potere politici ed economici pubblici e privati. Il sistema attuale, basato sui grandi impianti, energetici e depurativi, non solo è inefficienti, ma detenendo anche il monopolio delle progettazioni, legislazioni e gestioni depurative ed energetiche, impedisce l’emergere delle soluzioni sostenibili.
L’onere di provare l’efficienza delle energie interattive, che è un problema mondiale, non può essere lasciato a un inventore, che per leggi ingiuste, dopo aver lavorato senza alcun compenso per oltre undici anni a studiare soluzioni, pagando tasse non dovute, non può reclamare nemmeno la proprietà intellettuale. Se gli enti pubblici non fanno il loro dovere di procedere alle facili sperimentazioni e i legislatori della WIPO non separano la proprietà intellettuale da quella industriale, è necessario che intervengano le Corti di Giustizia Internazionali.
Le Nuove energie che hanno finanziato e incentivato in tutto il mondo le autorità dell’ambiente, che non interferiscono con i sistemi depurativi, al massimo, possono essere considerate rinnovabili, ma hanno bassi rendimenti e non proteggono l’ambiente. Basti pensare che nelle migliori condizioni di sole occorrono 10 m2 per produrre un Kw con pannelli solari e che l’energia eolica, per concentrare la forza di 0,83 bar sulle pale di un elica avrebbero bisogno di un vento che soffia a 80 chilometri orari. Invece, con l’energia idroelettrica compressa possiamo concentrare facilmente 40 bar di pressione sulle pale di una pompa usata come turbina, per produrre 17,5 kw con due piccoli serbatoi con 30 cm di diametro affiancati che sostituirebbero un motore termico, senza consumare nessun tipo di combustibile.
Infatti, se realizziamo un piccolo impianto idroelettrico pressurizzato per sostituire il motore termico di un automobile con una pressione di 40 bar o 400 metri di colonna d’acqua, una portata di 7,5 L/s, e un rendimento della turbina 0,6, avremo una produzione di energia di circa 17,6 Kw (0,6 * 1000 *0.0075 * 400 / 102) con un consumo energetico di circa (0,35 Kw) per la circolazione dell’acqua, che deve vincere soltanto le perdite di carico del circuito idraulico sempre pieno. Pertanto il rapporto tra l’energia spesa e consumata circa 50,28 (17,6 / 0,35). Se consideriamo che il rendimento medio del motore termico montato sull’automobile è circa il 35% del potere calorifero inferiore del combustibile, possiamo ricavare il rapporto di convenienza tra un motore idroelettrico compresso e un motore termico, che uguale a 143,6 (50,28 / 0,35). Questo rapporto di convenienza esclude il costo dei combustibili, la maggiore complessità degli impianti termici, gli oneri per la filtrazioni dei fumi, etc. Quindi, il rapporto di convenienza effettivo tra energia fossile ed energia idroelettrica pressurizzata si può addirittura raddoppiare. Questo tipo di impianto si può realizzare su tutti i mrzzi di trasposto mondiali, perfino sulle astronavi, avendo un’autonomia infinita. Ma si può realizzare in versione fissa in ogni abitazione e ufficio. Non vale la pena di estrarre dal sottosuolo, l’energia fossile trasportarla con navi e metanodotti, raffinarla e commercializzarla per inquinare e riscaldare il pianeta, eppure lo stiamo facendo da oltre cento cinquanta anni.
Almeno gli scienziati e i tecnici dovrebbero comprendere che a causa dell’incomprimibilità dell’acqua, indipendentemente dalla pressione del cuscino di aria compressa, nei circuiti idraulici ideati, noi potremmo far circolare l’acqua all’interno del volume accumulato con una piccolissima prevalenza della pompa e quindi, spendendo pochissima energia (se questo non fosse vero non esisterebbero le correnti marine, e le pompe di circolazione degli impianti chiusi pressurizzati, con un vaso di espansione, dovrebbero avere una prevalenza uguale o superiore alla pressione del vaso di espansione, invece, l’acqua circola con una piccola prevalenza della pompa, dovendo vincere solo le perdite di carico del circuito, non la pressione del vaso di espansione). Se facessimo uscire l’acqua da un foro posto sotto il cuscino di aria, mantenendo costante il volume di acqua e di aria compressa, l’acqua uscirebbe con la pressione del cuscino di aria anche se il cuscino di aria non si espande, a patto che, contemporaneamente, dalla parte inferiore del serbatoio, entra una quantità di acqua esattamente uguale a quella che esce. Nella sostanza, il cuscino di aria preme sull’acqua e la espelle da un foro, ma la sua espansione è compensata dall’acqua che entra nel serbatoio da un altro foro nello stesso istante. Ovviamente, per sfruttare in questo modo la pressione del cuscino di aria, la spesa energetica dell’acqua che entra nel serbatoio pressurizzato deve essere molto inferiore a quella dei sistemi noti allo stato dell’arte. Per questa ragione è stata inventata dal sottoscritto la pompa con la doppia alimentazione separata fino alla girante, la quale sfrutta la stessa pressione del cuscino di aria per fare entrare l’acqua nel serbatoio pressurizzato. Questa pompa e già un brevetto internazionale (WO2017/042847), pur basandosi sulla semplice modifica dell’alimentazione delle attuali pompe centrifughe, senza modificare tutte le altre caratteristiche, non essendo mai stata pensata dai costruttori di pompe, dagli scienziati e dai progettisti di impianti di sollevamento e circolazione di acqua in 150 di storia industriale, può e deve essere considerata una delle invenzioni più importanti della storia dell’umanità. In quanto, da sola, rappresenta quello che nella meccanica può essere considerato il piano inclinato, la leva di Archimede, il rapporto di trasmissione a cinghia o a ingranaggi, che riducono la forza necessaria per sollevare i pesi conto la forza di gravità. Ma nell’acqua, questa invenzione è ancora più importante perché l’acqua non è un corpo solido e non si comprime. Pertanto, i nuovi impianti potranno risparmiare energia nel recupero e sollevamento, o pressurizzazione delle acque e produrla nella fase successiva, in ciclo infinito, che non ha nulla a che vedere con il moto perpetuo, perché partecipano diverse leggi fisiche e diverse tecnologie:
Il sistema si basa sulla differenza tra l’energia spesa dalle pompe di circolazione dell’acqua e la compressione dell’aria (che consumano pochissimo sfruttando regimi favorevoli) e l’energia prodotta dalle turbine che sfruttano il salto geodetico dell’acqua (negli impianti alla pressione atmosferica), o il salto di pressione (in quelli pressurizzati con aria compressa). Come non si consuma e non si espande la pressione atmosferica, altrettanto, non si consuma e non si espande l’aria compressa, se non si abbassa il livello dell’acqua sottostante. Tuttavia entrambi i sistemi esercitano la loro pressione, altrimenti l’acqua non uscirebbe dal troppo pieno, esercitando la forza della caduta dell’acqua sulla turbina, o con la forza dell’intera pressione idrostatica (principio di Torricelli) dal foro di uscita degli negli impianti pressurizzati con aria compressa.
Senza l’invenzione delle pompe con la doppia alimentazione separata fino alla girante (che nonostante la semplicità, tutti fanno finta di non comprendere), le pompe sono ancora oggi le macchine che assorbono le maggiori energie del pianeta, infatti, solo nei grandi sollevamenti idraulici si usano motori con potenze installate di diverse migliaia di Kw, alimentati a 6000 – 9000 volt per ridurre il riscaldamento. Mentre modificando le pompe e i circuiti e inserendo negli stessi delle turbine, o pompe usate come turbine, è possibile modificare tutti gli impianti idraulici attuali, anche non pressurizzati, trasformandoli da assorbitori a produttori di energia, pur continuando a sollevare le acque, ma con un regime idraulico centinaia di volte più favorevole (come negli impianti chiusi). Infatti, in tutte le applicazioni idrauliche vale sempre la pena di raddoppiare o anche triplicare la dimensione della pompa rispetto alla quantità di acqua sollevata, perché il riciclo sulla pompa dell’acqua del bacino di arrivo superiore, consente di sollevare le acque con la pressione di quest’ultimo, spendendo soltanto l’energia necessaria per vincere le perdite di carico dovute all’attrito nei tubi e valvole, che sono sempre centinaia di volte inferiori a l’energia richiesta per il sollevamento diretto dell’acqua.
Lo stesso principio vale anche negli impianti idraulici pressurizzati con aria compressa, che non sono mai stati sfruttati con l’impiego della pompa con la doppia alimentazione separata fino alla girante. Infatti, in questi impianti produciamo energia elettrica soltanto con l’acqua che esce dal foro, la quale è inferiore alla portata totale della pompa, ma è esattamente uguale a quella che è entrata nel serbatoio pressurizzato, che a sua volta è uguale a quella scaricata dalla turbina, e ripresa dalla pompa tramite la seconda alimentazione separata sulla girante, la quale è alimentata in parallelo anche dalla prima alimentazione che ricicla l’acqua interna al serbatoio pressurizzato.
Con questo sistema, nella girante in rotazione, si sommano le due mezze portate, mentre per il principio di Pascal, la pressione superiore si espande nell’intera sezione. D’altra parte anche all’uscita della girante della pompa abbiamo la stessa pressione, essendo metà della portata della pompa, presa dallo stesso serbatoio pressurizzato
Ovviamente, se il foro che alimenta la turbina è chiuso, la pompa con la doppia alimentazione separata, non può far entrare acqua nel circuito di riciclo interno al serbatoio pressurizzato. Pertanto, in tale caso, l’acqua non entra e non esce dal serbatoio pressurizzato, ma si ricicla soltanto l’acqua internamente, alimentata da un solo lato della pompa, con una piccola prevalenza della pompa stessa, che funziona come una normale pompa di circolazione con una portata ridotta. Ovviamente, quando il foro che alimenta la turbina si apre di nuovo, l’acqua dall’esterno entra di nuovo nel circuito di riciclo interno. La pompa funziona con l’intera portata, ma le condizioni di funzionamento in bassa prevalenza della pompa non cambiano molto, poiché la quantità di acqua che entra è, contemporaneamente, espulsa dal cuscino di aria. Né la pompa, né il compressore devono fornire maggiore pressione perché il volume di acqua interno al serbatoio non cambia: “la pompa con la doppia alimentazione separata fino alla girante” deve assicurare la normale circolazione dell’acqua (come in un circuito chiuso), mentre il compressore deve fornire soltanto la quantità di aria compressa che si discioglie nell’acqua per effetto delle leggi di Henry e Dalton.
E’ ovvio, che se sostituiamo il serbatoio aperto con il serbatoio pressurizzato, il cuscino di aria compressa che ha una pressione molto superiore alla pressione atmosferica, aumenta l’altezza di caduta dell’acqua proporzionalmente alla pressione anche se l’acqua non la solleviamo, perché circola sempre nell’ambito dello stesso volume, mentre all’uscita della turbina abbiamo sempre la pressione atmosferica, che si identifica con le normali condizioni gravitazionali. E’ altrettanto ovvio, che la turbina produce energia solo con l’acqua che esce dal serbatoio, non con tutta la portata della pompa, che è circa il doppio di quella che esce. Infatti, nella pompa si sommano le due portate che entrano attraverso le due alimentazioni, di cui una ricicla solo l’acqua interna al serbatoio pressurizzato, per consentire l’equilibrio delle pressioni e far entrare l’acqua esterna. Come detto, sia a causa della rotazione della girante, sia a causa del principio di Pascal, sia a causa della netta separazione dei due flussi prima dell’ingresso nella girante l’acqua non pressurizzata, entrando dal lato aspirante della pompa con la doppia alimentazione, è inserita senza i costi energetici che sarebbero necessari con le attuali pompe, per vincere la pressione nel circuito di riciclo dell’acqua pressurizzata. Come detto, sia a causa della rotazione della girante, sia a causa del principio di Pascal, sia a causa della netta separazione dei due flussi prima dell’ingresso nella girante l’acqua non pressurizzata, entrando dal lato aspirante della pompa con la doppia alimentazione, è inserita senza i costi energetici che sarebbero necessari con le attuali pompe, per vincere la pressione nel circuito di riciclo dell’acqua pressurizzata. Questo miracolo energetico non potrebbe avvenire se i flussi in ingresso non fossero ermeticamente separati fino a quando entrano nella girante in rotazione. Infatti se si incontrassero prima di entrare nella girante, il sistema non funzionerebbe perché l’acqua con maggiore pressione non farebbe entrare l’acqua con minore pressione. Invece, incontrandosi dentro alla girante in rotazione è l’acqua con maggiore pressione a spingere verso l’uscita della pompa l’acqua con minore pressione.
Io mi dilungo a descrivere questi concetti molto semplici, perché questi non sono emersi nei libri di testo delle scienze e delle tecnologie e nemmeno nei convegni internazionali degli addetti ai lavori pubblici e privati, come non sono emersi i concetti brevettati dal sottoscritto sulla pulizia dell’energia fossile con sistemi interattivi legati al ciclo naturale del carbonio. Nonostante i grandi sforzi di comunicazione che fa il sottoscritto, questi concetti semplici, non superano la barriera del silenzio. Ma io non posso arrendermi perché questo è il mio lavoro, non è frutto di fantasie, ma di esperienze e approfonditi ragionamenti sulle sinergie necessarie e possibili per produrre energie interattive. Io so per esperienza che chi progetta sempre gli stessi impianti non li può migliorare concettualmente se non conosce anche gli altri impianti, perché sono le sinergie che fanno compiere il salto di qualità. Questo è dimostrato soprattutto, dai processi naturali come la fotosintesi clorofilliana che è un capolavoro di immense sinergie non comprensibili dal sottoscritto e probabilmente, non completamente nemmeno dalla scienza che approfondisce lo specifico settore. Per questo il sottoscritto pensa che dobbiamo concentrarci almeno nella ricerca di sinergie semplici che tutti possono comprendere e tutti possono realizzare con un poco di buona volontà. Non è ragionevole da parte dell’uomo trascurare le condizioni vantaggiose di abbinamento tra principi energetici e depurativi e contemporaneamente concentrare investimenti su energie rinnovabili con scarso rendimento non interattive e altre che richiedono grandi investimenti e addirittura danneggiano l’ambiente, come i grandi impianti idroelettrici.
Nel caso dell’idroelettrico pressurizzato, l’innovazione cambierebbe l’intero mercato mondiale, non solo dell’energia fissa e mobile, ma anche delle depurazioni, semplicemente dissolvendo gratis ossigeno nell’acqua, dovunque si produrrebbe energia, soprattutto nelle acque delle falde acquifere, dei laghi e delle zone costiere, inquinate da nitrati fosfati, che non possono essere depurate in altro modo. In altre parole, consumando, soltanto l’usura delle macchine, potremo avere energia e depurazione in abbondanza. A che servono le grandi dighe, i grandi bacini artificiali, le grandi centrali termiche, i grandi depuratori, che fanno una cosa sola, la fanno male e a sprecano immense risorse economiche in infrastrutture controproducenti a fini della tutela dell’ambiente?
Nell’idroelettrico pressurizzato, se alimentiamo la pompa (con la doppia alimentazione separata) con un motore a giri variabili, possiamo regolare linearmente l’energia elettrica prodotta dall’alternatore accoppiato alla turbina, poiché l’altra metà della portata non esce mai dal serbatoio pressurizzato, mantenendolo sempre allo stesso livello idraulico e di pressione. Questo ci consente di variare l’energia prodotta e anche la velocità dei mezzi di trasporto terrestri navali aerei, probabilmente anche spaziali, perché non è necessario fermarsi a fare il pieno di carburanti e nemmeno sostituire il materiale radioattivo che produce energia. L’acqua e l’aria sono a totale riciclo anche se non costano nulla
E’ importante notare che la pompa con la doppia alimentazione separata fino alla girante, se è alimentata con un solo flusso di acqua e una sola pressione che comprende le due alimentazioni, funziona con le stesse prestazioni delle pompe attuali (quindi non è necessario cambiare le attuali pompe, ma modificare soltanto l’alimentazione). Se, invece, come nei casi sopra esposti, è alimentata da un lato con l’acqua scaricata dalla turbina, in bassa pressione, e dall’altro lato dall’acqua del serbatoio pressurizzato con aria compressa, funziona diversamente: I due flussi arrivano separati dentro la girante, ma in settori centrali diversi. La rotazione della girante consente di ricevere nella stessa sezione centrale flussi di acqua alternati in bassa e alta pressione. L’acqua in bassa pressione non può essere respinta dalla pressione idrostatica del serbatoio pressurizzato, perché è spinta verso la periferia della girante, oltre che dalla rotazione della stessa, anche dall’acqua pressurizzata riciclata. Pertanto, i due flussi in entrata, escono dalla pompa con un unico flusso e una sola pressione. Inoltre, essendo la mandata della pompa è diretta di nuovo nel serbatoio pressurizzato, per principi fisici noti, la pressione idrostatica non può opporsi all’energia cinetica sviluppata internamente al proprio volume di acqua (vedi sbocchi sommersi, correnti marine.etc.).
Praticamente, con questo sistema, aggiriamo l’opposizione della pressione idrostatica e possiamo inserire, istante per istante, nel circuito di riciclo dell’acqua del serbatoio pressurizzato, la stessa quantità di acqua che esce dal foro di uscita che alimenta la turbina, senza ricomprimere il cuscino di aria, che non si espande, come avviene nelle attuali autoclavi, proprio perché l’acqua che entra nel serbatoio sostituisce l’acqua che esce istante per istante. Inoltre, la prevalenza della pompa, che fa circolare l’acqua, è bassa perché la pressione dell’acqua nella girante è equilibrata in aspirazione e mandata.
Questo è il miglior modo di utilizzare le pompe dal punto di vista energetico, anche se non è mai stato fatto per un’incredibile svista scientifica e tecnica che ha condizionato l’intero sviluppo industriale mondiale. Infatti, se ragioniamo, le pompe attuali lavorano con un carico pressostatico squilibrato tra aspirazione e mandata. Per sollevare le acque ad altezze elevate devono essere usate le pompe multistadio, le quali incrementano la pressione da uno stadio all’altro (fino a 100 bar), ma consumando un’immensa quantità di energia.
Sono proprio le pompe multistadio a confermare la validità del funzionamento delle pompe con la doppia alimentazione separata fino alla girante. Infatti, se funzionano le multistadio con differenze di pressioni altissime tra aspirazione e mandata, e quindi con elevata funzione di anti ritorno dell’acqua (dovuta alla rotazione, al profilo della girante e alla precisione delle lavorazioni meccaniche), a maggior ragione funzionano anche le pompe con la doppia alimentazione separata, che hanno un carico più equilibrato tra aspirazione e mandata.
Il carico equilibrato è importante ai fini della spesa energetica. Infatti, in molti circuiti idraulici, pneumatici, oleodinamici, si usa la pressione del circuito a valle, per aprire le valvole, consumando meno energia (pilotaggio idraulico o pneumatico). Sullo stesso principio funzionano le pompe con la doppia alimentazione separata fino alle girante, ma con sezioni di passaggio molto più ampie perché per fare circolare la portata non è sufficiente trasmettere soltanto la pressione idrostatica ma anche quella cinetica. Per trasmettere la pressione cinetica all’intera portata è necessario moltiplicare la pressione unitaria per l’intera sezione di passaggio. Per questa ragione sono necessarie due alimentazioni separate di uguale sezione e una sola mandata, dalla quale esce la portata totale con la massima pressione.
Ma, come scritto sopra, la pompa non alimenta direttamente la turbina. La alimenta il cuscino di aria con una pressione molto superiore alla prevalenza della pompa e con una portata, che è circa la metà di quella della pompa. Ma il cuscino di aria non potendosi espandere non consuma energia di pressione e quindi, energia elettrica per la compressione, a parte i gas che si disciolgono nell’acqua, che svolgono una funzione depurativa dell’acqua, quindi, non può essere considerata energia sprecata. Soprattutto delle autorità dell’ambiente.
Dobbiamo anche notare che negli attuali serbatoi di acqua pressurizzati, i cuscini di aria non svolgono la funzione di accumulatori di energia. Nelle attuali autoclavi, l’acqua entra ed esce a flusso alternato dallo stesso foro, consentendo al cuscino di aria di svolgere la funzione di ammortizzatori delle perturbazioni di moto vario e di utilizzare l’espansione del cuscino di aria per fornire acqua al circuito idraulico, al fine di evitare troppe partenze dei motori delle pompe che si surriscalderebbero. In esse, a ogni espansione del cuscino di aria, corrisponde un abbassamento della pressione e quindi un consumo energetico da parte della pompa di circolazione, che non può essere una semplice pompa di riciclo ma deve essere una pompa che esercita una pressione in grado di comprimere il cuscino di aria e di far sollevare l’acqua all’uscita del serbatoio con la propria forza, consumando energia. Questo succede, a causa del fatto che le attuali pompe non avendo la doppia alimentazione separata fino alla girante, non possono riciclare contemporaneamente l’acqua interna all’autoclave per equilibrare la pressione idrostatica nella pompa e quindi, non possono utilizzare il cuscino di aria come un potente accumulatore di energia a volume costante con la massima pressione.
Negli impianti produttori di energia idroelettrica pressurizzata, le pompe sono sempre in esercizio, variano soltanto il numero di giri per aumentare o ridurre la portata e quindi l’energia prodotta, ma la spesa energetica è minima, in quanto, l’acqua che esce dal circuito è soltanto quella che entra dalla seconda bocca aspirante della pompa, che si inserisce nel circuito chiuso di riciclo pressurizzato ed è espulsa dal cuscino di aria per mancanza di spazio nel volume pressurizzato. Ovviamente, quest’acqua essendo entrata dal lato aspirante della stessa pompa che ricicla l’acqua pressurizzata, non richiede energia per uscire pressurizzata, per l’effetto combinato tra la conformazione fisica delle pale della girante in rotazione, che la spingono all’interno del serbatoio, il principio di pascal che espande la pressione maggiore che entra dall’alimentazione parallela, e la presenza del cuscino di aria, che espelle l’acqua in eccesso al sistema, se il foro di uscita è aperto. Se questo non è aperto l’acqua in eccesso al sistema non entra nemmeno nel circuito, quindi non può nemmeno essere espulsa dal circuito che attraversa la turbina idraulica. Pertanto, in questo tipo di impianto, la differenza di consumo energetico nella fase produttiva di energia e senza è quasi irrilevante, perché varia soltanto la portata del riciclo interno dell’acqua accumulata.
I vantaggi energetici di questa soluzione sono enormi, perché, se è vero che dobbiamo raddoppiare la dimensione della pompa di circolazione dell’acqua rispetto alla portata che attraversa la turbina, è anche vero che il guadagno di pressione dell’acqua, non avviene per mezzo di una elettropompa multistadio che richiede un motore molto potente in funzione della pressione da raggiungere. In questi impianti invece di usare la forza si sfruttano principi idraulici noti da secoli. Infatti, non è necessario sollevare le acque in circuiti chiusi pressurizzati o mantenuti sempre pieni al massimo livello, se si sfrutta soltanto l’energia di posizione dell’acqua che esce dal troppo pieno o da una uscita sommersa (m*g*h). Inoltre, l’energia che esce dal bacino aperto o serbatoio pressurizzato è incrementata dalla accelerazione gravitazionale (g) e dall’altezza di caduta dell’acqua (h), che può essere incrementata o sostituita dalla pressione del cuscino di aria compressa, il quale non deve espandersi perdendo la pressione originale, come non si espande la pressione atmosferica che grava su un bacino che alimenta un pozzo artesiano, che solleva l’acqua di decine di metri sommando l’effetto della pressione atmosferica agli effetti del principio dei vasi comunicanti (differenza di altezza geodetica tra il bacino superiore e il foro di uscita). Se immaginiamo che la pressione atmosferica dal lato del bacino di alimentazione di un pozzo artesiano, raddoppi o triplichi, l’acqua che uscirebbe dal pozzo artesiano si solleverebbe rispettivamente di dieci o venti metri in più. Ovviamente, invece di sollevare l’acqua possiamo usare la maggiore energia dovuta alla maggiore pressione per produrre energia elettrica con una turbina, fino a quando l’acqua nel bacino superiore non si esaurisce.
Ma l’acqua non si esaurisce mai, se la recuperiamo e la inseriamo, tramite una pompa con la doppia alimentazione separata fino alla girante, nel circuito di riciclo del bacino superiore, spendendo l’energia per il riciclo, che è centinaia di volte inferiore a quella necessaria per il sollevamento. Lo stesso sistema è valido anche per la massima espressione dell’energia interattiva che è l’idroelettrico pressurizzato con aria compressa che è molto più potente, consuma ancora meno energia, non avendo tubazioni di collegamento con il bacino superiore, e rilascia ossigeno solubilizzato nell’acqua, proporzionalmente alla pressione di esercizio, contribuendo o sostituendo le depurazioni.
Ho ripetuto più volte gli stessi concetti con parole diverse, perché anche, i Giudici Internazionali, senza consulenti scientifici, comprendano questi concetti, come li hanno compresi, con qualche difficoltà, gli esaminatori degli uffici brevetti, i quali hanno respinto i primi depositi con l’infamante accusa di “moto perpetuo”. Ma si stanno ricredendo perché, per dovere di ufficio, devono indagare nella banca dati mondiale dei brevetti e riconoscere che queste soluzioni nessuno le ha mai proposte e rispettano i principi della fisica.
Quelli che non vogliono comprendere, ma mantengono il silenzio, sono gli addetti ai lavori pubblici e privati, che teoricamente dovrebbero essere qualificati per comprendere questi concetti e anche per contestarli. Dobbiamo chiederci, che cosa significano i silenzi della scienza, dei costruttori di pompe e turbine, dei progettisti pubblici e privati di impianti di depurazione e produzione di energia? I costruttori di pompe e turbine, si adegueranno soltanto quando il mercato richiederà la doppia alimentazione separata fino alla girante. Perché dovrebbero produrre macchine che non possono essere usate se i progettisti degli impianti pubblici e privati richiedono pompe tradizionali? Dobbiamo chiederci: quando arriveranno queste innovazioni nelle università e nelle scuole inferiori? Se anche i professori tacciono su questi argomenti? D’altra parte, almeno in Italia non esiste nessun impianto pubblico energetico o ambientale, senza la consulenza delle università locali. Ma io da qualche anno pubblico gli articoli anche in inglese e ho notato che tutto il mondo è paese.
Non è dignitoso il silenzio della scienza pubblica e privata sulla invenzione della pompa con la doppia alimentazione sparata e i circuiti collegati, per interessi di parte e nemmeno il silenzio dei legislatori, che non comprendono che se vogliono tutelare l’ambiente devono tutelare anche gli inventori non legati alle lobby di potere, riconoscendo loro la proprietà intellettuale reale. Non legata a quella industriale e nemmeno al pagamento delle tasse di mantenimento dei brevetti che dovrebbero riguardare solo chi sfrutta i brevetti in esclusività industriale. Non è comprensibile la volontà dei legislatori a premiare lo sviluppo in esclusiva dei brevetti di pubblica utilità, piuttosto che favorirne al massimo la diffusione, rendendola accessibile a tutti. E’ ovvio che nel caso in oggetto, l’invenzione della pompa e delle turbine con la doppia alimentazione separata fino alla girante, boicottata dai legislatori dalla scienza e dai produttori di pompe e turbine diventa ugualmente accessibile a tutti, ma questo significa ritardare lo sviluppo e calpestare i diritti di autore, perché, se l’invenzione fosse stata semplice dal punto di vista tecnico e scientifico in oltre cento cinquanta anni di sviluppo industriale, sarebbe già stata realizzata e applicata universalmente. Infatti, non basta modificare solo le pompe e le turbine, è necessario modificare anche gli impianti, pure brevettati dall’inventore e pure boicottati dalle lobby di potere scientifico e industriale, pubbliche e private.
Bisogna chiedersi: Non è un vantaggio che queste invenzioni, tutte collegate, siano state prodotte da un inventore privato, che vuole condividerle con gli enti di ricerca mondiali e metterle a disposizione dell’intera comunità mondiale, piuttosto che a una singola azienda che non può soddisfare la domanda mondiale? Cosa dovrebbe fare l’inventore se trovasse un piccolo imprenditore disposto ad acquistare i diritti di sfruttamento industriale a livello mondiale? Se questi brevetti sono effettivamente importati per la protezione mondiale dell’ambiente e lo sviluppo dell’economia sostenibile, il sottoscritto cedendoli a chi non può soddisfare la domanda, non rallenterebbe l’intero processo? Io queste risposte gradirei riceverle in breve tempo dai Giudici delle Corti di Giustizia Internazionali, perché il mondo non può essere governato dall’ipocrisia, che qualcuno chiama “REAL POLITIC”
Riconoscere la proprietà intellettuale a un inventore, tra l’altro condivisa con un ente di ricerca pubblico, non è un favoritismo, ma un atto di giustizia già riconosciuto a scrittori e musicisti che condividono la proprietà intellettuale con i propri editori, perché la cultura è un bene universale, come deve essere anche la protezione dell’ambiente. Se un libro nessuno lo legge non produce reddito allo scrittore e all’editore. Altrettanto dovrebbe essere per le invenzioni di pubblica utilità ambientali e sociali. Se queste non sono valide nessuno le realizza e non producono reddito né per l’inventore, né per l’ente pubblico di ricerca patrocinante. Se l’inventore privato non trova enti pubblici patrocinanti o imprenditori privati che acquistano l’invenzione, perché la legislazione attuale gli chiede di pagare le tasse di mantenimento? Non è più logico congelare semplicemente l’invenzione, come un libro che non piace? In attesa che gli utenti comprendano il valore dell’opera? Soprattutto, nel mondo dell’ambiente e dell’energia, esistono troppi interessi e troppe informazioni, che nella realtà sono disinformazioni se non propongono soluzioni concrete. Agli inventori che si occupano di ambiente di energia non bisogna punirli come si fa attualmente, ma almeno congelare le loro invenzioni, in attesa di enti pubblici migliori di quelli attuali, sia tecnici che scientifici, che legislativi.
Il sistema SPAWHE, che ha elaborato il sottoscritto, è interamente virtuale, ma estremamente logico, perché basato su energie interattive fossili e biologiche, che chiudono i cicli del carbonio che aprono all’interno degli impianti, utilizzando il calore e il CO2 recuperati in favore dell’ambiente. In alternativa o in abbinamento c’è l’energia idroelettrica con il riciclo dell’acqua, che non apre i cicli del carbonio, ma li chiude ugualmente, creando piogge artificiali a basso costo energetica su materiali calcarei negli stati bassi dell’atmosfera. Inoltre, quella pressurizzata con aria compressa solubilizza anche ossigeno nell’acqua. L’invenzione più logica e importante è la “pompa con la doppia alimentazione separata fino alla girante” che utilizza una alimentazione per introdurre acqua in un serbatoio pressurizzato, dotato di riciclo interno dell’acqua, che alimenta la seconda alimentazione della pompa, che nessuno ha pensato dall’avvento dell’epoca industriale, potrebbe essere considerata una delle invenzioni più importanti di tutti i tempi. Addirittura, dovrebbe ricevere tre premi Nobel: per la fisica (perché nessuno scienziato ha sfruttato adeguatamente, ai fini energetici proprietà fisiche dell’acqua e dell’aria); per la lotta all’inquinamento e al riscaldamento globale (perché nessuno scienziato ha prodotto un’energia di piccolo ingombro che rilascia ossigeno nell’acqua e produce energia senza emissioni di CO2 negli impianti fissi e mobili); per l’economia (perché nessun economista ha trovato una soluzione che possa quasi azzerare le speculazioni di borsa sull’energia, essendo prodotta con ingredienti che non costano niente: acqua e aria. Invece, l’inventore è costretto a fare una denuncia alle Corti di Giustizia Internazionali perché tutti fanno finta di non comprenderle, perfino i premi Nobel per la fisica, quelli premiati per la lotta al riscaldamento globale e quelli premiati per l’economia.
Le potenti lobby, che governano la Terra a livello politico, scientifico ed economico vogliono tenere tutto sotto controllo e dosare le innovazioni a modo loro, altrimenti l’economia globale si stravolge. Di fronte alla possibilità che possa diminuire il potere economico costruito su energie sbagliate, vecchie nuove, la lotta al riscaldamento globale può aspettare. Per il potere politico ed economico, le invenzioni devono uscire dai laboratori autorizzati. La scienza, anche quella pubblica, divisa a settori è diventata uno strumento di potere delle lobby. Ma i potenti non hanno compreso che con l’attuale sviluppo tecnologico, le invenzioni razionali si possono fare anche senza laboratori e finanziamenti, ma con il solo ragionamento, se gli inventori, riescono a formarsi, autonomamente, una cultura tecnica trasversale. Questo non è semplice, ma possibile, il sistema SPAWHE lo dimostra.
Il riscaldamento globale imporrebbe scelte coraggiose, da parte delle Nazioni Unite e degli stati sovrani, anche se queste scelte fossero antieconomiche e tutti dovessero rinunciare all’attuale livello di vita e di benessere sociale. Molti, addirittura parlano di “Decrescita felice”. Nella realtà, siamo nelle condizioni opposte: le Nazioni Unite e gli stati sovrani, non devono fare nessuna scelta antieconomica, devono eliminare le attuali soluzioni inquinanti, che sono anche antieconomiche, perché la scienza ha dimostrato di non essere infallibile e di perseverare nell’errore.
La scienza pubblica ha il dovere di sperimentare soluzioni ambientali più complete di quelle attuali, perché gli uomini, e le aziende, pubbliche e private, hanno dimostrato di non essere in grado di portare avanti ragionamenti completi anche quando si associano in organismi importantissimi come le NAZIONI UNITE. Come dimostrato in http://www.spawhe, il puzzle della protezione globale dell’ambiente, richiede energie interattive disseminate in ogni angolo della terra che producono energia anche quando non serve. Infatti, se l’energia diventa sostenibile, perché prodotta con l’acqua incomprimibile e l’aria comprimibile, in ogni caso, svolge funzioni utili all’ambiente e alle attività umane: ossigena l’acqua, consuma il CO2 dall’ambiente, riscalda l’ambiente ai poli e lo raffredda nei deserti, depura e alcalinizza le acque, le dissala dove serve e dove è necessario sollevarle per difendersi dalle acque alte, le solleva.
Nell’ambito del ciclo naturale del carbonio ci sono tutti gli elementi necessari alla produzione di energia e alla protezione dell’ambiente insuperabili per efficienza e per sostenibilità. Tutte le invenzioni dell’uomo energetiche e ambientali, si sono rivelate antieconomiche, inquinanti, pericolose, oppure dannose. Nella maggioranza dei casi coincidono i quattro difetti, mentre le attuali rinnovabili, sono soltanto anti economiche e dannose. Infatti, se possiamo produrre energia a costo inferiore combattendo il riscaldamento globale e l’acidificazione del pianeta in ogni luogo della terra e vi rinunciamo per produrre un’energia che costa di più e non interagisce con l’ambiente producendo ossigenazione e alcalinità, tale energia produce un danno all’economia e all’ambiente. Tuttavia, in alcuni casi anche queste energie possono essere utili. Bisogna sempre analizzate i costi e i benefici.
E’ molto ambiguo il comportamento degli scienziati pubblici che, da un lato denunciano la gravità della scomparsa dei ghiacciai, delle barriere coralline, il rallentamento delle correnti marine, che sono tutte conseguenze dell’incapacità di del ciclo naturale del carbonio di neutralizzare l’eccesso delle emissioni di CO2, con la produzione di carbonati equilibranti. Dall’altro lato, tacciono sulle soluzioni che rinforzerebbero il ciclo del carbonio affiancando l’energia fossile con sezioni che prolungherebbero il trattamento dei fumi in serre calcaree con piogge artificiali, come tacciono anche sul sollevamento dei carbonati solubilizzati negli oceani e sull’idroelettrico sommerso, che porterebbe ossigeno nei fondali inquinati.
Non è mai successo precedentemente e probabilmente, non succederà nemmeno in futuro, che un inventore privato, senza titoli accademici, contesti l’intero sistema energetico e depurativo mondiale, non con una singola invenzione, ma con una lunga serie di invenzioni, che si sono succedute, fino a realizzare un virtuale e parallelo avanzamento dello stato dell’arte di entrambi i settori, basato sulle invenzioni taciute dagli addetti ai lavori. Le quali hanno generato altre invenzioni, ipotizzando funzionati le invenzioni precedenti, fino a creare sistemi energetici potentemente interattivi con l’ambiente. Oggi, nessun esperto mondiale di ambiente e di energia può dire che i sistemi depurativi dell’acqua e dell’aria arrivino dappertutto e che siano completi, soprattutto di alcalinizzazioni e dissalazioni sostenibili. E nessun esperto di energie rinnovabili può dire che le rinnovabili si possano produrre dappertutto, con continuità di esercizio, con altissimi rendimenti. Nessun esperto mondiale di ambiente e di energia, può dire che una particolare energia si integra perfettamente con il ciclo naturale del carbonio, il quale è stato dimenticato dalle autorità dell’ambiente e dell’energia fin dall’avvento dell’epoca industriale.
I Giudici Internazionali devono prendere atto che se al posto dell’attuale stato dell’arte ambientale ed energetico si fosse sviluppato lo stato dell’arte virtuale, illustrato sul sito web https://www.spawhe.eu, che non richiede tecnologie più avanzate, ma più sagge, in ogni dettaglio, il mondo intero sarebbe migliore. Lo studio dell’organizzazione del lavoro ambientale, che non è mai stato fatto dagli enti di ricerca pubblici mondiali, avrebbe portato inevitabilmente a individuare i cicli di lavoro necessari alla protezione dell’ambiente, in ogni luogo in cui si produce energia e lavoro, istante per istante, in funzione delle risorse depurative disponibili. Non rimandando le depurazioni a lontani depuratori. Nello stesso tempo l’approfondimento di tali studi, avrebbero portato a scegliere le energie più facili da pulire e le risorse più economiche utilizzabili per tale pulizia. Alla fine, manipolando insieme sistemi energetici e depurativi, quasi automaticamente, anche gli enti di ricerca pubblici, se avessero seguito questa strada, sarebbero arrivati al concepimento delle energie interattive. Se è arrivato a queste soluzioni il sottoscritto che ha lavorato da solo e senza mezzi economici, perché non dovevano arrivarci loro che sono in tanti e hanno immense risorse?
Questo è il concetto del Taylorismo ambientale elaborato dal sottoscritto, con la similitudine del taylorismo industriale, che asserisce che uno solo è il modo migliore per produrre con il massimo risultato in produttività e qualità. Soprattutto nelle aziende manifatturiere, il modo migliore per produrre beni commerciali è ricercato scientificamente senza lasciare nulla al caso, con cicli di lavoro e di montaggio dettagliatissimi, automatizzando tutto quello che può essere automatizzato e cronometrando anche i movimenti dell’uomo.
Invece gli enti pubblici di ricerca delle depurazioni e dell’energia, hanno approfondito i problemi e le soluzioni senza nessuna logica dell’organizzazione del lavoro e senza seguire fino in fondo i cicli dell’acque e dell’aria coinvolti. Tutti i grandi impianti sono opere incompiute, ma anche quelli piccoli non scherzano. Basti pensare ai milioni di motori termici, ma anche ai di condizionatori di aria che in estate contribuiscono a riscaldare l’aria esterna dei centri urbani e a diffondere le polveri sottili. Anche le tanto decantate pompe di calore elettriche e a gas che sembrano un miracolo energetico perché superano il rendimento del 100% tra energia spesa e resa, non sono nulla, rispetto agli impianti idroelettrici domestici e condominiali il rapporto tra energia spesa e resa possiamo produrre caldo e freddo per tutto l’anno con qualsiasi clima con rapporti tra l’energia spesa e resa superiori al 1.000% senza scambiare il calore con l’aria ma con l’acqua in pozzi geotermici, i quali oltre a fare da scambiatori di calore con il sottosuolo possono anche produrre energia ossigenando l’acqua che vi circola, che può essere usata anche per uso potabile. Ovviamente, sui mezzi di trasporto il rendimento è ancora superiore perché si usano pressioni molto superiori.
La scienza pubblica se non realizza prima gli impianti interattivi negli impianti pubblici e almeno qualche prototipo di motore idroelettrico pressurizzato su qualche mezzo di trasporto, non può pretendere che lo facciano spontaneamente, le aziende private, che hanno investito migliaia di miliardi in tutto il mondo su energie sbagliate, e su macchine depurative che non servono, addirittura incentivate, o brevettate, dagli enti pubblici.
Si riportano di seguito gli articoli più interessanti del “Progetto di codificazione sulla responsabilità degli stati per atti internazionalmente illeciti”, che riguardano il reato di “Omissione” che tutti i governi commettono a cuor leggero per difendere energie insostenibili e nascondere errori di progettazione che stanno riscaldando il pianeta.
Articolo 1
Responsabilità di uno Stato per i suoi atti internazionalmente illeciti.
Ogni atto internazionalmente illecito di uno Stato comporta la sua responsabilità internazionale.
Articolo 2
Elementi di un atto internazionalmente illecito di uno Stato
Sussiste un atto internazionalmente illecito di uno Stato quando un comportamento consistente in un’azione o in un’omissione:
a) può essere attribuito allo Stato alla stregua del diritto internazionale;
b) costituisce una violazione di un obbligo internazionale dello Stato.
Articolo 15
Violazione consistente in un atto complesso
Comma 1. La violazione di un obbligo internazionale da parte di uno Stato per mezzo di una serie di azioni o di omissioni, definita nel suo complesso come illecita, si perfeziona quando si produce l’azione o l’omissione che, in concorso con altre azioni o omissioni, è sufficiente ad integrare l’atto illecito.
Comma 2. In tale caso la violazione si estende per tutto il periodo a cominciare dalla prima delle azioni o omissioni della serie e dura fino a quando queste azioni o omissioni sono ripetute e rimangono non conformi all’obbligo internazionale.
Articolo 48
Invocazione della responsabilità da parte di uno Stato diverso da uno Stato leso.
Comma 1. Ogni Stato diverso da uno Stato leso è legittimato ad invocare la responsabilità di un altro Stato ai sensi del paragrafo 2 se:
a) l’obbligo violato sussiste nei confronti di un gruppo di Stati comprendente quello Stato, ed è
stabilito per la tutela di un interesse collettivo del gruppo;
b) l’obbligo violato si pone nei confronti della comunità internazionale nel suo complesso.
Comma 2. Ogni Stato legittimato ad invocare la responsabilità in virtù del paragrafo 1 può reclamare dallo Stato responsabile:
a) la cessazione dell’atto internazionalmente illecito, ed assicurazioni e garanzie di non ripetizione in conformità all’articolo 30;
b) l’adempimento dell’obbligo di riparazione in conformità con gli articoli precedenti,
Nell’interesse dello Stato offeso o dei beneficiari dell’obbligo violato.
Articolo 54
Misure prese da Stati diversi da uno Stato leso
Il presente capitolo non pregiudica il diritto di ogni Stato, legittimato ai sensi dell’articolo 48, paragrafo 1 di invocare la responsabilità di un altro Stato, di adottare misure lecite contro quello Stato per assicurare la cessazione della violazione e la riparazione nell’interesse dello Stato leso o dei beneficiari dell’obbligo violato.
Articolo 58
Responsabilità individuale
Questi articoli non pregiudicano una qualsiasi questione concernente la responsabilità individuale secondo il diritto internazionale di ogni persona che agisca per conto di uno Stato.
Dopo la pubblicazione degli articoli principali del “Progetto di codificazione sulla responsabilità degli stati per atti internazionalmente illeciti”, che richiamano le responsabilità collettive degli Stati e individuali, di chi agisce per conto degli stessi, il sottoscritto vuole sottolineare la funzione sociale che svolgono i progettisti degli impianti ambientali ed energetici, soprattutto pubblici.
Il sottoscritto, pur non essendo mai stato un progettista pubblico, ha lavorato negli impianti pubblici e sentito questa grave responsabilità, e avendo intuito, più di altri progettisti, che tramite le energie interattive si sarebbe potuto arrivare a migliorare la qualità della vita di tutti, non ho potuto sottrarmi alla sfida di studiare le soluzioni. Se non l’avesse fatto io che ci credevo, certamente, non lo avrebbero fatto coloro che non ci credevano. Moralmente, da parte mia sarebbe stata una “omissione” non diversa da quella che rimprovero agli enti di progettazione pubblica.
Infatti, le energie interattive, pur essendo semplici da inventare, nessuno le ha inventate, perché nessuno è andato oltre la propria specializzazione di produttore di energia fossile, biologica, chimica, solare, eolica, nucleare, idroelettrica, cercando le sinergie con i sistemi depurativi e la progettazione delle macchine e degli impianti sul territorio.
La scienza ha commesso il grave errore di concentrarsi sulle energie più appariscenti, come il calore del fuoco, quello del sole, il salto idraulico, il vento, il movimento delle onde, trascurando i principi fisici noti da secoli, che con l’aiuto delle macchine (pompe, compressori, e turbine) possono creare regimi di flusso favorevoli al risparmio energetico in fase di recupero dell’acqua e favorevoli alla produzione di energia nella fase successiva.
E’ ovvio che le soluzioni che nascono tra le sinergie delle macchine e principi fisici e idraulici coinvolgono anche fenomeni come la solubilità dei gas nell’acqua ed è ovvio che questi impianti si potrebbero realizzare dappertutto, perché partono da acque statiche e aria atmosferica. Ma è anche ovvio che porterebbero a un modello di sviluppo sociale molto diverso da quello attuale. In particolare, facendo crescere, le piccole e medie imprese, dove io ho lavorato per un ventennio, dopo aver lavorato per un periodo quasi uguale nella grande industria.
Probabilmente, gli scienziati e i ricercatori del presente e del passato, vivendo altre esperienza, hanno avuto altre visioni delle energie e delle depurazioni. Ma io che conoscevo l’organizzazione del lavoro industriale, quando ho iniziato a installare impianti diversi tra loro sul territorio, non ho potuto non notare che in cicli energetici e depurativi erano e sono incompleti e difficili da gestire. In base alle mie esperienze, agli studi e ai brevetti sviluppati, si dovrebbero progettare gli impianti che siano contemporaneamente energetici e depurativi equamente distribuiti su tutti i territori completamente autonomi e semplici da gestire, alla portata di piccole e medie imprese.
Oggi, invece, i grandi impianti, industriali, energetici e depurativi, hanno creato altissime inefficienze depurative gestionali ed economiche. Probabilmente, a questo è dovuto il grave problema del riscaldamento globale, ma anche sociale. Basti pensare che meno dell’1% della popolazione mondiale possiede il 41% dell’intera ricchezza del pianeta. Quasi il 70% della popolazione mondiale possiede soltanto il 3% dell’intera ricchezza del pianeta. Oltre un miliardo di persone vive con meno di 1,25 dollari al giorno, e 1 su 9 non ha nemmeno abbastanza da mangiare. Nonostante l’altissimo livello scientifico e tecnologico raggiunto, il Fondo Monetario Internazionale in primis, afferma, impotente, che la disuguaglianza estrema tra ricchi e poveri continua a crescere danneggiando la crescita economica globale.
Chi ha creato questo tipo di società ha il potere di tacere e far tacere i propri dipendenti sulle invenzioni sostenibili, che sono anche, semplici da comprendere. Non è strano che nessuno le finanzia e l’inventore è lasciato solo a combattere. Ignorato dalla Scienza pubblica, e privata e penalizzato anche sul piano legislativo.
I legislatori nazionali e internazionali in materia di ambiente e di energia, sono tenuti a legiferare emettendo normative che proteggono l’ambiente in base all’avanzamento dello stato dell’arte. Ma, a parere del sottoscritto, sono anche tenuti a indagare sulle ragioni per le quali, nonostante il notevole incremento dello stato dell’arte, la protezione dell’ambiente non avanza, la percentuale di CO2 nell’ambiente continua ad aumentare, i ghiacciai continuano a sciogliersi, la desertificazione aumenta esponenzialmente, l’alcalinità dei mari si abbassa, le correnti marine rallentano.
Le indagini, che ha fatto la scienza pubblica sull’origine dei problemi sono tutte esatte; le tecnologie sono buone, ma gli impianti che hanno realizzato sono tutti sbagliati dal punto di vista dell’organizzazione del lavoro e non sono in sintonia con il ciclo del carbonio naturale. E’ un caso? Oppure chi li ha progettati e appaltati ha eseguito gli ordini dei politici, datori di lavoro, o altri che sono interessati più al volume degli affari che al funzionamento degli impianti? Chi può accorgersi che gli impianti non funzionano se sono tutti d’accordo e addirittura gli impianti rispettano le normative?
La ragione principale per la quale gli impianti sono sbagliati è perché sono progettati con obiettivi molto limitati, non sfruttano le sinergie e hanno bassi rendimenti, sprecano risorse e non proteggono l’ambiente. L’unica cosa che fanno e non sempre, rispettano le normative compiacenti.
Oggi, l’unica attività al mondo che può necessitare di energia fossile è la produzione dell’acciaio, ma anche le emissioni dei fumi del CO2 degli altiforni si potrebbero neutralizzare, secondo lo schema naturale illustrato dal sottoscritto nel sito web http:// SPAWHE.eu, se le autorità mondiali dell’ambiente comprendessero che gli impianti di produzione di acciaio come qualsiasi impianto termico fossile devono essere proporzionati in base alle risorse idriche disponibili. Non solo per il raffreddamento, ma anche per la neutralizzazione a freddo del CO2 dei SOx NOx e polveri. Quindi, è necessario molto più spazio e acqua per tonnellata prodotta. Anche i fumi delle energie geotermiche, degli inceneritori, dei produttori di ossido di calcio si potrebbero neutralizzare in serre calcaree coperte, che non lasciano sfuggire la emissioni prima della depurazione, per mezzo di piogge artificiali prodotte con le pompe e gli impianti che aggirerebbero la forza gravitazionale. Pertanto, le attività antropiche avrebbero dovuto inserirsi nei cicli della natura senza alterarli, invece li stanno alterando dall’avvento dell’era industriale con la partecipazione attiva della scienza. Anche la legislazione e la giustizia non è efficace sui reati ambientali, soprattutto perché non obbliga alla sperimentazioni di soluzioni alternative, indesiderate da chi fa affari con tecnologie che potrebbero essere facilmente superate. Oggi molti medici sono radiati dall’albo perché non si adeguano alla medicina ufficiale e sperimentata. Questo è un bene. Ma nel settore ambientale non si può radiare nessuno perché sono tutti d’accordo a non far emergere le soluzioni migliori per motivi diversi, compreso quello più comune, che è la conservazione del posto di lavoro.
Il sistema SPAWHE è logico e semplice: costruire in miniatura impianti simili al sistema globale terrestre per estrarre da tali sistemi l’energia pulita, l’aria depurata e le acque depurate e alcalinizzate. Tutto questo, senza il dosaggio di prodotti chimici, ma semplicemente realizzando gli impianti della dimensione giusta, al posto giusto, nel modo giusto e inserendovi gli ingredienti giusti (acqua, aria, materiale calcareo frantumato), affinché i cicli si potessero chiudere. Nella sostanza, la progettazione ambientale ed energetica sostenibile deve ripetere dappertutto, in miniatura il ciclo del carbonio naturale, cambiando solo la dimensione e la quantità dei componenti, che sono sempre gli stessi (acqua, aria, materiale calcareo frantumato), in funzione dell’inquinamento prodotto localmente.
Ovviamente, i cicli termici fossili, richiedono una maggiore complessità impiantistica, maggiori dimensioni e maggiori costi per chiudere i cicli di depurazione dei fumi (compreso il CO2) raffreddare, l’acqua e l’aria, recuperare il calore. Questo non è impossibile da fare sugli impianti fissi, ma i progettisti degli impianti dovevano pensarci prima di costruite gli attuali impianti. Oggi si dovrebbero abbattere tutti e ricostruire con i criteri stabiliti dalla natura. Ma non ne vale la pena perché, comunque, l’energia termica è almeno decine di volte più costosa dell’energia con il riciclo dell’acqua. Conviene limitare al massimo l’energia termica ed affiancarla sempre all’enenergia depurativa biologica per recuperare il calore e chiudere i cicli inorganici che producono CO2, SOx e NOx, quelli fisici, che producono polveri sottili, in impianti comuni, definiti dal sottoscritto, impianti sinergici globali //www.spawhe.eu/european-environmental-competition/, https://www.spawhe.eu/the-role-of-biological-energy/).
I brevetti per la pulizia dell’energia fossile hanno ottenuto il triplo riconoscimento dagli uffici brevetti internazionale di novità, inventiva, e applicabilità industriale. Se li hanno ottenuti, significa che nessun ente pubblico mondiale, nonostante la ricchezza di mezzi e di cervelli, il lungo tempo a disposizione, ha pensato, prima del sottoscritto che gli effetti negativi dell’energia fossile si potevano e si possono neutralizzare progettando gli impianti globalmente: ispirandosi al ciclo del carbonio universale. Nonostante questi riconoscimenti, sono stati ignorati delle autorità mondiali dell’ambiente, che tuttavia, continuano a fingere che vogliono combattere l’inquinamento e il riscaldamento globale. Come vogliono combatterli senza modificare le centrali termiche e i depuratori, che essendo nati quando non si conoscevano a fondo i problemi, non potevano essere nemmeno studiate le soluzioni? Le autorità vogliono combatterli senza cambiare nulla, ma semplicemente incrementando la produzione di energia rinnovabile. Purtroppo anche le rinnovabili sono sbagliate essendo costose ingombranti, discontinue e non interattive.
L’evoluzione naturale dell’energia interattiva positivamente con l’ambiente ha portato in https://www.spawhe.eu, alla nascita dell’energia idroelettrica pressurizzata con aria compressa, che protegge l’ambiente dissolvendo ossigeno dell’acqua, ma questo sistema può produrre anche energia nelle abitazioni e con alta pressione può sostituire i motori termici, i gruppi elettrogeni, e si potrà montare su tutti i mezzi di trasporto, comprese le auto e le moto, anche se oggi queste soluzioni sembrano impossibili.
Infatti, si potranno realizzare versioni speciali mono blocco appositamente studiate per ridurre gli ingombri che incorporano il corpo della pompa e della turbina nelle fusioni di ghisa o alluminio dei motori idroelettrici. Non bisogna dimenticare che negli attuali motori termici, i gas prodotti della combustione raggiungono temperature intorno ai 2.300 °C e pressioni di 35 ÷ 45 bar.
Chi determina la potenza del motore termico non è il calore ma la pressione e la portata dei gas di combustione, che fanno muovere i pistoni nei cilindri, che tramite le bielle e l’albero a gomito, producono la rotazione dei semiassi. Anche nelle caldaie a vapore chi produce energia non è la temperatura ma la pressione e la portata del vapore.
Nell’idroelettrico pressurizzato con aria compressa, chi determina la potenza sviluppata è sempre la pressione ma invece di far circolare il gas o il vapore, si fa circolare l’acqua, che al contrario dei gas di combustione, e del vapore, non variando il proprio volume nel serbatoio pressurizzato, non disperde la pressione e quindi, non occorre il calore per produrre la pressione del gas o del vapore.
Cosa ci vuole a comprendere che i motori idroelettrici, pressurizzati renderebbero i mezzi di trasporto più economici, puliti e sicuri? Il riscaldamento e un passaggio inutile che costringe alle spese del combustibile, di raffreddamento del motore e alla depurazione dei fumi.
Difficilmente potrà scoppiare un aereo in volo senza combustibili a bordo, oppure un mezzo di trasporto in un incidente stradale navale. Ma anche i costruttori di mezzi di trasporto tacciono. E’ ovvio che i costruttori, dopo aver speso immense risorse economiche nell’impossibile impresa di pulire l’energia fossile, che è anche antieconomica al massimo rispetto a un’energia interattiva che non richiede combustibili, e svolge più funzioni, non possono ripartire da zero, per colpa di un isolato inventore, che non è preso in considerazione nemmeno dal più piccolo degli stati sovrani. Infatti, il più piccolo degli stati sovrani è la città del Vaticano, dove vive il Papa della chiesa cattolica, il quale è certamente favorevole, allo sviluppo sostenibile, ma come può dubitare della grande scienza e credere al sottoscritto? Il Papa può solo pregare, ma i Giudici Internazionali possono indagare.
Intanto, i costruttori dei motori termici e dei mezzi di trasporto si copiano a vicenda, cercando di rimediare al guaio prodotto con una serie di palliativi, come le marmitte catalitiche i filtri anti percolato. Successivamente con i mezzi di trasporto ibridi e con sole batterie elettriche. Queste ultime, molto costose, con alti oneri di smaltimento, che richiedono materiali in via di esaurimento, che non sempre si possono recuperare, hanno decretato la lenta fine dei motori termici sulle auto, anche a causa che sono sbagliati i sistemi depurativi urbani. Comunque, le autorità dell’ambiente e dell’energia, che stanno favorendo e incentivando questi costosi processi, stanno fingendo di non comprendere, che le batterie vanno alimentate sempre con l’energia elettrica, prodotta per l’80% con l’energia fossile. E sui camion, sui mezzi agricoli e di lavoro che cosa fanno?
Per il sottoscritto, la colpa storica è della scienza Universale, pubblica e privata, che a costo di frenare lo sviluppo, doveva indagare di più sulla ricerca di energie sostenibili. Aveva a disposizione tutto quello che serve: Il tempo per farlo, i fondi economici, i migliori cervelli, le leggi di Torricelli, Newton, Pascal, Henry, Dalton, che già indirizzavano l’energia idroelettrica compressa con il riciclo dell’acqua. Se questa energia non esiste è dovuto al fatto che nessuno l’ha cercata con la forza di volontà che era necessaria.
Purtroppo la scienza universale non esiste. Esistono molte scienze separate che combattono per avere maggiore potere e prestigio internazionale. Potrebbe sembrare strano, ma l’unico sistema al mondo, dove la scienza è applicata collegialmente è stato inventato senza il contributo della scienza e da nessun potere economico e politico. Questo sistema è SPAWHE: Synergy Plants, Artificial Welling, Hydroelectric energy.
PROVIAMO A TRASFERIRE SPAWHE NELLE APPLICAZIONI SPAZIALI
Io penso che anche la NASA, che ha sperimentato tutto ed è molto avanti rispetto alle tecnologie e alle energie ordinarie, non si sia accorta, che anche la fisica ordinaria poteva collaborare a esplorare l’universo, insieme a quella nucleare e astronomica.
E’ vero o non è vero che per esplorare l’universo dobbiamo riempire di combustibile i missili affinché possano uscire dall’atmosfera. Per farlo dobbiamo consumare quasi tutto il combustibile, e poi atterrare con mezzi di fortuna sui pianeti per l’assenza di energia che sarebbe necessaria per frenare e guidare la discesa? Basti pensare all’ultimo fallimento della missione ExoMars, dovuto all’apertura difettosa di un paracadute, che è costata circa un miliardo e mezzo di euro ai contribuenti. Oppure, dobbiamo andare prelevare gli astronauti che ritornano sulla terra per caduta dallo spazio, rischiando la vita, sia per il riscaldamento della navicella, sia per il possibile cattivo funzionamento del paracadute?
Anche la corsa nello spazio è condizionata dall’assenza di un’energia pulita, inesauribile e semplice da produrre, basata sull’acqua sull’aria, che potrebbe creare nelle astronavi, in piccolo, le condizioni di vita terrestri, pur viaggiando all’infinito nell’universo, senza problemi per entrare e uscire dalle orbite gravitazionali dei pianeti, utilizzando un’energia che non costa niente e non si consuma.
Le varie sperimentazioni di lancio di satellite e sonde con razzi hanno creato migliaia di corpi che orbitano intorno alla terra, che possono danneggiare le future astronavi con migliaia di persone a bordo che potrebbero in futuro navigare e atterrare come gli aerei comuni, e anche in modo più sicuro, controllando in ogni istante la velocità di entrata e uscita dall’atmosfera.
Infatti, se si vogliono intraprendere viaggi spaziali non abbiamo bisogno soltanto di energia ma anche di sistemi che producono acqua, ossigeno, azoto e alimentazione. I viaggi spaziali, soprattutto quelli esplorativi, potranno durare intere generazioni. Intere famiglie di esploratori volontari potrebbero scegliere di vivere l’intera vita sulle astronavi, per spirito di avventura e amore della scienza. Tutto il sistema descritto in https://www.spawhe.eu, opportunamente adattato, potrebbe servire a creare un sistema naturale con luce artificiale che produce ossigeno, azoto, acqua, alimentazione ed energia elettrica, adatte agli uomini che vivrebbero in queste serre viaggianti nello spazio, che sarebbero, pressurizzate alla pressione atmosferica. Infatti, sarebbe difficile pressurizzarle diversamente, in quanto, costruite sulla terra, dopo la costruzione, sarebbero chiuse ermeticamente e spedite nello spazio con tutti gli uomini, animali, apparecchiature, pezzi di ricambio, laboratori, officine, ma soprattutto, laghetti artificiali, digestori decompositori delle sostanze organiche, collegati a stagni biologici sovrapposti, serre di produzioni agricole sovrapposte, serre depurative con piogge artificiali ossigenanti e alcalinizzanti. Ma soprattutto, Molti impianti di produzione di energia idroelettrica pressurizzata con il riciclo dell’acqua, che come già chiarito producono energia depurando l’acqua e l’aria e senza consumare nessuno dei due elementi, in quanto l’aria che uscirebbe dal sistema, come quella prodotta dal sistema generale, resterebbe nella serra, aumentando la pressione interna, pertanto avremo bisogno di molti serbatoi di raccolta a accumulo dell’ azoto, ossigeno, CO2 e gas minori prodotti, in quanto questi gas, saranno compressi e accumulati in tali serbatoi alle massime pressioni consentite, essendo molto utili nello spazio infinito e senza vita.
Se immaginiamo di aver costruito tale serra-astronave, possiamo anche immaginare, che prima di partire tutto inizi a funzionare: nelle settore SP (Synergic Plants), si potrebbe produrre alimentazione vegetale. Dal ciclo competo di produzione, decomposizione e depurazione della stessa, produrre azoto, ossigeno, e il riciclo dell’acqua depurata. Mentre dal settore AW (Artificial Welling) si potrebbe produrre pesce di acqua dolce e ossigeno e riciclare i carbonati precipitati nei fondali dei laghetti artificiali. Invece il settore HE (Hydro Electric energy) sarebbe distribuito dappertutto: producendo con l’energia idroelettrica compressa il controllo delle temperature interne della “Serra Astronave” e tutta l’energia che serve per alimentare i motori elettrici che la sollevano nell’atmosfera, il pilotaggio della stessa, consentendo manovre di decollo e atterraggio con l’energia prodotta istante per istante da innocui cicli di riciclo dell’acqua pressurizzata da innocua aria compressa, che potrà spingersi ambiente per ambiente alle pressioni di esercizio desiderate, considerando che le pressioni critiche e le temperature dell’aria compressa sono rispettivamente 3769,290 kPa e −140,6 °C. Nulla sarebbe espulso dalla serra artificiale, ma tutto riciclato e depurato mentre la percentuale di ossigeno azoto e CO2 in eccesso sarebbe accumulata negli appositi serbatoi, separati da quelli usati insieme all’acqua per produrre energia elettrica.
Questi gas sarebbero usati per alimentare la propulsione della SERRA-ASTRONAVE in assenza di atmosfera. Infatti, tutti sappiamo che in assenza dell’atmosfera le eliche degli aerei girerebbero a vuoto, pertanto nello spazio si usano altri tipi di propulsori, basati sul principio di NEWTON: “Ad ogni azione corrisponde una reazione uguale e contraria”. Quindi tutti i propulsori spaziali usano energia termica prodotta da un combustibile che produce un gas che uscendo velocemente dallo scarico, produce la reazione che fa spostare il mezzo spaziale. Anche i propulsori elettrici utilizzano dei gas prodotti chimicamente. La principale differenza tra i propulsori elettrotermici ed i propulsori chimici con sola combustione, consiste nella modalità con cui l’energia termica è fornita al propellente. Mentre il sottoscritto, anche nello spazio il sistema dell’energia interattiva naturale, fermo restando che in caso di necessità possa essere integrata anche con energia prodotta da gas sintetici, che per essere utili effettivamente, dovrebbero essere prodotti sulla stessa astronave in appositi laboratori e con tutti gli ingredienti necessari. Invece, gli ingredienti per produrre azoto ossigeno e CO2, sono gli stessi dell’aria compressa, che possiamo produrre producendo l’alimentazione umana e riciclandola, anche se la percentuale dei componenti che comprimeremo non sarà esattamente uguale a quella dell’aria atmosferica, il sistema di propulsione funzionerà lo stesso, senza laboratori chimici e con bassi costi gestionali. Infatti, la soluzione che propongo è quella di immettere l’aria compressa in una rampa con ugelli nebulizzatori posta in un tunnel riscaldato dall’acqua riciclata dai laghetti artificiali, in modo che tale aria possa essere ripresa più volte da ventole azionate da motori elettrici a giri variabili bidirezionali, posti in serie e intervallati da ampliamenti e restringimenti di sezione. In ogni passaggio attraverso la serie di ventole l’astronave riceve una spinta opposta alla direzione dell’aria che circola, ma nel vuoto, pe risparmiare aria, l’aria entra solo all’inizio del tunnel, tuttavia le spinte si sommano ugualmente. In fin dei conti, nel vuoto non consumeremo molta aria compressa per le manovre, perché le manovre si fanno soltanto quando è necessario un incremento della velocità per cambiare orbita, oppure per frenare la velocità quando bisogna entrare nell’atmosfera terrestre o di un altro pianeta, e per atterrare dolcemente. Naturalmente, anche i piccoli velivoli di ispezione locale all’esterno dell’astronave serra terrebbero sotto carica i propri serbatoi di accumulo aira compressa, che potrebbero consentire qualche giorno di autonomia.
Ovviamente, questo sistema, con minori costi, potrebbe essere usato anche per gli attuali trasporti terrestri. Infatti, l’attuale forma degli aerei e dei razzi dipende soprattutto dal risparmio energetico, ma se l’energia non costasse nulla, perché prodotta con acqua e aria, e non avessero bisogno di fare scalo per fare il pieno di carburanti, gli aerei assomiglierebbero a dei dirigibili che si alzerebbero e atterrebbero in volo quasi verticalmente, senza carrello di decollo e atterraggio facendo funzionare a velocità diverse i vari motori di cui sarebbero dotati e potrebbero essere aiutati anche dall’aria compressa che, prodotta dallo stesso sistema energetico ne aiuterebbe le prestazioni, soprattutto, nelle fasi di decollo e atterraggio.
Io chiederei alla Nasa, e all’intera industria aeronautica, se nonostante le altissime tecnologie sviluppate, l’aero dinamicità degli aerei e le alte velocità, non si sono persi la sostenibilità e la sicurezza delle soluzioni. Certamente questa soluzione sembra meno rudimentale degli attuali voli con i razzi e i sistemi di atterraggio, con i paracadute e le navicelle che atterrano e ammarano dove capita, rischiando la vita degli astronauti. Ma io non posso negare che esistono anche altri sistemi in via di sperimentazione da parte della NASA, soprattutto: Infatti, sembra che la NASA stia sperimentando un propulsore magnetoplasmadinamico (MPD o MPDT) per uso spaziale, che usa la forza di Lorentz (una forza risultante dall’interazione di un campo magnetico e di cariche elettriche in movimento) per generare una spinta, che non utilizzerebbero nessun tipo di propellente ma soltanto senza rispettare il principio di azione e reazione noto come terza legge di Newton. Infatti, il motore generebbe una spinta grazie al “rimbalzo! di energia elettromagnetica – nel caso specifico, microonde di fotoni in una camera a forma di tronco di cono chiuso. I fotoni, scontrandosi con le pareti della camera, spingerebbero in avanti il dispositivo, nonostante non venga rilasciato nulla dalla camera stessa. Se questi motori funzioneranno, saranno risolti tutti i problemi energetici, non solo di trasporto e non solo spaziali. Ma a quanto sembra, non esiste ancora un prototipo attendibile in scala reale di questa soluzione. Mentre la soluzione del sottoscritto, nessuno la conosce ed è nata solo per completare la panoramica delle possibili applicazioni dell’energia interattiva con aria compressa. Prima di iniziare a scrivere questa lettera aperta ai Giudici Internazionali non avevo pensato alle applicazioni spaziali di questo tipo di energia, che se sarà superata dalla forza di Lorenz, anche nello Spazio, non potrà essere superata come pratica energia depurativa applicata alle esigenze giornaliere delle attività umane anche nelle SERRE-ASTRONAVI.
L’unico ente mondiale al quale non ho mai scritto è proprio la NASA e quindi non posso rimproverarla di non avermi risposto. Però, resta valida l’osservazione fatta alla NASA all’inizio di questo capitolo: Possibile che la NASA, che ha sperimentato tutto ed è molto avanti rispetto alle tecnologie e alle energie ordinarie, non si sia accorta, che anche la fisica ordinaria poteva collaborare a esplorare l’universo, insieme a quella nucleare e astronomica? Io dico che in attesa di sapere se funziona o non funziona il sistema con le correnti di Lorenz, che se ne frega del principio di azione e reazione di Newton, vale comunque la pena di brevettare anche il propulsore idroelettrico elettrico per il volo terrestre e spaziale con le bombole supplementari ad aria compressa solo per il volo spaziale.
IL DIVARIO TRA LA SCIENZA E LE APPLICAZIONI SCIENTIFICHE SUL TERRITORIO.
Con le applicazioni della NASA, delle correnti di Lorenz siamo nella pura fantascienza, che dimostra il grande divario tra la scienza, la tecnologia, la grande produzione industriale di serie e le applicazioni scientifiche ambientali sul territorio. Se è vero che alcune applicazioni tecnologiche sperimentate dalla NASA, sono diventate di uso comune, è anche vero che lo sono diventate, soprattutto, quelle che hanno trovato facili impieghi commerciali. Allora ritorniamo sempre al punto di partenza: “A che servono la scienza pubblica, la politica e gli studiosi di economia, se alla fine prevalgono sempre gli interessi di parte, che non fanno emergere le soluzioni di pubblica utilità ambientali e sociali?
Se funzionerà l’energia con le Correnti di Lorenz, a parte i settori direttamente interessati, per il resto delle attività umane, soprattutto per l’ambiente, cambieranno soltanto gli effetti indiretti dovuti a un’energia più pulita e all’economia. L’energia interattiva che depura l’acqua nelle falde nei fondali, nessuno si preoccuperà di realizzarla. Da quale parte stanno gli enti pubblici mondiali? L’energia Interattiva, troppo terrestre per essere scoperta dagli scienziati della NASA che si occupano dei sistemi spaziali, nella realtà non è stata scoperta nemmeno dagli scienziati che si occupano dei sistemi terrestri, perché la scienza ha inseguito altre energie più commerciali, per vendere i brevetti al maggior offerente. Per i pubblici e i privati, non essendoci formule segrete e non avendo l’acqua e l’aria un valore economico apprezzabile sul mercato mondiale, queste energie non hanno un vero valore. Tuttavia, con le attuali energie, vecchie e nuove, stiamo riscaldando il pianeta e con energie nucleari e chimiche, piene di difetti e pericolose, ma più potenti, vogliamo conquistare l’universo?
Chi paga i costi di queste energie e chi paga i danni? Fino ad ora non si conoscano i colpevoli del riscaldamento globale, perché ufficialmente, non esistono impianti energetici protettivi dell’ambiente e sembra che nessuno li desideri, a parte ingenui inventori. Nessun governo mondiale ha speso un migliaio di euro per verificare se funziona “la pompa con la doppia alimentazione separata fino alla girante” che è la chiave del funzionamento di questi impianti miracolosi, che non ha nulla a che vedere con l’energia miracolosa di Bill Gates, sulla quale il sottoscritto ha scritto un articolo, che pochissimi hanno letto. Certamente lo stesso Bill Gates, non lo ha letto: https://www.spawhe.eu/open-letter-to-mr-bill-gates-on-energy-miracle/. Questo articolo è stato pubblicato il 15 Marzo, 2016 anche su “Journal of Geography & Natural Disasters”
Se si accerta che la semplice invenzione della pompa con la doppia alimentazione separata e i circuiti idropneumatici collegati sono utili alla società mondiale, perché consentono di produrre l’energia più pulita, economica e protettiva del mondo, è necessario riconoscere i meriti all’inventore e adeguare tutti i sistemi energetici mondiali. Se gli enti pubblici mondiali, a partire dalla I.P.C.C. e le agenzie nazionali dell’ambiente e dell’energia, ritengono che queste invenzioni non servono, devono spiegarne le ragioni e la Giustizia Internazionale deve accertare che le risposte siano esaurienti.
Per il sottoscritto, coloro che dovrebbero rispondere e non rispondono, non comprendono che non potranno nascondere a lungo, questa importantissima energia interattiva, perché le applicazioni sono immense e nella maggioranza dei casi, non si possono realizzare con gli attuali sistemi energetici e depurativi:
In bassa pressione, questi impianti, potranno produrre energia, caldo e freddo, senza combustili in tutti gli appartamenti, e condomini del mondo, a tutte le ore del giorno e della notte, rendendo possibile e sostenibile la vita anche in condizioni estreme di temperature, come i poli nord e sud e i deserti. Realizzandoli in versione sommersa, nei pozzi, fiumi, laghi, e mari, possono produrre energia, ossidando le acque, soprattutto quelle dei fondali inquinati da sedimenti naturali e antropici, migliorando la qualità dell’acque mondiali e la pescosità. Inoltre, la pressione dell’aria compressa, in caso di acque alte può deviare le acque in zone di sicurezza evitando le alluvioni, consumando pochissima energia, tra l’atro prodotta dallo stesso sistema, con tecnologie sostenibili e senza combustibili.
Non mi sono meravigliato che tutti i miei brevetti siano stati cestinati dagli enti pubblici e dai privati. Questi ultimi hanno minori responsabilità, dovendo, nella maggioranza dei casi, rispettare capitolati di appalto pubblici e normative, che non avanzano se non si cambia il modo di progettare gli impianti ripartendo dalle origini dei sistemi antropici, che è appunto, quello che ha fatto il sottoscritto, pur sapendo che era un lavoro lungo, difficile e senza gloria. Solo alla fine, quando sono arrivato al concepimento dell’energia idroelettrica compressa con il riciclo dell’acqua, che è la massima espressione dell’energia che interagisce positivamente con l’ambiente e con la sostenibilità economica, ho compreso che il mio lavoro era finalmente finito.
Il sistema immunitario elaborato dagli enti pubblici mondiali, che come le multinazionali, si sono divisi in settori paralleli, che non si incrociano e non interferiscono tra loro (anche se sono in competizione), li considera semplici anticorpi indesiderati, da isolare, non da attaccare. La malattia delle specializzazioni spinte in una sola direzione ha invaso tutti gli organi centrali e periferici dell’organizzazione che dovrebbe difendere il pianeta. Nessuno cerca sinergie. Chi può rispondere? Gli argomenti sono troppo delicati. Fino a quando si parla di dettagli insignificanti tutti possono fare i professori, ma se si mettono in discussione i principi fondamentali dei sistemi che governano l’economia mondiale, è meglio tacere, perché tutti devono campare. Oggi, si può dire che non esistono addetti ai lavori competenti al di sopra delle parti. Se esistessero, o sarebbero dei pensionati o dei disoccupati. L’ipocrisia della fedeltà aziendale impedisce di parlare ai dipendenti privati, mentre le aziende che vivono di appalti e sub appalti, non possono permettersi di uscire dal giro che le consente la sopravvivenza. Non importa se gli impianti sono, da sempre, sbagliati sul piano ambientale ed economico, Il sottoscritto lo sa bene, essendo stato un lavoratore dipendente di aziende private per trentasette anni. Mentre l’atteggiamento degli scienziati pubblici non si può comprendere, se non sono loro a spiegarlo. Certamente la vendita dei brevetti crea gravi conflitti di interessi. Lasciano perplessi i silenzi sui brevetti che loro non hanno mai sviluppato e che ha sviluppato il sottoscritto. Se qualcuno volesse contestarli per difendere gli attuali sistemi depurativi ed energetici, scollegati gli uni dagli altri, dovrebbero spiegare quali teorie scientifiche globali perseguono, ragionando in base a quello, che c’è a monte e a valle degli impianti. Dovrebbero spiegare le ragioni per le quali lasciano cicli aperti: organici nelle fogne, falde, laghi e mari, e inorganici nell’aria. Che questo lo consentano le normative non giustifica le loro responsabilità, perché sono loro che fanno le normative.
Se fossimo in un tribunale, io direi che gli enti pubblici mondiali sono colpevoli al di là di ogni ragionevole dubbio, perché i cicli organici possono continuare con il processo depurativo nelle fogne, nelle falde laghi e mari, e quelli inorganici, altrettanto, negli strati bassi dell’atmosfera, appositamente coperti, facendo ricircolare l’acqua, all’infinito, producendo energia senza costi di combustibili e consumandone solo una piccolissima parte per il riciclo dell’acqua.
Pertanto, il pianeta può guarire se si realizzano dappertutto energie interattive che costerebbero centinaia di volte in meno di quelle attuali, sia in termini di investimenti, che gestionali. Eliminando l’inquinamento, le spese che comporta e le speculazioni giornaliere sui prodotti petroliferi, si potrebbe distribuire più equamente la ricchezza mondiale, facendo crescere le piccole e medie imprese, ridando dignità al lavoro umano e alla creatività mortificata dalle attuali formazioni specialistiche e della parcellizzazione del lavoro, che riguarda sia le aziende private, che la scienza, che ha dimostrato di non sapere, o di non voler sapere, o di obbedire agli ordini che vietano di indagare su quello che succede oltre la propria sfera di competenza.
I Giudici Internazionali, se vogliono fare bene il proprio lavoro dovrebbero domandarsi: Chi comanda quando bisogna fare delle scelte tra scienza ed economia? Perché l’economia deve prevalere sulla scienza? Chi impedisce alla scienza di trovare soluzioni che rispondono a tutti i requisiti? Le energie interattive sviluppate dal sottoscritto, sebbene non realizzate, dimostrano che potevamo avere insieme produttività, qualità ed economicità, fin dai primi tempi dell’epoca industriale, perché non sono necessarie speciali tecnologie, ma solo ragionamenti più completi nella progettazione degli impianti.
Lo stato dell’arte virtuale riportato sul sito web https://www.spawhe.eu, con le attuali tecnologie è cento anni avanti rispetto allo stato reale, perché realizza impianti unici, depurativi ed energetici abbattendo i costi delle infrastrutture e delle macchine e moltiplicando i rendimenti. Questo è il modello di crescita che si deve perseguire, ma nessuno ne parla, perché nessuno è autorizzato a parlarne. Io stesso quando ero un lavoratore dipendente non avrei potuto parlarne liberamente senza rischiare di danneggiare l’azienda pe la quale lavoravo, che viveva soprattutto, di gare di appalto e sub appalti pubblici.
Noi dobbiamo chiederci: fino a che punto la scienza pubblica può essere condizionata dalle direttive politiche? Io penso che la scienza abbia il permesso di migliorare i sistemi esistenti, non di cambiarli radicalmente. Infatti, se entriamo nelle banche dati dei brevetti depositati dagli enti di ricerca, troviamo moltissimi brevetti per migliorare la gestione degli impianti energetici e depurativi esistenti. Se le cose non stessero in tale modo, non si potrebbe, spiegare il corridoio vuoto mondiale che ha individuato il sottoscritto con il sistema SPAWHE, che ha potuto sviluppare uno stato dell’arte virtuale sconosciuto alle varie scienze e alle tecnologie applicate con energie interattive, fossili, biologiche e idroelettriche, di fronte alle quali, le attuali energie fossili, biologiche ed idroelettriche, sembrano le brutte copie, non riuscite, dei progetti preliminari, sviluppati con obiettivi limitati, per probabili ordini superiori, altrimenti, non si possono spiegare tutte le interruzioni dei cicli organici e inorganici, che il sottoscritto ha proseguito autonomamente nelle fogne e dopo le ciminiere per pulire l’energia termica e recuperare il calore nell’ambito degli stessi impianti. Come non si possono spiegare le mancate indagini scientifiche sull’energia idroelettrica sull’accoppiamento della comprimibilità dell’aria e l’incomprimibilità dell’acqua, che il sottoscritto ha dovuto proseguire autonomamente, senza finanziamenti, arrivando alla massima espressione del rendimento energetico e depurativo sostenibile.
Io penso che i miei brevetti siano abbastanza chiari per procedere rapidamente a delle sperimentazioni con le tecnologie esistenti e piccole modifiche che, provvisoriamente si possono fare anche artigianalmente. Le “Corti di Giustizia Internazionali” e alle Nazioni Unite possono stimolare l’avanzamento dello stato dell’arte globale dell’ambiente e dell’energia, ordinando a delle aziende pubbliche o private di fiducia (se esistono), la sperimentazione dei sistemi studiati dal sottoscritto. Se questi sistemi funzionano, come sono certo, i giudici potranno emettere il loro giudizio sugli enti di ricerca e progettazione pubblica mondiale. Oggi, teoricamente, i Giudici Internazionali non possono sanzionare nessun ente pubblico mondiale perché non esistono le prove che l’ambiente si possa proteggere meglio. Le prove sono soltanto virtuali ma dettagliate. Il sottoscritto, ha selezionato le energie che possono interagire con i sistemi depurativi, rispettando tutti i principi fisici, chimici e biologici legiferati dai padri della scienza e ha spiegato come bisogna metterli insieme negli impianti. Se nessuno contesta ufficialmente queste prove. Si passi direttamente alle dimostrazioni pratiche.
Se ho ragione, il mondo è già pieno di grandi e dannose centrali termiche e reti di distribuzione elettriche, sostituibili con produzione locale di energia idroelettrica pressurizzata locale, che eviterebbe i black out e costerebbe centinaia di volte in meno in termini di investimenti infrastrutturali e di produzione. I grandi e inutili depuratori che sarebbero sostituiti dall’ossidazione endogena locale delle acque di scarico e piovane, che sarebbero anche alcalinizzate; le reti idriche che sprecano acqua ed energia per le alte pressioni, mentre l’acqua potrebbe essere distribuita in bassa pressione, producendo energia aggirando la forza di gravità in impianti sempre pieni, con i sollevamenti a gradini che eliminerebbero anche i colpi di ariete; le dissalazioni insostenibili per l’alto costo dell’energia e delle membrane di filtrazione, potrebbero essere sostituite con impianti che producono più energia di quanta ne consumano per fare circolare all’infinito sfere forate contenenti resine di scambio ionico che non hanno bisogno di manutenzione, mentre con l’idroelettrico pressurizzato con piccolissimi ingombri possiamo produrre energia anche al polo nord e rendimenti cento volte superiori. Si potrebbe eliminare il pericolo di alluvioni che producono i grandi e dannosi impianti idroelettrici. Lo stesso C.C.S. è un altro pericolo della scienza non applicata globalmente. La scienza ambientale ed energetica ha sempre lasciato problemi in sospeso, in molti casi, più gravi dei problemi originali.
Io mi rivolgo, soprattutto ai Giudici Internazionali perché credo fermamente, che la Giustizia debba essere rigorosamente separata dalla politica e dai governi. E’ l’unico baluardo in difesa della democrazia. Gli uomini quando si associano smettono di ragionare individualmente anche se sono scienziati. Lo hanno dimostrato i regimi nazisti, fascisti, comunisti, e in piccolo, anche le associazioni di categoria, i partiti politici, i sindacati. Credo anche che la proprietà intellettuale dei brevetti debba essere, rigorosamente, separata dalla proprietà industriale, e solo i Giudici Internazionali possono separarla, almeno per gli inventori privati e pubblici che non possono sviluppare in proprio e commercializzare le loro invenzioni.
Il sottoscritto, fin dal deposito dei primi brevetti ha compreso che la legislazione mondiale in materia di brevetti, agevola soltanto gli industriali e gli enti pubblici, che possono pagare le tasse di ricerca e mantenimento dei brevetti nei singoli paesi aderenti ai trattati internazionali, tuttavia, si è prestato, come vittima a questo gioco di potere, anticipando le prime spese per ottenere i brevetti nazionali e internazionali e lasciandoli, successivamente, decadere, non pagando le tasse successive.
Se avesse avuto i soldi e pagato tutte tasse internazionali, ugualmente, non avrebbe ottenuto nessun risultato, perché progettando impianti pubblici, non avrebbe potuto realizzare nemmeno i prototipi, senza il consenso e i finanziamenti degli enti gestori.
Ma chi poteva immaginare che nel mondo intero le energie interattive non avessero trovato interlocutori? Questa gravissima realtà si può dimostrare soltanto con esempi concreti di brevetti validi, mai realizzati, lasciati decadere per il generale disinteresse degli addetti ai lavori e per l’incompetenza o l’indifferenza dei legislatori e degli organi di giustizia. Se non esistessero ingenui inventori, come il sottoscritto, che nonostante tutto continuano a inventare soluzioni alternative, e a brevettarle, non ci sarebbe nessuna prova legale di questi reati di omissioni realizzati dagli enti pubblici mondiali. I depositi dei brevetti, concessi o non concessi sono dei documenti pubblici, che non possono essere distrutti.
Cosa può pensare un inventore che non trova interlocutori, se ritiene di conoscere il proprio lavoro? Il sottoscritto ha pensato che se non ci fossero gli attuali conflitti di interesse degli enti pubblici per la vendita dei brevetti, alle aziende private, l’alleanza tra inventori pubblici e privati (non dipendenti da nessuna azienda) sarebbe un fatto naturale, perché gli enti pubblici mancano di esperienze industriali e di applicazioni pratiche, contando soprattutto su professori e ricercatori, che passano direttamente dalla scuola al lavoro. Ha pensato che gli enti pubblici, potrebbero condividere la proprietà intellettuale (come attualmente la condividono con gli inventori loro dipendenti), favorendo uno stato dell’arte più sostenibile di quello attuale. Non bisogna dimenticare che a causa dell’assenza di mezzi economici, gli inventori privati sono gli unici che cercano con insistenza le soluzioni sostenibili, che sono alla portata delle tecnologie sviluppabili dalle piccole e medie imprese.
Gli industriali non cercano invenzioni sostenibili ma commerciali. Al massimo, possono collaborare con la cosiddetta “ECONOMIA CIRCOLARE” che prevede il recupero dei materiali e il ritorno in fabbrica di alcuni manufatti, revisionati e reinseriti nel mercato. Tuttavia, l’automazione spinta della grande produzione di serie ridurrà sempre di più la mano d’opera nelle fabbriche. Quindi, il modello di sviluppo del futuro deve essere quello che fa crescere le piccole e medie imprese in tutto il mondo, sia per distribuire meglio la ricchezza, sia per proteggere meglio l’ambiente, perché come è stato dimostrato i grandi impianti e le grandi gestioni energetiche e depurative non sono in grado di collegarsi capillarmente con il ciclo del carbonio universale come possono fare le piccole e medie imprese, sia realizzando gli impianti, sia gestendoli capillarmente come richiede il ciclo del carbonio universale. Tale gestione non si può fare con gli attuali sistemi depurativi ed energetici che hanno creato gli enti pubblici mondiali e le multinazionali. Il futuro dell’ambiente e dell’energia deve passare nelle mani delle piccole e medie imprese e delle energie interattive. Le multinazionali specializzate a perforare i fondali marini, potrebbero specializzarsi a realizzare, senza perforazioni, il sistema “ARTIFICIAL WELLING” per estrarre maggiore cibo dagli oceani in modo naturale, riportando nelle acque superficiali anche l’alcalinità perduta, perché se è vero che in superficie gli oceani hanno perso il 30% di alcalinità è anche vero che nelle profondità oceaniche esistono miliardi di tonnellate di carbonati solubilizzati dalle alte pressioni in miliardi di anni. Il sistema di sollevamento dei nutrienti e carbonati oceanici non richiede l’installazione di macchine nelle profondità oceaniche e nemmeno materiali speciali, perché le pressioni interne ed esterne delle tubazioni che scendono nelle profondità e risalgono in superficie si equivalgono, non sollecitando il materiale. Mentre per il sollevamento delle acque profonde (che contengono i nutrienti e i carbonati) non dobbiamo far altro che inserire nel circuito di riciclo delle acque superficiali, piccole percentuali di acque profonde, per mezzo della cosiddetta pompa venturi inventata dall’inventore italiano Giovanni Battista Venturi (1746 – 1822) che non ha bisogno di organi meccanici che non potrebbero lavorare con pressioni statiche superiori ai 400 bar.
Quali sono gli scienziati pubblici mondiali che possono asserire che il sistema “ARTIFICIAL WELLING” descritto in https://www.spawhe.eu non sia un potentissimo sistema interattivo con il ciclo del carbonio naturale, come gli altri sistemi che propone il sottoscritto? In grado di creare cibo, grandi opportunità di lavoro e soprattutto, correggere l’acidificazione oceanica prodotta dagli impianti ambientali ed energetici sbagliati, collaborando con le energie interattive, descritte sullo stesso sito web.
Per il sottoscritto, la prima cosa da fare sono le essenziali sperimentazioni, del sistema SPAWHE, da affidare organi imparziali scelte dalle Corti di Giustizia Internazionali, la seconda è quella di modificare il regolamento dell’organizzazione mondiale dei brevetti: WIPO che significa “World Intellectual Property Organization”, la quale nella propria sigla indica soltanto la proprietà intellettuale. Ma nella realtà, la proprietà intellettuale è calpestata, conta soltanto la proprietà industriale. Infatti, alla WIPO si possono fare le seguenti osservazioni:
La proprietà intellettuale è riconosciuta, ma avendola, i legislatori, legata, indissolubilmente alla proprietà industriale e al pagamento delle tasse di deposito, di mantenimento nazionali e internazionali, di fatto, non ha nessun valore. Questa è un’ingiustizia nei confronti degli inventori è evidente, perché la proprietà intellettuale ha un valore economico autonomo per chi scrive un semplice romanzo di fantasia o una semplice canzone, senza pagare tasse di nessun genere, se non sui compensi percepiti. Infatti, un’invenzione, come un libro, può essere apprezzata dopo diversi anni dalla sua pubblicazione. I diritti di autore del libro non decadono, quelli dell’inventore decadono, se non paga le tasse di mantenimento nei singoli paesi? E’ tanto difficile per i legislatori comprendere che fino a quando gli inventori, non trovano chi finanzia le invenzioni, queste sono soltanto opere intellettuali, che non producono alcun reddito? Se i diritti di autore di un libro possono essere trasmessi anche agli eredi dell’autore, perché i diritti degli inventori devono essere calpestati? Per il sottoscritto, se la legge è uguale per tutti, la formula corretta dovrebbe essere la seguente:
1. Nessuna modifica del sistema attuale per le invenzioni che rivendicano la proprietà industriale.
2. Nessuna tassa da pagare per le invenzioni che non rivendicano la proprietà industriale, ma solo quella intellettuale.
3. Rendere accessibili i brevetti che non rivendicano la proprietà industriale a tutti i paesi aderenti ai trattati WIPO e a tutte le aziende (open source), che sono in grado di realizzarle in libera concorrenza. Infatti l’inventore brevetta il sistema, il procedimento, il processo, il ciclo, ma chi costruisce l’oggetto o l’impianto brevettato impiega mezzi di produzione diversi e quindi, la qualità e il prezzo di mercato, può essere anche diverso.
Chi utilizzerà il sistema brevettato, pagherebbe una percentuale sul valore fatturato alla WIPO, che si tratterebbe la sua quota per le spese gestionali, e a sua volta pagherebbe i diritti di autore agli inventori. Praticamente, equiparando il sistema mondiale che riconosce agli scrittori i diritti di autore, con la medesima durata, perché un libro è valido fino a quando qualcuno lo compra e lo legge, un’invenzione e valida, fino a quando qualcuno la usa.
Non dovrebbe essere complicato comprendere che il monopolio industriale è contrario allo sviluppo globale dell’economia. E’ giustificabile soltanto quando l’invenzione è totalmente realizzata con fondi economici privati e si producono beni di consumo.
Ma nei progetti di pubblica utilità, ambientali, energetici e della sanità pubblica, dovrebbe prevalere la massima diffusione dell’invenzione per accelerare il progresso comune. Quindi, addirittura, anche le invenzioni private dovrebbero essere requisite compensando a parte gli inventori per il lavoro svolto e le spese sostenute, ma rendendo a tutti accessibile l’invenzione.
Oggi, invece, un inventore che studia impianti di pubblica utilità da pensionato, perché non ha potuto farlo da lavoratore dipendente perché nessuno lo avrebbe pagato per farlo (Quindi, non avrebbe potuto nemmeno sostenere una famiglia), è ignorato insieme alle proprie invenzioni, perché non allineate, con i sistemi correnti, che oltre tutto, non sono efficienti, come dimostrano gli stessi convegni internazionali sull’ambiente e i record di emissioni di CO2 che si superano di anno in anno, con l’uso di energie e sistemi depurativi, privi di ogni logica ambientale, che dovrebbero essere preistorici dal punto di vista concettuale, ma sono stati arricchiti di alte tecnologie gestionali per creare maggiore confusione negli acquirenti delle apparecchiature e dei servizi. Nessuno è tenuto a giustificare il proprio silenzio e la giustizia non interviene spontaneamente, nemmeno di fronte a fenomeni come l’inquinamento e il riscaldamento globale. Come fa la giustizia a intervenire se la scienza l’economia e i legislatori nazionali non consentono l’avanzamento dello stato dell’arte nella direzione sostenibile? Questo è in contrasto con lo spirito dei requisiti fondamentali dei brevetti: creatività, novità e applicabilità industriale. Quale novità e creatività c’è stata negli impianti depurativi ed energetici che non hanno risolto i vizi originali in un secolo e mezzo di sviluppo industriale? Anche l’energia solare e le pale eoliche non sono più una novità. Oggi lo stato dell’arte avanza soltanto con lo sviluppo tecnologico e brevetti di piccoli dettagli che non possono creare grandi differenze di prestazioni e rendimenti. Finito il boom dei grandi incentivi economici, gran parte delle aziende costruttrici di pannelli solari e pale eoliche stanno chiudendo. Il mercato delle rinnovabili è andato nelle mani di chi riesce a produrre al minor prezzo e con una buona qualità. Praticamente, stanno vincendo le aziende che applicano meglio il taylorismo industriale, oppure hanno i capitali per poterlo realizzare. Ma il Taylorismo industriale si concentra sui prodotti, non sulla qualità della vita. Purtroppo, gli enti pubblici mondiali non hanno compreso che devono realizzare il taylorismo ambientale, che ha in comune con quello industriale solo l’organizzazione del lavoro, ma non gli obiettivi. Il taylorismo ambientale deve assecondare i processi fisici, chimici e biologici naturali, utilizzando le macchine, gli impianti e le infrastrutture che favoriscono particolarmente il ciclo globale del carbonio con i minori costi di investimento e di esercizio. In questo ciclo sono estranee le energie nucleari, l’eolica e il solare, mentre quella interattiva termica fossile è anti economica, dovendo produrre i combustibili, neutralizzare le emissioni nocive, il calore e il CO2; l’energia interattiva biologica è antieconomica per lo stesso motivo, ma necessaria ai fini depurativi. L’energia ideale è l’energia idroelettrica con il riciclo dell’acqua, che è l’unica che non esiste all’attuale stato dell’arte. Soprattutto quella pressurizzata con l’aria compressa, che avrebbe i più bassi costi di investimento, piccoli ingombri, bassissimi costi di esercizio e produrrebbe ossigeno nell’acqua, come effetto secondario.
Il sottoscritto, che è l’inventore delle varie energie interattive (fossile, biologica, idroelettrica, e dei trasporti terrestri e spaziali) alle quali è arrivato nell’ordine descritto, come scritto in questa pubblicazione, ha raccolto soltanto silenzi, per giunta, l’attuale sistema legislativo costringe l’inventore a fare una corsa contro il tempo per cercare imprenditori o enti pubblici che lo aiutino a pagare le tasse (che non dovrebbe pagare) e finanziare le invenzioni.
Questo sistema, probabilmente, può funzionare con le invenzioni commerciali. Il sottoscritto, ha dimostrato che non funziona per migliorare i sistemi ambientali ed energetici, poiché tutti gli addetti ai lavori, pubblici e privati, sono coinvolti negli errori di progettazione delle depurazioni e dell’energia: non avendo compresa la necessità dell’organizzazione trasversale del lavoro sia sul territorio, sia nell’ambito delle scienze e delle tecnologie, attraverso il taylorismo ambientale e la necessità di assecondare il ciclo del carbonio, non solo sulla terra, ma anche nelle SERRE ASTRONAVI che dovrebbero consentire agli umani di esplorare l’universo.
La legislazione internazionale dei brevetti deve dare maggiore importanza alla proprietà intellettuale rispetto a quella industriale, Perché le idee semplici e sostenibili degli inventori privati, basate su tecnologie esistenti, potrebbero far crescere parallelamente le piccole imprese impiantistiche mondiali, che porterebbe a una gestione più capillare dell’ambiente. Oggi questo non avviene perché ne gli enti pubblici, né le multinazionali, progettano globalmente gli impianti e le piccole imprese si specializzano a realizzare sempre gli stessi impianti rispettando disciplinari pubblici obsoleti.
Benché i sistemi attuali siano, chiaramente, incapaci di proteggere l’ambiente e di produrre energia a basso costo, il legame che si è creato tra gli enti pubblici che appaltano e concedono incentivi e gli imprenditori dei settori depurativi ed energetici è diventato talmente forte che nessuno vuole cambiare niente di sostanziale. Si sono create lobby che impediscono l’accesso a idee innovative. Anche la scienza tace, se non per motivi di interesse, per coprire errori di progettazione, che hanno penalizzato la crescita e la protezione dell’ambiente. Questo modo di crescere ricorda molto le inefficienze dei paesi non democratici, dove non si premia la creatività ma la fedeltà aziendale e al sistema di potere. Se crolla il muro che nasconde tutte le inefficienze, crolla tutto il sistema.
Per il sottoscritto, che ha vissuto sulla propria pelle, l’attuale organizzazione Kafkiana della protezione dei brevetti, la separazione della proprietà intellettuale da quella industriale è fondamentale e dovrebbe riguardare anche gli enti di ricerca pubblici, se lo Stato interessato non trasforma in proprio le invenzioni pubbliche. I più maltrattati sono gli inventori privati. Sono più tutelati gli inventori dipendenti da enti pubblici, che ricevono uno stipendio, e se producono un’invenzione, le tasse di deposito le paga l’ente di appartenenza (cioè i contribuenti). Per gli enti pubblici è più facile vendere i brevetti, e quando li vendono, agli inventori pubblici spetta circa il 50% del ricavato, il resto all’ente di appartenenza. Un accordo del genere starebbe bene anche all’inventore privato, che invece è isolato, e non sa a chi rivolgersi dopo aver speso migliaia di ore di lavoro, speso i propri risparmi per pagare tasse di deposito, che non dovrebbe pagare, e senza aver preso nessuno stipendio.
Una nuova gestione delle invenzioni degli inventori privati è necessaria alla società civile per molte ragioni:
1. Far crescere le piccole e medie imprese con invenzioni scientifiche e tecnologiche alla loro portata. Oggi soprattutto, nel settore impiantistico ambientale ed energetico le progettazioni pubbliche e quelle delle multinazionali, pur avendo sviluppato ottime tecnologie. Hanno dimostrato che non sono in grado di entrare in modo capillare nell’organizzazione del lavoro necessario alla protezione globale dell’ambiente. I ricercatori non sono progettisti di impianti globali, come non lo sono i costruttori di pompe e di apparecchiature varie. Chi può migliorare gli impianti e soltanto chi è abituato a passare da un tipo di impianto all’altro e ne studia i processi e le possibili sinergie con gli impianti adiacenti. Sono poche le aziende che consentono di formare tecnici con tali esperienze perché nell’attuale sistema i ragionamenti globali non sono consentiti. L’attuale sistema, delle specializzazioni parziali, potrebbe funzionare soltanto se avessimo raggiunto uno stato dell’arte globale perfetto. Oggi invece siamo ancora all’anno zero proprio perché sono mancati gli inventori pubblici che ragionando globalmente, avrebbero consentito la chiusura del ciclo del carbonio antropico localmente. Il sottoscritto ha accumulato esperienze diverse cambiando continuamente lavoro per curiosità professionale, non pensando che tali esperienze gli sarebbero servite da pensionato per mettere in discussione gli errori della scienza pubblica e dell’economia globale.
2. Portare nei sistemi ambientali ed energetici l’efficienza del Taylorismo industriale. Il sottoscritto, in diciassette anni vissuti nell’industria automobilistica, dove tutto è collegato, ha apprezzato l’organizzazione del lavoro. Nei successivi venti anni vissuti nei sistemi ambientali, non ha apprezzato l’inefficienza degli impianti pubblici depurativi ed energetici, dove tutto è scollegato. E’ stato naturale comprendere che il modello di sviluppo ideale è un Taylorismo ambientale. Ma è stato anche naturale comprendere che prima di Frederick Winslow Taylor (1856 – 1915), la natura aveva già creato dei collegamenti logici ambientali, attraverso il ciclo naturale del carbonio. Pertanto, chi progetta gli impianti ambientali ed energetici mondiali non deve fare altro che inserire in questo ciclo i componenti che vi partecipano nelle giuste proporzioni. Cosa che non hanno preteso gli scienziati pubblici, i politici e i legislatori contemporanei di Taylor e nemmeno quelli successivi, fino ai tempi attuali. Queste cose, io le ho già scritte, ma le ripeto per I Giudici Internazionali, le invenzioni che ho proposto inutilmente, potevano nascere fin dai tempi di Taylor, anche in forme più rudimentali, in quanto già erano stare inventate le pompe, le turbine, i compressori, evitandoci interamente l’attuale riscaldamento globale, molte alluvioni, le desertificazioni e anche l’acidificazione oceanica.
Io penso che undici anni di lavoro non retribuito e N.32 depositi di brevetti nazionali, N. 1 Europeo, N. 5 internazionali, mi diano il diritto di essere ascoltato almeno dai Giudici delle Corti di Giustizia Internazionali e di essere giudicato imparzialmente, insieme a coloro, che io ritengo non abbiano fatto il loro dovere, pur essendo regolarmente pagati per farlo, non dico progettando male gli impianti se si è in buona fede, ma commettendo reati di omissione di atti di ufficio contro progetti ambientali alternativi, che potrebbero essere una valida alternativa. I quali, almeno, meriterebbero di essere discussi.
Chi dovrebbe fare chiarezza è soprattutto la Scienza Universale, sollecitata dalla Giustizia Internazionale. Anzi, a parere del sottoscritto, la Giustizia Internazionale, dovrebbe essere affiancata da una Commissione Tecnica e Scientifica Internazionale multidisciplinare. Perché la multidisciplinarità è quella che manca in tutte le attività umane. Quello che avrebbe dovuto fare la “Commissione Tecnica e Scientifica Internazionale multidisciplinare”, anche senza la denuncia del sottoscritto, individuare tutti gli impianti realizzati dall’uomo, che in qualche modo danneggiano, rallentano, sono innocui, oppure favoriscono il ciclo universale del carbonio, in modo da creare una specie di tabella dove sarebbero evidenziati quelli da vietare, sconsigliare, e quelli da incentivare. Io penso che se i componenti di tale Commissione fossero competenti arriverebbero alle mie stesse conclusioni, cioè tutti gli attuali impianti realizzati dall’uomo nel campo dell’ambiente e dell’energia, compresi i sistemi fognari, i depuratori, le grandi centrali termiche, i grandi impianti idroelettrici, i motori termici, sarebbero da vietare, mentre per motivi diversi, sarebbe da vietare l’energia nucleare. Sarebbero invece da sconsigliare le attuali nuove energie che sono antieconomiche e non favorendo il ciclo del carbonio, sottrarrebbero investimenti protettivi dell’ambiente. Non esistono all’attuale stato dell’arte gli impianti da incentivare, perché non esistono le energie e gli impianti interattivi che proteggono l’ambiente consumando il CO2, ossigenando e alcalinizzando le acque.
Anche la WIPO non dovrebbe concedere i brevetti a impianti che non chiudono i cicli termici, chimici, biologici che aprono. Infatti, oggi, sarebbero da ritirare dal commercio gli attuali condizionatori di aria, le attuali automobili e mezzi di trasporto e di lavoro, che utilizzano l’energia fossile. Si dovrebbero modificare le attuali ciminiere, le attuali fognature, gli attuali depuratori, che non completano i cicli depurativi. Tutto questo, oggi è impossibile, ma lo è diventato soltanto perché è stato consentito a tutti di progettare impianti incompleti. La scienza e la legislatura mondiale che hanno consentito questi disastri si sono nascoste dietro un impossibile avanzamento dello stato dell’arte, mentre invece l’energia pulita poteva nascere prima dell’energia termica, con cicli più semplici e con costi centinaia di volte inferiori. Basterebbero poche migliaia di dollari per dimostrarlo ma nessuno le tira fuori. Se non avessi deciso di dedicare la mia pensione a questi problemi, probabilmente ancora per moltissimo tempo nessuno avrebbe indagato sulle energie interattive. Per il momento, non abbiamo fatto ancora nessun passo avanti concreto. Tutti tacciono, qualcuno parla di moto perpetuo, ma sottovoce, senza esporsi, e senza entrate nei dettagli, per paura di essere smentito pubblicamente. Il sottoscritto non ha paura di essere smentito, ma anche se per la scienza esistesse una remota possibilità che io avessi ragione, perché non indaga anche in questa direzione?
Non perché sono coinvolto come inventore, in modo subdolo in questa, vicenda che ricorda quella più famosa di Galileo Galilei, che fu sottoposto all’inquisizione per sei anni, e torturato per aver detto che la terra si muoveva intorno al sole. Io non sono stato torturato, ma universalmente ignorato, solo perché la tortura è stata abolita. Ma a quei tempi, almeno gli inquisitori erano in buona fede ed agivano alla luce del sole. Oggi invece l’ipocrisia che governa il mondo è immensa. Le lobby di potere riescono a mantenere il silenzio nonostante internet, semplicemente pagando lo stipendio a scienziati, ricercatori, progettisti e a tutti quelli che potrebbero indagare nella giusta direzione. Le lobby di potere sanno benissimo che non bastano singole invenzioni a scardinare il loro potere, è necessario un nuovo modello di sviluppo basato su moltissime invenzioni, che difficilmente saranno realizzate, fino a che il potere economico è nelle loro mani. Ma se esiste la Giustizia Internazionale, le lobby di potere potrebbero sbagliarsi di grosso, come si è sbagliata la Scienza, che ha cercato l’energia nei posti sbagliati e nel modo sbagliato. Per fortuna, la scienza in altri campi ha lavorato meglio. Deve essere la Giustizia Internazionale, non i legislatori politici a creare le basi per un’applicazione globale della scienza. Perché se la scienza è applicata globalmente, rispettando i principi basilari della fisica, chimica, biologia, idrodinamica, termodinamica, pur con conoscendo cosa fanno i neutroni e i neutrini, i problemi della Terra si possono risolvere egregiamente, senza carbone, petrolio, petroliere, metanodotti, che attraversano mari e continenti, per trasportare un’energia, costosa, inquinante e obsoleta, che resiste soltanto perché la Scienza, oltre a sbagliare il modo di produrre le vecchie energie, che come dimostrato su https://www.spawhe.eu, potevano utilizzare il CO2 in favore dell’ambiente, realizzando impianti più completi, ha sbagliato anche le nuove energie. Questo è il grosso paradosso della società moderna. Se avessimo scartato all’inizio le energie con vizi basilari: fossile, nucleare, idroelettrico a senso unico e le nuove energie discontinue, oltre all’impatto ambientale, il costo dei combustibili, i bassi rendimenti, la reattività negativa con l’ambiente, oggi avremmo una società industriale auto depurativa e senza costi per i contribuenti, con una tecnologia meno costosa di quella attuale. Sarebbero tutti gli utenti a fornire l’energia prodotta in più allo Stato di appartenenza.
Quale è la differenza tra attività lecite e non lecite? Se le leggi che le gestiscono consentono reati, mascherati dalla buona fede, equivalenti a quelli commessi dalla criminalità organizzata? Per i sottoscritto, il mondo intero, per non commettere errori, in buona fede, dovrebbe sperimentare tutto, anche le invenzioni di un semplice pensionato. Non facendolo, non si dimostra di essere in buona fede. L’organizzazione scientifica del lavoro industriale studiata da Taylor non si basava su formule matematiche ma sulle sperimentazioni, l’organizzazione dei posti di lavoro e il cronometraggio dei tempi di lavoro per ogni operazione. Quindi, non è scientifico solo quello che è dimostrabile matematicamente, ma anche quello che è stato sperimentato praticamente e quello che è semplicemente logico per chi ha vissuto una vita intera nel mettere insieme impianti industriali, ambientali ed energetici. Il mondo intero dell’ambiente e dell’energia, dovrebbe essere gestito scientificamente senza lasciare nulla al caso, come avviene nell’industria manifatturiera automatizzata. Questo ha dimostrato SPAWHE, gradualmente, con una serie di invenzioni semplici e sostenibili, ma strategiche, collegate in modo logico ai processi naturali inventati dalla natura.
CONCLUSIONI
Da quanto esposto in questo articolo di denuncia, è evidente che esistono precise responsabilità di tutti gli stati sovrani sull’attuale degrado ambientale e perfino delle Nazioni Unite che hanno prodotto il “Progetto di codificazione sulla responsabilità degli stati per atti internazionalmente illeciti”, e ogni anno organizzano vertici mondiali per combattere il riscaldamento globale. A questi vertici tutti gli Stati vanno a mani vuote dal punto di vista delle soluzioni. Quando fanno gli accordi si tratta sempre di buone intenzioni sulla riduzione del CO2, senza mai entrare nei dettagli delle soluzioni, come ha fatto il sito web di un semplice pensionato: https://www.spawhe.eu. Gli accordi di Parigi smentiti dal Presidente Trump erano i soliti accordi generici. Se fossero stati dettagliati e si fosse proceduto alla sperimentazione delle energie interattive, dimostrando che l’energia fossile non solo è inquinante, ma anche antieconomica, il presidente Trump e i suoi consiglieri scientifici non avrebbero nemmeno avuto il coraggio di parlare. Chi dovrebbe fare chiarezza è proprio la scienza pubblica che non vuole indagare sulle energie interattive per ordini ricevuti o per conflitti di interesse? O per entrambe le ragioni? Le fughe di responsabilità dei funzionari pubblici mondiali, a tutti i livelli, per il sottoscritto, hanno creato e creano più danni delle ecomafie, che possono essere individuate e condannate civilmente e penalmente, mentre le mezze verità scientifiche e tecnologiche, le mezze depurazioni, le mezze energie dovrebbero essere loro stessi a individuarle e correggere. Non solo non le correggono, ma addirittura ignorano i sistemi che potrebbero correggerle. Non esistono organi democratici in grado di individuare e condannare questi, che a parere del sottoscritto, sono autentici reati mascherati maldestramente, perché basta un minimo di competenza, per comprendere che tutti gli attuali cicli depurativi ed energetici sono incompleti. Il sottoscritto come progettista e inventore ha potuto soltanto mettere sulla carta come, a suo parere, dovrebbero essere progettati globalmente gli impianti che non sono mai soltanto depurativi e mai soltanto energetici. Per il sottoscritto anche i problemi sociali si risolvono con la trasparenza delle progettazioni pubbliche, che dovrebbero essere di guida ed esempio per le progettazioni private, mentre oggi sono freni che incrementano la fame, la disoccupazione, il divario tra ricchi e poveri.
Il sottoscritto, ha dimostrato che le attuali leggi sulla proprietà intellettuale dei brevetti, non hanno prodotto nessuna collaborazione tra un inventore privato con enti pubblici e aziende nel settore dell’ambiente e dell’energia. Per il sottoscritto, le probabili ragioni sono soprattutto i conflitti di interesse degli enti pubblici di ricerca e progettazione, il commercio dei brevetti pubblici, e la condizione di debolezza contrattuale degli inventori privati. Infatti, questi, non avendo nessuna azienda e nessun ente pubblico che li aiuta nelle spese di sostegno dei brevetti nazionali e interazionali, se non trovano subito i partner industriali, sono costretti a rinunciare ai propri diritti di autori. Se uno scrittore non perde i diritti di autore e non paga le tasse su un libro rifiutato dagli autori, le Corti di Giustizia Interazionali, dovrebbero spiegare al mondo intero, perché l’inventore perde i diritti di autore e deve pure pagare le tasse per mantenere in vita i brevetti, dopo essere stato umiliato perché nessuno ha preso in considerazione i suoi brevetti? Ci sono molte ingiustizie nei confronti degli inventori privati, che invece, sono una risorsa mondiale che dovrebbe essere tutelata. Basterebbe pensare a quanto avrebbe speso lo stato italiano per pagare gli stipendi agli inventori di trentadue brevetti di pubblica utilità, cinque interazionali e uno europeo, oltre alle tasse di deposito e mantenimento, se tali brevetti fossero stati prodotti da un ente pubblico.
Mi sarebbe piaciuto che almeno le piccole e medie imprese impiantistiche, che vivono ai margini dei grandi appalti pubblici, svolgendo lavori in sub appalti, avessero almeno compreso, l’importanza degli ultimi brevetti riguardanti l’applicazione locale dell’energia idroelettrica compressa, che le avrebbe fatte crescere verticalmente. Ma nemmeno le piccole e medie imprese hanno compreso questi brevetti. Le piccole e medie imprese non possono permettersi di svolgere nessuna ricerca e sperimentazione pe migliorare lo stato dell’arte. Devono essere gli enti pubblici mondiali a fare questo lavoro per loro, ma devono prepararsi adeguatamente, fin dalle università, studiando l’organizzazione ambientale del lavoro, che nessuno insegna.
Le associazioni delle piccole e medie imprese servono soltanto per difendersi e per non essere emarginati dalle agevolazioni e finanziamenti pubblici, non per migliorare lo stato dell’arte e conquistarsi il lavoro per meriti acquisti sul campo. Le grandi multinazionali dei grandi appalti si difendono con altri mezzi, ma sempre senza spendere soldi in ricerca, innovazioni e brevetti innovativi.
Lo stato dell’arte dei grandi appalti, a livello di progettazione è interamente nelle mani pubbliche, come è giusto. L’unico problema è che le centrali termiche e i depuratori non chiudono il ciclo del carbonio; l’energia idroelettrica, ha sprecato immense risorse e mal distribuite le acque; i sollevamenti idraulici e la distribuzione idrica, sprecano energia e acqua per le alte pressioni di esercizio in assenza di impianti che solleverebbero le acque aggirando la forza gravitazionale. Anche lo stato dell’arte locale urbanistico e agricolo, che dipende dalle normative pubbliche è sbagliato, perché non ha sviluppato impianti completi locali di piccolo ingombro, di grande potenza, che produrrebbero energia depurando l’acqua e l’aria urbana, mentre l’acqua usata per l’agricoltura, consumerebbe i nitrati, fosfati, residui organici, con gli stessi impianti che la sollevano dai pozzi e dai bacini per messo dell’ossigeno che si scioglie nell’acqua, grazie all’energia idroelettrica pressurizzata con il riciclo dell’acqua. Pertanto, non servono le grandi reti di distribuzione elettrica e nemmeno le grandi reti di distribuzione del gas con i relativi metanodotti che attraversano mari e continenti. Non servono le bollette dell’energia elettrica e del gas, perché saranno gli utenti a fornire l’energia residua all’illuminazione pubblica. Non servono nemmeno i distributori di benzina, gasolio e gas perché su ogni mezzo di trasporto può essere montato un motore idroelettrico pressurizzato con il riciclo dell’acqua o un liquido equivalente.
Se vorranno, le corti di Giustizia Internazionali, potranno far comprendere ai legislatori nazionali e internazionali, che la proprietà intellettuale è più importante di quella industriale, soprattutto, se l’inventore non rivendica quella industriale e la mette a disposizione di tutte le aziende che possono realizzarla, in libera concorrenza, traendone il giusto profitto, in funzione della loro capacità organizzativa del lavoro. Questo, anche se gli economisti non lo comprendono, è il modo migliore per far crescere la società in modo equilibrato. Ma questo, oggi, nessuno ha interesse a dimostrarlo, perché tutti sono coinvolti nel miglioramento tecnologico di singole tecnologie, non interattive, che come ho scritto, consentono soltanto piccoli passi.
Il progresso globale si può dimostrare solo, realizzando, punto per punto, dei prototipi dello sviluppo dello stato dell’arte virtuale globale, non realizzato in nessun paese del mondo, descritto su http:www.spawhe.eu.
Gli economisti mondiali dovrebbero spiegare su quali basi fanno le loro stime di crescita reale, se non si crea un modello di crescita ideale e se non si stimolano gli inventori a inventare soluzioni ambientali ed energetiche compatibili con tale modello. Nel sistema ideale elaborato dal sottoscritto, che non ha nessuna azione in nessuna produzione di energia mondiale sono stati scartati tutti gli impianti energetici e depurativi attuali, salvando soltanto le tecnologie, spiegandone ampiamente le ragioni, entrando nei dettagli, come, soltanto un progettista di impianti può fare. I principi della conservazione dell’energia non c’entrano niente, perché si riferiscono a sistemi isolati, mentre le energie interattive, sono sistemi aperti.
C’è una ragione molto semplice per la quale le invenzioni di pubblica utilità dovrebbero rivendicare solo la proprietà intellettuale e non dovrebbe pagare nessuna tassa di mantenimento dei brevetti, né nazionale, né internazionale: Un’ invenzione, non può essere concessa se è già stata brevettata in qualsiasi paese del mondo anche se non è stata estesa a livello internazionale. Questo significa che la proprietà intellettuale oggi, è riconosciuta a livello internazionale, ma per gli inventori, non ha un valore economico, se non trova i finanziamenti per trasformarla in un sistema industriale. Nel frattempo, il legislatore costringe l’inventore a pagare le tasse di mantenimento dei brevetti come se avesse trovato i finanziamenti industriali, anche se lui non aspira alla proprietà industriale. Questo significa che anche il legislatore fa la sua parte per frenare l’inventiva degli inventori privati, creando danni allo sviluppo economico sostenibile globale. Cosa ci vuole per far comprendere ai legislatori che un sistema completo, come quello messo insieme dal sottoscritto, può essere composto da decine di invenzioni collegate? L’inventore se deve inventare un sistema completo, non può preoccuparsi degli aspetti economici che dovrebbero spettare, in una fase successiva agli industriali e agli enti pubblici che realizzeranno i brevetti. Per un inventore che ha le idee chiare sulla protezione globale dell’ambiente, sviluppata in una vita di lavoro trasversale alle diverse tecnologie, che si contrastano a vicenda, l’unica speranza per essere compreso è quella di brevettare un sistema completo, composta da molti brevetti collegati. Se le autorità dell’ambiente e dell’energia, non comprendono nemmeno i sistemi completi, come avrebbero potuto dare ai loro ricercatori le direttive per progettarli?
Purtroppo, i silenzi raccolti dimostrano che le cose stanno nel modo denunciato. Il sottoscritto ritiene che sia inutile, continuare a pagare tasse di mantenimento dei depositi dei brevetti, tantomeno estendere i nuovi brevetti a livello internazionale. Dovrebbe essere chiaro che se le energie interattive nessuno le conosce e nessuno le rivendica, sono del sottoscritto dal punto di vista intellettuale.
Trattandosi di problemi globali, l’onere della prova, non compete all’inventore, il quale deve soltanto spiegare in base a quali principi funziona il sistema brevettato, servendosi di schemi disegni e formule matematiche. Il sottoscritto è disponibile al confronto al fine dell’accertamento scientifico e pratico. Se gli enti pubblici mondiali hanno taciuto su queste soluzioni, sono tenuti a spiegare ai Giudici le ragioni, non più al sottoscritto, che ritiene di aver fatto più del proprio dovere, come cittadino e inventore, proponendosi come collaboratore, non come oppositore degli enti pubblici mondiali preposti alla difesa dell’ambiente e alla produzione di energia sostenibile.
Il sottoscritto, non avrebbe scritto questa lettera se almeno uno dei tantissimi enti pubblici di ricerca e progettazione mondiale avesse mostrato interesse per le sue soluzioni.
Chi deve dimostrare la verità è la scienza, non quella di parte, che ha realizzato gli attuali impianti incompleti, sia energetici, che depurativi. Ma quella che si richiama a padri della scienza (Torricelli, Pascal, Newton, Henry, Dalton) che non avendo mezzi di alta tecnologia a disposizione, solo in base a ragionamenti, hanno svelato leggi fisiche sulle quali si basano le invenzioni del sottoscritto, ma con l’aiuto della tecnologia esistente. Io sono certo che queste energie funzioneranno e anche che siamo in ritardo di un secolo e mezzo. Non so come il cento per cento degli statisti, economisti e scienziati, premiati con i Nobel non siano pentiti dello sviluppo che hanno creato. Al loro posto, prima di spendere un solo dollaro sulle vecchie e nuove energie, mi accerterei che le energie interattive non siano il sogno di un pensionato. Se fosse un sogno significherebbe che il sottoscritto, non ha saputo sintetizzare i suoi quarantasette anni di esperienza, ma anche che è stato un ingenuo a credere a Torricelli, Pascal, Newton, Henry, Dalton, che gli hanno consentito di miniaturizzare e pressurizzare il ciclo del carbonio per depurare e produrre energia, a freddo dappertutto, anche sui mezzi di trasporto di tutti i tipi, compresi quelli spaziali. La scienza mondiale, con i propri silenzi non si sta mostrando all’altezza della situazione. Da sempre, ha sottovalutato le potenzialità interattive tra acqua e aria, preferendo energie più appariscenti: fuoco, sole, vento, nucleare, salto idraulico, che non hanno nulla a che fare con i cicli naturali dell’acqua e dell’aria e nemmeno con la solubilità dell’ossigeno nell’acqua in funzione della pressione, ai fini depurativi.
Per il sottoscritto è la scienza la vera responsabile del riscaldamento globale, che ha sbagliato le vecchie e le nuove energie. E’ anche responsabile dei disastri alle centrali nucleari e delle bombe atomiche e chimiche. Tuttavia, gli uomini non possono fare a meno di un punto di riferimento fondamentale come la scienza. La quale non è infallibile ma, gradualmente, lo può diventare, se diventa trasparente, accessibile a tutti, premiando la proprietà intellettuale, invece di quella industriale. Le industrie possono competere migliorando le tecnologie e sfruttando brevetti di dettagli. Quelle che contano sono le idee che cambiano i sistemi basilari in base a ragionamenti, come hanno fatto i padri della scienza.
I Giudici delle Corti di Giustizia Internazionali devono ordinare agli oracoli scientifici internazionali di dire la VERITÀ NIENTE ALTRO CHE LA VERITÀ, dopo averla accertata, sperimentalmente, almeno, per legiferare correttamente.
I sistemi energetici interattivi con l’ambiente sarebbero il miglior modo per accelerare l’avanzamento dello stato dell’arte nella protezione dell’ambiente e nell’energia, ma anche per distribuire più equamente la ricchezza mondiale, facendo crescere le piccole e medie imprese, che oggi sono soffocate dallo strapotere delle multinazionali. Io non so quale possa essere il potere dei Giudici delle Corti di Giustizia Internazionali. Non so se avranno il coraggio di affondare il coltello nelle moltissime piaghe, oppure, come tutti, per continuare a prendere lo stipendio devono rispettare gli ordini che vengono dall’alto. Questo lo so bene, perché solo da pensionato ho potuto progettare liberamente questi sistemi. Purtroppo, i Giudici Internazionali non possono usare la mia stessa strategia. Loro se vanno in pensione non possono più agire. Questo è il loro momento per dimostrare che la parola Giustizia, al contrario della scienza, ha ancora un valore Universale.
Per fortuna chi ha creato l’universo ha fatto in modo che, almeno sulla Terra, non ci debbano essere formule segrete per creare energia, ricchezza e benessere: basta modificare leggermente le pompe e realizzare circuiti idropneumatici dappertutto. Anche nello spazio. Certamente non sarebbero sgradite le energie nucleari se non avessero gravissimi effetti collaterali e le energie elettromagnetiche senza combustibili chimici se funzionassero.
Avendo concluso il mio lavoro e ritenendo di essere andato oltre gli obiettivi che mi proponevo, con questa lettera io affido il mio lavoro ai Giudici delle corti di Giustizia Internazionali senza continuare a cercare altri interlocutori pubblici e privati. Se esiste una giustizia terrena, loro sono la massima espressione per ripristinare la trasparenza legislativa della proprietà intellettuale nelle scoperte scientifiche e invenzioni di pubblica utilità mondiali. Le attuali furbizie pubbliche e private e le scappatoie legislative che le incoraggiano, per il sottoscritto, non danneggiano soltanto gli inventori isolati dagli organi di potere. Danneggiano l’umanità e il Pianeta. Il sottoscritto, non è più un inventore, ma soltanto uno scrittore in cerca di un editore, provvisoriamente sostituito dalla Giustizia Internazionale, che dovrebbe accertare se le sue invenzioni sono state occultate da interessi privati o da negligenze pubbliche, non per proteggere l’inventore ma gli interessi comuni. Se sarà accertato, che effettivamente, le invenzioni sono utili all’umanità e all’ambiente, in qualche modo, gli riconoscerà i diritti di autore nel modo che riterrà più opportuno, visto che ci vorrà molto tempo per cambiare il sistema di potere economico che si è creato nel mondo dell’ambiente e dell’energia, che è proporzionale alla propria inefficienza.
Nel frattempo, pur non avendo depositato libri, ma brevetti, non pagherà tasse nazionali né internazionali, come non le pagherebbe uno scrittore che non vende libri perché scrive in una lingua sconosciuta agli editori, non agli utenti. Questi, probabilmente, potrebbero apprezzare l’energia interattiva con l’ambiente e l’economia.
Chi dice che senza il petrolio, l’economia non gira, è soltanto un ipocrita, perché se esistessero le energie interattive, anche dal punto di vista economico, le energie fossili, sarebbero un inutile costo.
Statisti, economisti e scienziati che continuano a sprecare risorse e a riscaldare il pianeta, anche in presenza di valide alternative, saranno giudicati dalla storia come i peggiori nemici dell’umanità, insieme a quelli che hanno prodotto guerre e bombe, nucleari e chimiche.
Cordiali Saluti
Luigi Antonio Pezone
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